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Torino, 'Ndrangheta: confessa dopo 31 anni, sbagliò a sparare

Piemonte
Foto di Archivio

L'ex collaboratore di giustizia Vincenzo Pavia ha confessato il delitto: la vittima doveva essere Francesco Di Gennaro, ma c'era stato uno scambio di persona e a morire era stato Roberto Rizzi

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L'omicidio di Roberto Rizzi, ucciso per uno scambio di persona il 20 maggio 1987 a Torino, nel bar I tre moschettieri di via Pollenzo, ha finalmente un colpevole. Da quell'assassinio sono passati 31 anni. L'ex collaboratore di giustizia Vincenzo Pavia, legato alla famiglia Belfiore, cognome noto negli ambienti della 'Ndrangheta, ha confessato il delitto alla polizia. Gli era stato commissionato da Saverio Saffiotti, anche lui legato ai Belfiore, e la vittima doveva essere Francesco Di Gennaro, detto il rosso, ma Pavia aveva sbagliato persona. E a farne le spese, suo malgrado, era stato Roberto Rizzi. 

Il secondo omicidio

Di Gennaro, il vero obiettivo di Pavia, era stato poi ammazzato nello stesso bar, il 24 agosto 1988, da alcuni killer del gruppo Belfiore. Anche Saffiotti era stato assassinato, il 25 giugno 1992, su ordine di Salvatore Belfiore, salito ai vertici della famiglia, secondo gli inquirenti, dopo la carcerazione del fratello Domenico, condannato in via definitiva all'ergastolo per l'omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia, assassinato nel 1983. Le indagini della squadra mobile proseguono per stabilire eventuali collegamenti con altri omicidi di quegli anni rimasti insoluti.

La vedova della vittima: "Non perdono"

"Mio marito è stato finalmente riabilitato, ma non perdonerò mai chi lo ha ucciso", afferma la vedova di Roberto Rizzi. "Quella fu una esecuzione - ricorda la donna che chiede di restare anonima - e le esecuzioni avvengono tra malavitosi. Mio marito era passato per uno di quelli, ma non era così. Lui era una persona buona".