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Giovedì vintage, c’è Tetris

Tecnologia

Cristian Paolini

Foto GettyImages

Introduciamo su questo blog una rubrica settimanale dedicata ai grandi classici del videogioco. Il nostro viaggio parte dalla Russia e da uno dei suoi “figli” più conosciuti

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Introduciamo su questo blog una rubrica settimanale dedicata ai grandi classici del videogioco. Il nostro viaggio parte dalla Russia e da uno dei suoi “figli” più conosciuti.

Giovedì vintage, via con Tetris

In Game Show inauguriamo oggi lo spazio “Giovedì vintage”. Quando ho pensato a una scaletta settimanale per i contenuti del blog mi è sembrato divertente inserire una giornata dedicata ai grandi classici del videogioco. E visto che due giorni fa abbiamo parlato di Russia per l’aggiornamento di Fifa 18 sui Mondiali, iniziamo da un gioco che viene dalla terra delle matrioske, e come le famose bambole di legno vive di incastri: Tetris.

L'inventore e il nome 

Nato nel 1984 per Pc è finito su tutti i dispositivi (anche perché l’inventore, di cui parleremo tra poco, non l’ha brevettato), dalle console portatili agli smartphone. Il gioco ha regole semplici, grafica essenziale ed è in sostanza un puzzle di forme geometriche da incastrare. Il suo inventore è Aleksej Leonidovič Pažitnov, programmatore dell'Accademia delle Scienze di Mosca, che gli ha dato il nome unendo le parole tetramino, figura geometrica formata da quattro pezzi anima del gioco, e tennis (il suo sport preferito).

Dallo schermo alla vita reale

Tra i motivi del successo del gioco anche la martellante colonna sonora. La più famosa tra le varie melodie associate al gioco è “Type A”, basata sulla canzone tradizionale russa Korobeiniki, anche se Tetris ha avuto associate musiche anche più suggestive, come  la Danza della fata confetto di Ciajkovskij. Il gioco è entrato nell’immaginario collettivo, tanto da ispirare fumetti, bizzarre video performance umane o versioni alternative allo schermo digitale su cui giocare (da giochi in scatola a facciate di palazzi). In pieno effetto Tetris, insomma, che poi è quella sensazione che si genera in chi, dopo diverse ore di gioco, o prima di addormentarsi, continua a vedere pezzi da incastrare anche nella vita reale.