Chi critica Musk su X vede il proprio account fallire

Quando Elon Musk nel 2022 acquisì l’allora Twitter – poi rinominato X – si autodefinì un paladino della libertà di parola e mise subito in atto diverse misure contro quelle che riteneva politiche di censura messe in atto dalla precedente proprietà. Tra le altre cose, modificò o eliminò i sistemi di moderazione dei contenuti e reintegrò diversi account che erano stati bannati per aver infranto le norme della piattaforma, come quelli dell’attuale presidente americano Donald Trump, dell’influencer misogino Andrew Tate e del complottista di estrema destra Alex Jones. Ma nonostante la battaglia del patron di Tesla per permettere a chiunque di esprimersi liberamente – anche a fronte di chiari esempi di discorso d’odio e comportamenti illegali – ora un’inchiesta del New York Times rivela come alcuni account di attivisti politici che hanno criticato Musk siano stati oscurati da un momento all’altro. Un esempio lampante messo in luce dal quotidiano statunitense è quello di Anastasia Maria Loupis, opinionista di estrema destra e titolare di un account su X sul quale diffonde teorie del complotto e contenuti antisemiti. A fine dicembre Loupis criticò apertamente Musk perché quest’ultimo si era detto favorevole all'ingresso di lavoratori stranieri altamente qualificati negli Stati Uniti – un raro episodio in cui diversi seguaci di Musk gli si rivoltarono contro per non essere abbastanza duro contro l’immigrazione. Da quel momento in poi, le visualizzazioni dei contenuti pubblicati da Loupis su X sono crollate: prima del dissidio ne raccoglieva tra le 100 mila e le 300 mila al giorno , che sono passate a meno di 20mila, senza mai tornare ai livelli precedenti. Loupis – che nel frattempo ha aperto un altro account con meno follower ma più visualizzazioni rispetto al vecchio – ha minacciato di fare causa a Musk e si è dichiarata delusa dal suo comportamento. Il New York Times ha esaminato altri due casi simili, tra cui quello di Laura Loomer, attivista trumpiana di estrema destra che come Loupis diffonde teorie del complotto e contenuti razzisti. Anche Loomer in dicembre criticò Musk sulla stessa questione dei visti ai lavoratori stranieri e lui reagì scrivendo su X: “Loomer è in cerca di attenzione. Ignora.”. Di lì a poco, i contenuti di Loomer hanno subito un drastico calo delle visualizzazioni giornaliere , finché a febbraio Musk ha ripreso a interagire con lei e l’account è tornato a ottenere visibilità. Durante il periodo in cui era stata oscurata, Loomer ha anche perso l’accesso a X Premium, la piattaforma che permette agli utenti di guadagnare dagli abbonamenti sottoscritti dai propri follower e attraverso il programma di monetizzazione di X. Il terzo account analizzato è quello di Owen Shroyer, altro attivista di destra radicale e conduttore di Infowars, la piattaforma streaming fondata da Alex Jones nota per il suo estremismo e la diffusione di teorie del complotto. Anche Shroyer si oppose a Musk sulla questione dei visti, e anche lui vide il suo account oscurato e il suo accesso a X Premium bloccato. Sebbene il New York Times non abbia trovato altre prove evidenti che riconducono a shadow ban intenzionali da parte di Musk – che nega ogni accusa – non è la prima volta che il miliardario viene accusato di silenziare le voci a lui sgradite. Nel 2022 diversi giornalisti erano stati improvvisamente sospesi da X senza un apparente motivo. Allora Musk dichiarò che avevano violato le regole della privacy della piattaforma, senza fornire ulteriori spiegazioni.

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