Ai, una Carta a tutela dei minori: l'avvocato chiede, ChatGPT risponde

L’episodio è di qualche settimana fa. Un quattordicenne digita una richiesta a ChatGPT: “Scrivimi un tema sul secondo capitolo de I Promessi Sposi. Fai errori da ragazzino della mia età.” L'intelligenza artificiale risponde senza esitazione e il compito – con gli errori richiesti – viene svolto in pochi secondi. La mamma del ragazzino rivela l’episodio a Vincenzo Schettino, professore di Fisica ed anche noto influencer sui social media, che, a sua volta, posta la notizia su Instagram, aprendo un acceso dibattito su come un uso indiscriminato dell'Intelligenza Artificiale possa compromettere le capacità cognitive delle nuove generazioni. L'iniziativa dell'avvocato Gianni Reho I commenti che seguono tra genitori, studenti ed esperti sono centinaia. A Milano, la notizia arriva sulla scrivania dell’avvocato Giovanni Reho, da sempre impegnato nella difesa dei minori, e consapevole dei potenziali rischi che l'interazione tra Intelligenza Artificiale e ragazzi comporta. Il professionista decide a quel punto di interrogare e incalzare ChatGPT, chiedendogli apertamente: “Come avviene l’interazione tra l’IA e i minori?”. Dalle risposte arriva la conferma: questo rapporto non è disciplinato in alcun modo e sfugge a ogni controllo. Da qui l’intuizione – in un confronto diretto, inedito e per certi aspetti surreale – di coinvolgere direttamente ChatGPT nell’elaborazione di una Carta del Rispetto dei Diritti dell'Infanzia e di un Disegno di Legge per regolamentare l'uso dell'Intelligenza Artificiale a tutela dei minori. Un documento che ChatGPT stesso, quindi, guidato dall'intervento umano, contribuisce a plasmare. I principi della Carta: dalla promozione del pensiero critico alla privacy dei minori Incontriamo l’avvocato Giovanni Reho nel suo studio, per farci raccontare il senso e l’obiettivo della sua iniziativa e per capire di più di questa alleanza inaspettata tra uomo e macchina. A partire dai contenuti della Carta elaborata che, racconta l’Avvocato Reho, stabilisce principi chiari: l'Intelligenza Artificiale non deve mai sostituire le figure educative, deve promuovere pensiero critico, empatia e autonomia personale. L'uso nelle scuole deve affiancare, non rimpiazzare, l'insegnamento umano. La privacy dei minori deve essere tutelata con regole stringenti: niente raccolta di dati biometrici o comportamentali senza consenso, anonimizzazione obbligatoria e diritto all'oblio digitale. Da qui la necessità di inviare e informare, con una specifica lettera da parte del professionista, le più importanti istituzioni e cariche nazionali e internazionali, con l’intento di voler sollecitare un intervento tempestivo e richiedendo la risoluta collaborazione di OpenAI per tradurre questo impegno in azioni concrete ed efficaci. Un appello a istituzioni ma anche a sviluppatori e utenti “perché, come ammonisce ChatGPT, quando sarà troppo tardi, non potremo invertire la rotta.” Un documento unico nel suo genere Una Carta – aggiunge l'avvocato Reho – che rappresenta un'evoluzione anche perché, pur esistendo normative come l'AI Act europeo e il DDL italiano, nessuna di esse si focalizza esclusivamente sui minori con un approccio così specifico. Questa Carta introduce invece standard etici e tecnici che vanno oltre quanto attualmente previsto: non solo regolamenta l'uso dell'Intelligenza Artificiale in ambito educativo e familiare, ma impone meccanismi di autoregolamentazione agli stessi sviluppatori, colmando un vuoto normativo esistente. Lo stesso AI Action Summit che si è da poco concluso a Parigi ha evidenziato l'assenza di un impegno specifico sulla tutela dei minori nell'interazione con l'Intelligenza Artificiale, concentrandosi piuttosto su temi generali di governance e sicurezza. Nel nostro Paese non esistono dati ufficiali sull'AI In Italia, come confermato dallo stesso Garante per la protezione dei dati personali, allo stato attuale non esistono dati ufficiali e attendibili sull'uso dell'intelligenza artificiale da parte dei minori. Ma è evidente, ci spiega l’avvocato Reho, che una delle categorie con la più alta percentuale di utenza di strumenti come ChatGPT è proprio quella dei minori e degli studenti ancora minorenni. I dati forniti ad esempio dal Pew Research Center, autorevole istituto di ricerca statunitense indipendente, confermano che la percentuale di adolescenti tra i 13 e i 17 anni che utilizzano ChatGPT per scopi educativi è in crescita, attestandosi al 26% nel 2024. "Serve garantire al più presto una protezione efficace ai minori" "Con la mia iniziativa – conclude l’avvocato Reho - ho voluto lanciare un sasso nello stagno. Nella dinamica attuale del dibattito sull'Intelligenza Artificiale, il mio auspicio è che si possa garantire in tempi brevi una protezione efficace ai minori in un contesto digitale sempre più complesso. E la Carta elaborata con ChatGPT va in questa direzione. Una sfida che non si limita solo ad un appello, ma che si apre alla speranza di un futuro in cui l'interazione con l'Intelligenza Artificiale sia accompagnata da un controllo umano non delegabile, sicuro, certo ed efficace. Questo è l'obiettivo ultimo della mia iniziativa: garantire che la rapidità dell'innovazione tecnologica non superi mai la capacità dell'uomo di proteggere i più vulnerabili, anticipando i rischi e assicurando un presidio costante a tutela dei minori".

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