Gli hacker filorussi e gli interrogativi del Vecchio continente

Nel cuore di una battaglia che non si combatte con armi convenzionali, l’Italia si trova a dover fronteggiare una minaccia che si insinua silenziosa nelle sue infrastrutture digitali. Il gruppo hacktivista filorusso NoName057 ha recentemente intensificato le proprie azioni contro il nostro Paese, colpendo siti istituzionali e simboli del potere pubblico con attacchi informatici mirati. Un'offensiva che, sebbene non abbia causato danni irreparabili – si tratta unicamente di DDoS –, solleva interrogativi cruciali sul livello di sicurezza informatica nazionale e sulle implicazioni geopolitiche di questa guerra non dichiarata, in un momento in cui l’Unione Europea sta affrontando la crisi della sua coesione strategica. Il volto dell’hacktivismo filorusso Nato nel marzo 2022, NoName057 si è fatto conoscere per le sue campagne di attacchi Distributed Denial of Service , con cui paralizza temporaneamente siti web governativi, aziendali e infrastrutturali dei Paesi considerati ostili a Mosca. Il collettivo opera con una chiara agenda politica, colpendo nazioni che sostengono attivamente l’Ucraina nella guerra contro Mosca. L'Italia, con il suo appoggio a Kiev e la partecipazione alle politiche sanzionatorie europee, è divenuta un bersaglio naturale per il gruppo. Ma NoName057 non è un’organizzazione isolata. Si inserisce in un ecosistema più ampio di gruppi hacker filorussi che operano in sinergia con la narrazione del Cremlino, sfruttando la guerra cibernetica come strumento di pressione e destabilizzazione. La sesta ondata di attacchi DDoS degli hacktivisti filorussi di NoName057 conferma che il cyberspazio è lo specchio digitale dell’attuale scontro geopolitico e delle tensioni globali del mondo. Prendere di mira finanza, trasporti e servizi pubblici non significa solo creare disagi momentanei a milioni di cittadini, ma genera effetti a catena che minano la fiducia collettiva e la stabilità dell’economia. Si tratta di un conflitto a bassa intensità, fatto di colpi e contraccolpi, attacchi e ritorsioni. Lo dimostra la risposta di Anonymous Italia, che contrappone ai DDoS il defacing di alcuni siti russi. In questo modo, questa sorta di guerra per procura diventa sempre più globalizzata e “militarizzata”, con propaganda e sabotaggio che sfruttano l’opportunità della digitalizzazione del nostro mondo. Un attacco alla stabilità europea Gli attacchi di NoName057 non avvengono in un vuoto geopolitico. L’Unione Europea sta affrontando una fase critica della sua esistenza, con le spinte nazionaliste e populiste in crescita e l’incertezza strategica generata dal cambio di leadership negli Stati Uniti. La Russia, da tempo impegnata in una guerra ibrida contro l’Occidente, sta probabilmente cercando di approfittare di questa fase di transizione per minare ulteriormente la coesione tra gli Stati membri. L’attività di NoName057 segue un pattern ricorrente. I loro attacchi coincidono spesso con eventi diplomatici rilevanti, come la recente visita del presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Roma, durante la quale diversi siti italiani sono stati presi di mira, o le più recenti dichiarazioni del Presidente Sergio Mattarella. Ma se si osservano le azioni del gruppo in una prospettiva più ampia, emerge un chiaro disegno: colpire non solo l’Italia, ma anche altri Stati membri dell’UE con attacchi simili, creando una frammentazione nella risposta europea alla minaccia cibernetica e rafforzando la percezione di insicurezza tra i cittadini e i governi. Si evolvono anche gli attaccanti Nell’ambito di queste tensioni crescenti, DDoSia rappresenta un’evoluzione significativa delle tattiche di NoName057. Si tratta di una piattaforma che consente agli utenti di partecipare ad attacchi DDoS coordinati in cambio di ricompense in criptovalute. Accessibile anche tramite Telegram, DDoSia abbassa drasticamente la soglia di ingresso per chiunque voglia prendere parte a operazioni di cyber-attacco, trasformando normali utenti in veri e propri “cyber-mercenari”. Non è nemmeno necessario condividere la causa russa: è sufficiente accettare l’invito e partecipare a un “attacco retribuito”. L’aspetto più preoccupante è che l’interfaccia è tradotta anche in italiano, suggerendo che l’Italia non sia solo un bersaglio, ma anche un potenziale bacino di reclutamento. Questo pone un serio rischio: cittadini inconsapevoli potrebbero ritrovarsi a contribuire a operazioni ostili su scala internazionale, inconsapevoli delle implicazioni legali e politiche delle loro azioni. È il momento di una forza cyber europea? Gli attacchi di NoName057 mettono in evidenza una questione che l’Unione Europea non può più permettersi di ignorare: la necessità di una strategia di cybersicurezza comune. L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale italiana ha già rafforzato le attività di monitoraggio e supporto, lavorando a stretto contatto con le autorità per mitigare gli attacchi e prevenire future incursioni. Oltre all’ACN. Tuttavia, l'aumentata esposizione digitale e il crescente utilizzo degli strumenti e delle opportunità offerti dal cyberspazio solleva il dubbio su quanto ogni singolo Paese europeo sia realmente preparato a fronteggiare una guerra digitale di questa portata. Per contrastare questa minaccia in maniera efficace, potrebbe essere necessario un passo ulteriore: la creazione di una forza cyber europea, un’entità centralizzata in grado di coordinare la difesa informatica dei Paesi membri e rispondere in modo rapido ed efficace agli attacchi. Una struttura di questo tipo non solo garantirebbe una maggiore capacità di risposta, ma costituirebbe anche un deterrente nei confronti di gruppi come NoName057, che oggi possono approfittare della frammentazione delle difese nazionali. Dobbiamo prendere consapevolezza che viviamo in una costante situazione di guerra ibrida, dove la capacità di colpire infrastrutture cruciali offre un vantaggio asimmetrico considerevole. Come difenderci? È indispensabile la collaborazione tra istituzioni e settore privato, riconoscendo la cybersicurezza come parte integrante della sicurezza nazionale. L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale ha proposto linee guida e risposte immediate, ma la difesa complessiva richiede un approccio strutturato: formazione continua, test periodici delle procedure di sicurezza e un coordinamento serrato tra forze militari, autorità governative, intelligence e operatori strategici. La guerra invisibile di NoName057 contro l’Italia e altri Stati membri dell’UE è solo una delle tante battaglie che si stanno combattendo nel cyberspazio. Ma se questi attacchi non hanno ancora causato danni irreparabili, è solo una questione di tempo prima che la minaccia si evolva in qualcosa di più pericoloso. L’Europa deve scegliere: continuare a rincorrere l’emergenza con risposte frammentate, o rafforzare il proprio scudo digitale attraverso una strategia comune. La cybersicurezza potrebbe diventare il nuovo banco di prova per l’unità europea, in un momento in cui le pressioni esterne e interne stanno già mettendo alla prova la sua tenuta politica e strategica.

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