Cheap vs High Tech: lezioni dal Medio Oriente in guerra

Il conflitto tra Israele e i suoi vicini, inclusi gruppi come Hamas e Hezbollah, è caratterizzato da una dicotomia tecnologica tra soluzioni avanzate e costose e tecnologie economiche, ma altrettanto efficaci. Questa dicotomia non solo riflette le diverse capacità economiche e infrastrutturali delle parti coinvolte, ma evidenzia anche l’evoluzione della guerra asimmetrica moderna. Da un lato, Israele ha sviluppato sistemi di difesa avanzati come l’Iron Dome, basati su intelligenza artificiale , dall’altro, i suoi avversari utilizzano droni economici e altre soluzioni low-tech. Tuttavia, va sottolineato che anche Israele ha dimostrato flessibilità sfruttando tecnologie low-cost, come i cercapersone sabotati, dimostrando che la dicotomia non è così rigida come potrebbe sembrare. Israele e le soluzioni high-tech: l’Iron Dome e l’intelligenza artificiale Il sistema Iron Dome rappresenta uno dei capisaldi della difesa antimissilistica israeliana, noto per la sua capacità di intercettare e neutralizzare razzi e missili a corto raggio con un’altissima precisione. Questo sofisticato apparato non solo identifica le minacce in arrivo, ma utilizza l'intelligenza artificiale per prendere decisioni strategiche in tempo reale, riducendo i danni collaterali e ottimizzando l'impiego delle risorse. Tuttavia, nonostante i successi ottenuti negli anni, gli attacchi missilistici più recenti da parte dell’Iran hanno evidenziato alcune debolezze nel sistema sollevando preoccupazioni riguardo alla capacità dell'Iron Dome di gestire missili balistici a lungo raggio. Mentre il sistema si è dimostrato estremamente efficace contro razzi a corto raggio, i missili balistici pongono sfide più complesse, che richiedono sistemi di difesa aggiornati come l'Arrow 3. L’Iron Dome è meno adatto a queste minacce più sofisticate, evidenziando la necessità di una difesa multilivello, in grado di fronteggiare attacchi più complessi e letali. Ciò nonostante, è importante sottolineare che il numero di vittime è stato contenuto, il che è testamento dell'efficacia complessiva del sistema. Un fattore chiave che ha permesso di limitare i danni è l'utilizzo avanzato dell'IA, che analizza enormi quantità di dati e distingue tra minacce reali e non. Questo permette al sistema di risparmiare missili intercettori, intervenendo solo contro quelli destinati a colpire zone abitate o obiettivi strategici. Tuttavia, questo alto livello di sofisticazione ha un costo considerevole. Ogni missile intercettore dell'Iron Dome costa decine di migliaia di dollari, il che rende il sistema finanziariamente oneroso quando viene utilizzato contro minacce economiche ma numerose, come i droni low-cost. È proprio qui che emerge una delle principali sfide del sistema: sebbene possa intercettare missili con grande precisione, le sue risorse possono essere rapidamente logorate da attacchi di massa e a basso costo. Uno strumento formidabile per la difesa di Israele, ma i recenti sviluppi suggeriscono la necessità di un costante aggiornamento e integrazione con nuovi sistemi come l'Arrow 3, soprattutto per difendersi da minacce balistiche. Inoltre, la sfida finanziaria imposta dall'uso intensivo dell’Iron Dome contro minacce meno sofisticate rappresenta una questione di sostenibilità a lungo termine L’altra faccia della medaglia Se Iron Dome rappresenta l’esempio più fulgido di Hyper war, il confitto non ha escluso anche l'approccio diametralmente opposto: quello low tech. Rappresentato dall'uso di dispositivi analogici come i cercapersone, questo contrasta nettamente con le sofisticate tecnologie di difesa missilistica. Questa dicotomia è emersa in modo evidente in recenti eventi che hanno visto Israele implementare strategie innovative per affrontare le minacce potenziali provenienti da Hezbollah e da altri gruppi militanti. Uno degli episodi più significativi è avvenuto il 17 settembre 2024, quando Israele ha lanciato un attacco mirato contro Hezbollah, utilizzando esplosivi nascosti nei cercapersone. Le esplosioni, che hanno colpito migliaia di membri di Hezbollah, hanno causato la morte di almeno 37 persone e ferito quasi 3.000. Questo attacco ha dimostrato come l'uso di tecnologie apparentemente obsolete possa rivelarsi letale e sorprendente, approfittando della vulnerabilità del nemico. D’altronde Hezbollah aveva scelto di tornare a tecnologie più semplici e analogiche, come i cercapersone e i walkie-talkie, nel tentativo di evitare l'intercettazione e il monitoraggio da parte dei servizi di intelligence israeliani. Tuttavia, questa scelta strategica si è rivelata controproducente quando Israele ha dimostrato di essere in grado di infiltrarsi nella catena di approvvigionamento di tali dispositivi, compromettendo la loro integrità e trasformandoli in strumenti letali. Come evidenziato in un rapporto d’intelligence, l'operazione è stata realizzata con una complessità che suggerisce un intervento da parte di attori statali, in grado di nascondere esplosivi in dispositivi che dovevano risultare innocui. L’attuale contesto di conflitto tra Israele e Hezbollah mette in evidenza l'importanza di un approccio ibrido che combina tecnologie avanzate e metodi più accessibili. Questo mix di approcci suggerisce che la guerra moderna non si basa esclusivamente sulla superiorità tecnologica, ma richiede una sinergia tra innovazione, accessibilità e intelligence. Entrambi i lati del conflitto stanno imparando a riconoscere e adattarsi alle vulnerabilità reciproche, creando un panorama strategico in continua evoluzione. In un contesto così dinamico, la vera efficacia potrebbe derivare dalla capacità di combinare e integrare sistemi di difesa high-tech e low-tech, massimizzando così le opportunità e minimizzando i rischi.