Cybersecurity, quanto è sicura la pubblica amministrazione italiana?

I problemi causati da CrowdStrike ai sistemi informatici di molte aziende in tutto il mondo hanno svelato la precarietà a cui la nostra civiltà digitalizzata è esposta. Benché il pasticcio causato dall’aggiornamento dei sistemi operativi Microsoft non sia da attribuire a un attacco informatico, la stessa sensazione di fragilità si prova nel leggere l’ultimo report sulla cybersecurity del Clusit, l’Associazione Italiana per la sicurezza informatica, relativo ai dati fino al 2023 e con un nuovo focus specifico sulla situazione della Pubblica amministrazione nostrana, quella che conserva i dati - alcuni anche molto sensibili - dei cittadini italiani. Il contesto La penisola è, infatti, la preda preferita dei cybercriminali da diverso tempo. Nel periodo che va dal 2018 al 2023, gli attacchi significativi sono decuplicati nella penisola. Tra il 2022 e il 2023, la crescita di attacchi rispetto all’anno precedente è stato del 65 per cento, contro solo il 12 per cento in media di tutti gli altri Paesi del mondo. E l’anno scorso più di un attacco informatico su dieci avvenuto nel mondo si è verificato in Italia . E pensare che nel 2019 solo il 2,2 per cento degli attacchi complessivi ha visto il Belpaese come destinazione finale. La Pa Le amministrazioni locali e centrali non si sottraggono a questo pessimo trend del quinquennio. Anzi, è proprio la Pubblica amministrazione una delle concause principali dell’infittirsi degli attacchi. Quello della Pa è il settore più colpito dagli attacchi significativi, e dei 310 totali subiti dall’Italia nel 2023, 51 sono avvenuti a danno delle istituzioni pubbliche. Nel 2019 e nel 2020 sono stati 7. Poi l’impennata iniziata nel 2021 e proseguita anche nel 2022, con 38 attacchi significativi subiti. Transizione digitale L’ordine temporale del numero di attacchi racconta che la transizione digitale della Pa, con la migrazione di molti archivi dati e funzionalità sul cloud, espone a rischi. La digital transformation della Pa, inserita tra le voci più rilevanti del Pnrr, si prefigge, infatti di cambiare l’architettura e le modalità di interconnessione tra le banche dati delle singole amministrazioni, in modo che i database pubblici comunichino tra loro aumentando la gamma e la velocità dei servizi digitali erogabili dalla Pa. Aumentando il numero di dati online, e cambiando le architetture con cui sono organizzati i dataset, aumentano anche le difficoltà di proteggere i dati. Il settore ha pagato lo scotto di una certa immaturità tecnologica e la pandemia ha costretto le Pa ad accelerare la transizione. I conflitti bellici A contribuire a mettere in difficoltà i sistemi IT della Pubblica amministrazione sono anche i conflitti in corso in Ucraina e Palestina. L’italia fin dal 2022 è stata territorio di caccia preferenziale per gli attacchi di tipo hacktivism, e cioè azioni dimostrative ai danni di siti istituzionali che non compromettono o sottraggono dati ma impediscono il corretto funzionamento dei sistemi informatici sottoposti a enormi quantità di richieste generate da bot . Dei 51 attacchi significativi subiti dalla Pa nel 2023, 19 sono stati di questa natura. Risvolti parzialmente positivi La situazione della Pubblica amministrazione nei confronti della cybersecurity mostra, però, anche qualche risvolto positivo. La lettura dei dati indica che, pur restando il settore più colpito, l’interesse dei cybercriminali si è affievolito un po’ e si sta indirizzando verso altri settori. La crescita nel numero di attacchi significativi è rallentata passando dal +200 per cento del 2021 al +67 del 2022, fino al +45 per cento nel 2023. Se nel 2021 un attacco su tre subiti dall’Italia ha colpito la Pa, nel 2023 ‘solo’ un attacco su sei.