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Sharing economy, il report Ue: metà degli utenti ha avuto problemi

Tecnologia
AirBnb è fra i servizi di P2p economy più famosi (Getty Images)

Secondo lo studio, quasi il 50% di quelli che ha sperimentato un disservizio non ha intrapreso nessuna azione in seguito. Ecco quali sono le problematiche più frequenti di questo settore

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Dietro all'apparente successo della sharing economy si nasconde un cospicuo numero di brutte esperienze degli utenti: secondo quanto svela uno studio condotto dalla Commissione Europea, più di metà dei clienti che hanno utilizzato servizi come Blablacar o AirBnb hanno riscontrato problemi. Si parla di una quota pari al 55% che, nel corso dell'ultimo anno, è rimasta delusa almeno una volta dal servizio. Oltre a questo aspetto, lo studio rivela anche una certa rassegnazione riguardo agli incidenti di percorso causati da questi strumenti: circa la metà di coloro che hanno avuto problemi, non ha poi intrapreso alcuna azione contro il fornitore del servizio.

Lo studio di Bruxelles

Lo studio della Commissione Europea si è focalizzato su 10 Paesi membri Ue, fra cui l'Italia, e su altrettante piattaforme, considerate come case studies: oltre ad AirBnb, e Blablacar ci sono eBay, EasyCarClub, Nimber, Peerby, Uber Pop/Pool, Wallapop, Wimdu e Yoopies. Si stima che nel corso dell'ultimo anno i 28 Paesi comunitari abbiano speso, nel complesso della "peer 2 peer economy", 27,9 miliardi di euro. Con questo termine si intende quel tipo di sharing economy che pone in relazione direttamente due privati: uno mette a disposizione all'altro un suo bene (auto, appartamento) a fronte di un pagamento concordato.

I problemi più frequenti

Anche se la maggioranza degli utenti si dichiara soddisfatta o molto soddisfatta dei servizi offerti dalla P2p economy (in larga parte dominata dagli affitti di case e dai passaggi in auto), più di un europeo su due riporta un problema relativo ai servizi nell'ultimo anno. Dal momento che si stima che 191 milioni di cittadini dell'Ue a 28 abbiano usufruito di tali servizi di sharing economy fra il maggio 2015 e quello 2016, si può affermare che sono oltre 105 milioni gli Europei che hanno passato piccole o grandi disavventure legate a questo settore. La maggioranza dei problemi derivano, comunica la Commissione Europea, “dalla scarsa qualità dei beni o dei servizi” o dal fatto che questi ultimi “non fossero come descritti”. Secondo la commissaria europea per i Consumatori, Vera Jourová, “se le cose vanno storte, i consumatori dovrebbero essere consapevoli di quali diritti godono quando firmano questi servizi”.

Nessuna reazione da metà degli utenti delusi

Tuttavia, il 46% di coloro che hanno riportato disservizi relativi alla P2p economy ha dichiarato di non compiere nessun azione “in quanto non ha ritenuto che ciò valesse il tempo necessario e/o perché il denaro in questione era troppo poco”, afferma il comunicato della Commissione Ue. Ne consegue che “gli utenti attuali potrebbero accettare i superiori livelli di rischio e i problemi delle piattaforme P2p come una 'parte del gioco', in cambio dell'opportunità di risparmiare soldi”. Secondo i dati dello studio, meno utenti di quello che potrebbe apparire rilasciano feedback e valutazioni sul servizio, opportunità che invece costituisce il principale fattore di rassicurazione quando ci si appresta a prenotare un passaggio su Blablacar o ad affittare su AirBnb. Solo il 40% circa degli utenti, infatti, scrive recensioni regolarmente. E, fra quelli che hanno avuto esperienze carenti, solo il 20,4% ha “bocciato” il servizio con un brutto voto. Per i più combattivi, invece, il perimetro dell'azione legale è incerto, conclude la Commissione: “I diritti dei consumatori si applicano” solo “al servizio che le piattaforme offrono [direttamente] agli utenti”, ma per quanto riguarda gli “affitti e le vendite tra due persone private” si applicano “le sole norme del diritto civile”. Insomma, “queste regole non sono in gran parte più adatte alle transazioni P2p tramite piattaforma e non agevolano un facile accesso al rimborso”.