Come usiamo l’Ai: 12 mesi bastano a cambiare le nostre abitudini

L’avvento e la rapida evoluzione dell’intelligenza artificiale e dei chatbot come ChatGPT e Gemini, hanno rivoluzionato nel giro di pochi anni il nostro modo di vivere, lavorare e utilizzare internet. Ma in modo altrettanto rapido, negli ultimi mesi è cambiato anche l’utilizzo che facciamo di questi strumenti. Con l’aumento dell’interesse da parte del pubblico e investimenti sempre più consistenti, le possibilità offerte dall’IA sono infatti sempre più ampie: oggi esistono nuovi modelli che eseguono funzioni specifiche, oltre a chatbot emergenti come DeepSeek e Grok. Bisogni più personali ed emotivi Secondo uno studio pubblicato dalla Harvard Business Review, nel 2025 i dieci principali utilizzi dell’intelligenza artificiale generativa riflettono un cambiamento netto verso bisogni più personali ed emotivi. Al primo posto si trovano il supporto terapeutico e la compagnia, seguiti dall’organizzazione della vita quotidiana, dalla ricerca di uno scopo esistenziale, dal potenziamento dell’apprendimento e dalla generazione di codice per programmatori. Completano la classifica la generazione di idee, l’uso dell’IA per svago e assurdità, il miglioramento del codice, la creatività e uno stile di vita più sano. Nel 2024 l’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa era invece di carattere più tecnico e produttivo, anche se il supporto terapeutico e la compagnia figuravano già al secondo posto. Al primo c’era la generazione di idee, mentre al terzo le ricerche mirate e al quarto e al quinto l’editing di testi e l’esplorazione di temi d’interesse. Seguivano lo svago, l’assistenza tecnica, il potenziamento dell’apprendimento, la personalizzazione dell’apprendimento e i consigli di carattere generale. La classificazione di Harvard Ma spingendosi oltre alla top 10, i ricercatori di Harvard hanno individuato i 100 utilizzi più comuni dell’IA e li hanno catalogati in sei categorie tematiche. Anche in questo caso, emerge che nel 2024 l’uso dell’intelligenza artificiale generativa era dominato da applicazioni tecniche e produttive. Le categorie tematiche più ricorrenti erano la creazione e l’editing di contenuti , seguita dall’assistenza tecnica e la risoluzione di problemi . Anche il supporto personale e professionale aveva già un peso significativo , mentre l’ambito educativo rappresentava un altro 16% degli impieghi. In coda troviamo l’intrattenimento creativo e le attività di ricerca e analisi . Il quadro generale era dunque quello di un’IA vista come strumento principalmente operativo, capace di aumentare l’efficienza individuale e professionale, più che di rispondere a bisogni emotivi o relazionali. Nel 2025, il tema dominante è diventato invece il supporto personale e professionale, che sale al 31%, indicando come quasi un terzo degli utilizzi sia di questo carattere. Superati nettamente la creazione e l’editing di contenuti e l’assistenza tecnica , mentre rimane invariato l’utilizzo nell’ambito dell’apprendimento e calano leggermente anche quelli per la creatività ricreativa e la ricerca e analisi . L’intelligenza artificiale non è più vista solo come uno strumento di produttività, ma come una presenza capace di ascoltare, consigliare e – in qualche modo – comprendere.

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