DeepSeek e la nuova era dell'IA

Nella grande corsa all’intelligenza artificiale c’è un nuovo favorito, che oltre a stare dimostrando di avere tutte le carte in regola per sgominare la concorrenza, lo sta facendo da outsider completo: il suo nome, DeepSeek, fino a pochi giorni fa non diceva nulla a nessuno, eppure oggi è quello che fa tremare la Silicon Valley . Partiamo dai dati: l’assistente virtuale in IA di DeepSeek, una startup cinese fondata ad Hangzhou appena due anni fa, nel 2023, è diventato l’applicazione gratuita più scaricata sull’App Store di Apple negli Stati Uniti. Merito di un nuovo large language model – o modello di apprendimento automatico su cui si basano i sistemi più evoluti di intelligenza artificiale – che ha stupito il mondo: R1, un modello in grado di occuparsi di problem-solving e ragionamenti avanzati, pur con una frazione dei costi messi a bilancio dai big del settore. Come ha notato il dirigente di Dropbox Morgan Brown su X, DeepSeek offre un modello radicalmente diverso di chatbot da quelli di OpenAI e gli altri colossi del settore, anzitutto perché costa di meno: se fino ad oggi l’output delle IA è poggiato sul lavoro computazionale di migliaia di schede grafiche all’avanguardia dal costo di 40mila dollari l’una, la startup cinese ha dimostrato di poterlo fare con un ventesimo degli investimenti. L’idea alla base, spiega Brown, in teoria è semplice: a DeepSeek, in un settore abituato a "utilizzare 32 cifre decimali per ogni numero" generato, è bastato decidersi a provare a fermarsi all’ottava. Il risultato è sorprendente: un modello con capacità pari a quelle di ChatGPT-4, ma che consuma una frazione delle sue risorse e poggia su un sistema multi-token che analizza intere frasi invece di singoli sintagmi, generando a velocità doppia rispetto alla concorrenza. Gli effetti della scossa di terremoto nel mondo dell’IA non hanno tardato a farsi sentire: NVIDIA, la casa produttrice di schede grafico simbolo della prima fase dell’era dell’intelligenza artificiale, ha perso il 18% del suo lavoro solo lunedì 27 gennaio, e si espone a una perdita di valore di lungo periodo che potrebbe seriamente compromettere i suoi piani di business a medio e lungo termine. E d’altronde, chi non vorrebbe passare da 100 milioni di dollari di costi d’esercizio a 5 milioni, e da 100mila schede grafiche necessarie ad appena duemila? Il Financial Times ha definito DeepSeek «la Temu di ChatGPT», con riferimento al gigante cinese dell’e-commerce a buonissimo mercato, ma la creatura fondata da Liang Wenfeng, ex studente della Zhejiang University già attivo nel ramo dei big data, rischia di essere molto di più, dando la stura a una rivoluzione nel neonato settore dell’IA. Molti utenti sui social media hanno già segnalato alcuni limiti costitutivi di DeepSeek, che come molti altri prodotti cinesi per operare ha dovuto sottostare ai pressanti dettami del governo di Pechino – il suo assistente virtuale si rifiuta di parlare del massacro di Tienanmen, tra le altre cose – ma è anche vero che il modello offerto dall‘azienda cinese è open-source, per cui domani potrà essere ripreso e modificato a piacimento dei suoi nuovi sviluppatori. Non resta che rimanere all’erta e vedere come il settore si adeguerà alle novità: la tanto decantata disruption, in fondo, non è altro che questo.

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