Torino, il Questore: “L'Asilo era la base di una cellula sovversiva”
PiemonteSecondo il Questore di Torino, Francesco Messina, il centro sociale di via Alessandria era “il covo di un gruppo che ha esercitato per anni un controllo militare nel quartiere Aurora”. "Parliamo di prigionieri non di arrestati"
"L'Asilo di via Alessandria non era un normale centro sociale, ma la base di una cellula sovversiva di un gruppo di anarco-insurrezionalisti sociali che propugna la sovversione dell'ordine democratico partendo dalla protesta di piazza". Questa la dichiarazione del Questore di Torino, Francesco Messina, all'indomani degli scontri (FOTO) scoppiati durante il corteo dell'area antagonista nato per protestare contro lo sgombero del centro sociale torinese. "L'Asilo - aggiunge Messina - era il loro covo. Si tratta di un gruppo che ha esercitato per anni un controllo militare nel quartiere Aurora". In piazza non ci sarebbero stati solo gli antagonisti "a dare solidarietà al gruppo eversivo c'erano soggetti che nulla hanno a che vedere con l'ideologia anarco-insurrezionalista sociale. Una solidarietà che non mi spiego – prosegue il Questore - Non normali manifestanti, ma chi fa della protesta punto di partenza per sovvertire l'ordine democratico. Una situazione molto delicata che a Torino non si vedeva da anni. Abbiamo avuto a che fare con gente addestrata. Abbiamo dovuto fronteggiare un contesto che non ha nulla a che vedere con la protesta sociale". Durante gli scontri di Torino 11 persone sono state arrestate e 215 identificate, dure le parole del Questore a riguardo: "Per come sono andate le cose ieri – dichiara Messina - si può parlare di prigionieri e non di arrestati. Proseguiremo con le indagini per fare pagare a questi soggetti tutto quello che hanno fatto. Qui l'impunità non ci sarà".
Al corteo presenti anche i politici
Secondo il questore al corteo “c'erano addirittura una consigliera comunale di Torino e una di Giaglione (paese della Val di Susa interessato dai cantieri della Tav, ndr). C'erano centri sociali come Askatasuna e Manituana, i comitati No Tav di Torino e Bussoleno, gli Studenti Indipendenti, oltre ad anarchici arrivati da tutta Italia e anche da Francia, Germania, Spagna, Croazia, Serbia - continua Francesco Messina - Questo il contesto in cui abbiamo operato. Il dispositivo di ordine pubblico è stato organizzato per impedire che riconquistassero l'Asilo sgomberato e impedire che ci fossero problemi per la sicurezza delle persone. Abbiamo cercato di spingere il corteo lontano dalle piazze auliche e di contenerlo prima del fiume Dora".
Un nuovo raduno
Anarchici e autonomi si sono dati appuntamento nel pomeriggio di domenica 10 febbraio per un nuovo raduno a Torino, all'indomani del corteo in centro città degenerato in violenze e devastazioni. Un centinaio di antagonisti ha formato un corteo che, partendo da corso Cincinnato, alla periferia della città, si è diretto al carcere torinese 'Lorusso e Cutugno'. Nel penitenziario sono detenuti i sei arrestati durante lo sgombero dell'Asilo in via Alessandria e gli 11 fermati per le violenze nel corteo in centro a Torino. A parte l'accensione di qualche fumogeno e i cori "Fuoco alle galere", la manifestazione non ha creato problemi. Davanti al corteo è stato esposto uno striscione con scritto "Vallette-Lucento quartiere antifascista e antirazzista". Nello stesso quartiere un gruppo di militanti di CasaPound si è radunato per una commemorazione presso la lapide dedicata alle vittime delle foibe.
Chi sono gli arrestati
Tra gli 11 arrestati per le violenze compiute durante il corteo anarchico ci sono antagonisti che hanno precedenti anche per azioni con finalità terroristiche. Le persone che sono state arrestate sono Caterina Sessa, 24 anni, Giulia Gatta, 25, Giulia Travaini e Nicholas Medone, entrambi di 27, Carlo De Mauro, 29 anni, Fulvio Erasmo, 30, Martina Sacchetti, 31, Irene Livolsi, 34, Andrea Giuliano, 37, Antonello Italiano, 40 anni, Francesco Ricco, di 45. Le accuse contestate sono di devastazione, resistenza aggravata, blocco stradale e detenzione lancio di oggetti esplodenti.
“Un po' di scuola Diaz”. Le scuse di Sciretti
"Mi richiamo sempre alla legalità. Per questo, il riferimento ai fatti della Diaz non è, e non può essere preso, come una seria riflessione, ma solo ed esclusivamente come una provocazione". A precisarlo sui social è il capogruppo della Lega alla Circoscrizione 6 di Torino, Alessandro Ciro Sciretti, che dopo gli scontri aveva commentato i fatti auspicando "un po' di scuola Diaz". "La Diaz non è una pagina felice né giusta della storia del nostro paese, perché lo Stato deve sempre agire nel solco del diritto. Per questo, mi scuso", scrive Sciretti spiegando che il suo post è stato "frutto della rabbia di fronte alla violenza cieca e al vandalismo indiscriminato che il movimento antagonista sta riversando in città in questi giorni. Rabbia che nasce dall'amore verso la mia Torino – prosegue Sciretti – e da una storia politica che mi ha visto, molto spesso, oggetto di attenzioni indesiderate da parte di chi preferisce la violenza alla dialettica politica". Il consigliere leghista auspica "che gli autori dei fatti di ieri vengano perseguiti nel modo più duro, tra quelli previsti dalla legge".
Montanari: “Città senza una politica degli sgomberi”
"Le violenze dei manifestanti di ieri non sono giustificabili in nessun modo. Non c'è nessuna politica degli sgomberi da parte della Città nonostante qualcuno cavalchi queste definizioni idiote". È invece il commento lasciato sui social dal vicesindaco di Torino, Guido Montanari. "Via Alessandria non aveva nessun contenuto sociale: era un rifugio di alcuni delinquenti odiato dai cittadini. Niente a che vedere con Cavallerizza, Gabrio e Askatasuna". Montanari rivendica così il lavoro dell'amministrazione. "Stiamo liberando le palazzine ex Moi con pratiche riconosciute dappertutto per intelligenza e attenzione – continua il vicesindaco - Per restituire, lì come altrove, beni comuni ad una fruizione pubblica. Facciamo cose che nessun altro è riuscito a fare in questi anni nell'interesse della città e per riaffermare una cultura della legalità e della giustizia". Per Montanari "altri sono i problemi: mancanza di lavoro, risorse e ridistribuzione di ricchezza. Niente a che vedere - sottolinea - con i quattro deficienti violenti che vorrebbero riproporre gli anni Settanta e dietro ai quali corre qualche esponente di una sinistra da salotto che cerca di nascondere il proprio fallimento morale e storico. Mentre i veri responsabili del degrado di questo Paese e di questa città - attacca - il Pd e le sue politiche in prima fila, con i loro giornali, si beano di pretese divisioni tra i consiglieri del M5S pur di tornare a gestire un po' di potere".