"Roberto Bolle - L'attimo sospeso". L'INTERVISTA
L'étoile, ospite di Stories, si racconta a Sky Tg24 in un colloquio con il vicedirettore Omar Schillaci. Tra il dolore per i teatri chiusi, il ricordo dei primi momenti di quella che diventerà una vita dedicata alla danza, l’autoironia, la pensione dei ballerini, la dieta e un nuovo libro: “Parole che danzano”
Il Bolero di Maurice Béjart è stato il tuo ultimo ruolo prima del lockdown al Teatro alla Scala di Milano e poi subito dopo la riapertura a settembre. Stranamente è un'interpretazione che è arrivata tardi nella tua carriera...
Sì, tardi. E’ sempre stato un mio sogno interpretare il Bolero, è molto difficile, i diritti non vengono dati facilmente, i direttori della Scala li hanno chiesti più volte ma non sono stati concessi per diversi anni nonostante il prestigio del Teatro. Sono stati finalmente dati nel 2018 ed è stato allora che ho potuto interpretarlo per la prima volta. Con grande felicità, grande gioia. Poi ho avuto l'opportunità di reinterpretarlo ancora nel 2019 e di nuovo sono tornato in scena dopo il primo lockdown alla Scala con l'orchestra sul palcoscenico e io davanti a interpretare questo magnifico balletto. Devo dire un capolavoro, forse per me il più bello in assoluto. E’ veramente unico, geniale.
Se dovessi chiederti per chi non conosce la danza: quali sono i tuoi punti di forza?
Sicuramente la fisicità. Ho un fisico con proporzioni che sono armoniche e ben si prestano e si legano al corpo armonico e anche longilineo del ballerino. La mia altezza mi ha sempre aiutato perché mi dà anche una presenza scenica molto importante e poi questa lunghezza delle linee, questa apertura, questa armonia nel complesso, questa eleganza che il fisico, l'altezza e le proporzioni nell’insieme danno. La danza è tutto questo.
Ci sarà un punto debole...
Ce ne sono tanti. Questa altezza, dall'altro canto, implica più difficoltà nella velocità, quindi in tutti quelli che sono movimenti molto veloci, soprattutto nei piccoli salti e nelle batterie (i salti veloci in cui si incrociano e si battono le gambe) io ho molte più difficoltà e di solito tutti questi passi non sono inclusi nel repertorio del danceur noble ma sono, in gergo, di demi caractère. Io sono più per ruoli lirici, quindi questa tipologia di ruoli più brillanti non mi appartiene.
Ho letto che i ballerini vanno in pensione a 47 anni, è vero?
Confermo: 47 anni.
Tu ne hai?
45. Io vado in pensione ad aprile 2022. Secondo me è un buon compromesso. Certo, fa strano dire “a 47 anni vado in pensione” perché come età umana è giovane però come età tersicorea non è più così giovane. Considera che iniziamo a ballare a livello professionistico a 19 anni quando entriamo in compagnia, iniziamo la scuola quando abbiamo 11 anni, quindi io sono 30 anni che faccio questo lavoro, che spingo il mio fisico ai massimi livelli, chiedendo sempre ogni giorno di più e non si può pensare a livello standard che i ballerini superino questa età. È davvero molto difficile.
Tu ci tranquillizzi, andrai avanti?
Spero. Andrò avanti finché il fisico me lo consentirà. Per fortuna ho un fisico che è dotato per la danza classica.
Da pensionato...
Andrò avanti da pensionato (ride, ndr.)
"I ballerini vanno in pensione a 47 anni, io andrò avanti finché il fisico me lo permetterà"
Proprio adesso è uscito il tuo libro "Parole che danzano". Ti chiedo una delle parole che descrivi, di cui hai parlato nel tuo libro: passione
Passione è un elemento essenziale per il ballerino perché senza la passione non si può intraprendere questa carriera. Ci vuole tanto talento, tanta dedizione, tanta passione.
L'Apollo è un ruolo che sembra scritto per te...
È il ruolo che rappresenta più di tutti l’eleganza. Sei Apollo, sei un Dio, hai questo carisma, questa presenza, questa compostezza, questo controllo dei movimenti, questa energia che viene dal tuo corpo che è unica. L’ Apollo, coreografia di George Balanchine, è unico. L'ho interpretato la prima volta quando ero giovanissimo, avevo 21 anni ed è un ruolo che è cambiato nel tempo acquisendo una maturità e una presenza scenica diversa. Prima era un Apollo giovanile, poi è diventato maturo.
Sei stato Apollo anche nella serata al Teatro alla Scala dedicata ai 25 anni dalla scomparsa di Rudolf Nureyev: chi era Nureyev per te?
Un mito, un’icona della danza assoluta. Per me una figura importante perché l’ho conosciuto quando avevo 15 anni e mi scelse per il ruolo di Tadzio in Morte a Venezia. Fu per me un momento molto importante anche se non interpretai Tadzio in quella occasione perché la scuola non mi dette il permesso...
Perché?
Ero troppo giovane, avrei dovuto lasciare la scuola per andare a Verona dove si facevano le prove per un periodo di tempo troppo lungo. All’epoca ero al quinto corso. Dopo che ero stato contattato non ebbi più notizie, passarono i mesi e iniziai a preoccuparmi finché seppi che non era andato in porto per questo motivo. Per me è stata una tragedia, un grande dramma, vedevo sfumare un sogno, qualcosa di molto importante. Col senno di poi so che non sarei stato in grado di gestire quel contesto… Lui aveva anche un carattere difficile e io non ero pronto, ero troppo giovane per sostenere quella situazione, il ruolo, quell'esperienza. Però il fatto che mi scelse fu importante perché mi dette quella carica, quella sicurezza che quello che stavo facendo era la cosa giusta. La strada era quella e quindi l’impegno che misi in quello che facevo da allora fu sicuramente maggiore.
"Passione è un elemento essenziale per il ballerino perché senza la passione non si può intraprendere questa carriera. Ci vuole tanto talento, tanta dedizione, tanta passione"
Ti chiedo di tornare indietro con la memoria: qual è il momento esatto in cui hai capito che saresti diventato un ballerino?
Ricordo che ero molto molto giovane, avevo 5 o 6 anni. Ballavo a casa, da solo davanti alla televisione e ricordo che era qualcosa che sentivo. Era un mio modo di esprimermi. Era il modo che io trovavo per liberarmi, per esprimere le mie emozioni. Invece di usare la parola, ero un ragazzo molto timido e riservato, nella danza mi sentivo libero di esprimermi. Il mio lavoro, la danza e tutto quello che ha portato con sé ha formato il mio carattere e cambiato la mia personalità.
Prendo un’altra parola dal tuo libro: sospensione
È fondamentale per un ballerino perché noi cerchiamo il ballon, questo attimo di sospensione soprattutto nei salti in cui ci solleviamo. È quasi un’illusione di sospensione in aria che è frutto di grande ricerca e forza tecnica ma deve essere molto semplice all'apparenza per dare l’idea di potersi librare in aria per un secondo. È una parola molto bella nella danza e anche nella vita, essere un attimo sospeso al disopra delle cose.
Gli attimi prima di entra in scena... che succede?
Quando c'è il sipario chiuso, su un palcoscenico normale, possiamo fare dei salti, dei giri, provare dei passi che magari sono più difficili. Li provi un’ultima volta prima che si apra il sipario. In un teatro all'aperto, come capita spesso nel Bolle and Friends (le Terme di Caracalla, l'Arena di Verona, la Valle dei Templi di Agrigento) è difficile provare qualcosa. Si riscaldano i muscoli, si fanno flessioni, addominali, si cerca di aumentare al massimo la circolazione per avere i muscoli più caldi e pronti e attivi possibili. C'è la sbarra quindi si fa tutta la preparazione e poi si inizia un'attività un po’ frenetica per riscaldare tutto il corpo.
Gli ultimi istanti sono quelli del calore, di quegli abbracci, di cui adesso si sente la mancanza...
Sono abbracci liberatori che ci diamo, anzi che ci davamo fra di noi, e sono molto sentiti e molto belli. Sicuramente quella del contatto fisico è la parte che manca di più. Vale per tutti ma per il ballerino ancora di più. Noi siamo abituati ad avere una fisicità molto importante e un contatto stretto con chiunque. Dover rinunciare a questa parte o limitarla al massimo è necessario ma altrettanto difficile per noi.
L'assenza di contatto di questo momento mi porta a pensare ai teatri e ai cinema chiusi. Tu hai anche fatto un post per dare voce agli artisti...
Abbiamo fatto nel primo lockdown delle raccolte fondi per cercare di sostenere la categoria, e non solo. Ci sono tanti lavoratori di ogni genere in difficoltà e nel mondo dello spettacolo dal vivo è colpito non solo chi sta davanti ma soprattutto chi è dietro le quinte. Ci sono migliaia di persone in situazioni veramente drammatiche, tanti spettacoli sono stati completamente cancellati per mesi. Non è una situazione a breve termine ma a lungo termine. Senza dimenticare i ragazzi giovani, chi ha finito la scuola e deve entrare in una compagnia. Chi ha talento e deve iniziare una carriera non ha nessuna prospettiva di lavoro. Ci sono tante diverse categorie, tante diverse realtà, ognuna delle quali ha grande importanza e merita attenzione.
"Sospensione è una parola molto bella nella danza e anche nella vita, essere un attimo sospeso al disopra delle cose"
"Avevo 5 o 6 anni. Ballavo a casa, da solo davanti alla televisione, il movimento era qualcosa che sentivo. Ero un ragazzo molto timido e riservato, nella danza mi sentivo libero di esprimermi"
Prendo un'altra parola dal tuo libro, la scaramanzia. Hai un gesto, un atto, un oggetto che fa parte della tua scaramanzia?
In realtà no. La scaramanzia è molto connaturata al teatro. Io ho sempre cercato di evitare questi gesti per non diventarne schiavo. Chi fa spettacoli dal vivo sa che entrare in palcoscenico ogni volta è una sfida, è una situazione diversa. Puoi entrare e scivolare e ciò pregiudica l’esito dello spettacolo. Sei spesso in situazioni all’aperto in cui c’è umidità, sul palco si scivola, le variabili sono tantissime, non si possono controllare. Ci prepariamo tanto, il più possibile ma alla fine ci sono tanti elementi imprevedibili e non è che si riesce a controllarli di più grazie a gesti scaramantici.
Hai ballato "Tu mi porti su" di Giorgia, un video un po' sui generis...
Troppo divertente!
Abbiamo visto delle prese: ti è mai capitato di non riprendere la partner?
Qualche volta sì. In scena no. Una delle prime volte in scuola di ballo mi è capitato di fare una presa alta, di sbilanciarmi, sono caduto all'indietro sopra alla partner. Poi in generale sono state poche le volte in cui sono capitate situazioni del genere, di solito me la sono sempre cavata. A volte capita di cadere tutti, io e la partner sul pavimento.
Perché sei troppo alto! È per quello?
Non lo so… dici che è più facile?
"La scaramanzia è molto connaturata al teatro. Io ho sempre cercato di evitare questi gesti per non diventarne schiavo"
"Chi fa spettacoli dal vivo sa che entrare in palcoscenico ogni volta è una sfida, è una situazione diversa"
Che musica pop ascolti?
Ascolto più musica classica ma anche compositori come Einaudi, Bosso, o altri anche stranieri. Musica pop? Sì, qualcosa ho nel telefono ...
Vediamo insieme come è la giornata di Roberto Bolle. Partiamo dalla mattina, sveglia alle ore?
Alle 8. Non iniziamo troppo presto. Si parte con l'allenamento alle 10, il corpo non può essere troppo freddo per cui andiamo in teatro per le 9, abbiamo una mezz'ora di riscaldamento e la lezione ufficiale inizia alle 10 e dura un'ora e un quarto, un'ora e mezza. Poi ci sono le prove, di solito due ore al mattino e tre di pomeriggio .
Cioè sei ore e mezza, sette al giorno?
Poi sono anche gli altri tipi di allenamento. Bisogna fare anche addominali, dorsali, pilates, gyrotonic e altre cose sono in orari extra.
Tutti i giorni?
Sì, per sei giorni a settimana.
Quindi c'è il giorno di riposo, cosa si fa?
Niente, ci si riposa.
Prendo un'altra parola dal tuo libro: dieta. Oltre a queste ore di allenamento al giorno, arrivi a tavola e che mangi?
Non ho problemi calorici però cerco di mangiar bene ovviamente. Il corpo è una macchina e bisogna che il carburante sia di ottima qualità perché la macchina funzioni al meglio. Quindi un'alimentazione sana e controllata, evitare fritti, grassi…
Colazione?
Io mangio frutta secca, nocciole, mandorle, gallette di grano saraceno, un po’ di frutta e basta. Non troppo però.
Pranzo?
Di solito sono in teatro e si mangia poco. Qualcosa di energetico, come prima, un po' di semi e cose così.
Però a cena...
Mangio tanto! Durante il giorno mangio tanto cioccolato fondente e mi aiuta.
Quando puoi dire "strafaccio", che ti mangi?
La mia passione è il cioccolato e con quello sono sereno. Poi a volte cucino, faccio delle torte spesso col cioccolato, con farine particolari, magari uso farina di castagna, di riso, di grano saraceno. Cerco cose non troppo zuccherate, metto il miele, cerco di usare ingredienti che so che al mio corpo fanno bene.
Dolce ma non dolcissimo...
Comunque buono, a me piace. Ho trovato un compromesso.
Waves è una coreografia che è andata "in scena" anche al Palazzo di Vetro per i 75 anni dell'ONU, una bella soddisfazione...
Una bella soddisfazione. Essere considerato come un rappresentante della cultura e dell'arte italiana nel mondo mi onora e mi fa piacere perché secondo me il nostro patrimonio artistico culturale è ciò che di più prezioso e importante abbiamo. Il nostro è un Paese la cui carta d'identità si basa su questo ed essere un artista che rappresenta la danza nel mondo è un onore e una responsabilità al tempo stesso. Quella era un'occasione davvero molto speciale, un bel momento per rappresentare l’Italia. Sono stato contento di farlo. Ho danzato più brani durante la serata.
Waves è un assolo creato da Massimiliano Volpini con l'uso del laser. Mi piace usare delle nuove tecnologie quando creo nuovi pezzi, mischiare l'arte antica della danza con nuove potenzialità come il laser o altri effetti video. In alcuni spettacoli ho usato dei led wall in cui c'erano immagini con cui interagivo in maniera virtuale, a volte in maniera live con delle telecamere a infrarossi, quindi una ricerca continua e costante e un dialogo sempre nuovo tra la danza classica e le possibilità che la tecnologia oggi ci offre. Questo anche per arrivare ad un pubblico più giovane che magari non è appassionato di danza ma che si avvicina a quest’arte per curiosità, perché ha sentito il mio nome, perché ha visto degli spezzoni di uno spettacolo in televisione e magari viene a teatro e non vuole vedere solo un balletto di danza classica ma anche contemporanea e magari qualcosa che porti la danza classica nel futuro.
"Essere un artista che rappresenta la danza nel mondo è un onore e una responsabilità al tempo stesso "
L’hai visto Billy Elliot? Alla fine quando il protagonista fa l'esame di ammissione gli chiedono: "Perché danzi?": Lui risponde: "E’ come se sparissi: io volo, io sono elettricità". Guardando la combinazione fra nuove tecnologie e il classicismo rappresentato dalla danza mi è venuta in mente proprio questa immagine, lo sparire, l’essere elettricità. E' un po' così?
E’ sicuramente così. Ognuno trova qualcosa di diverso nella danza. Ti permette di essere te stesso ma anche di annullare te stesso. La cosa più bella è quando interpreti dei personaggi e riesci ad annullare parte di te per diventare quei personaggi e interpretarli nella maniera più totale e far vivere attraverso le tue emozioni e sensazioni il mondo di quei personaggi. Questo per me è straordinario perché mi ha dato la possibilità di vivere emozioni che nella mia vita non avrei mai potuto provare perché sono quelle di queste storie, di questi romanzi portate all'estremo. Grandi amori, grandi tragedie, grandi gelosie, tradimenti... C'è tutto. Poterle vivere sul palcoscenico e interpretarle con musiche, costumi e scenografia è qualcosa di assolutamente meraviglioso.
Qual è il passaggio di Billy Elliot che ti ha emozionato di più?
Tanti. Quando riceve la lettera con cui scopre di esser stato preso alla scuola del Royal Ballet per me è molto emozionante, perché è per lui la realizzazione di un sogno. E’ una nuova vita, una nuova porta, una nuova dimensione che si apre e che determinerà per sempre il suo futuro. Ricordo quando è arrivata la lettera che ero stato preso alla scuola della Scala ed è stato un momento molto importante, ti cambia la vita, il futuro cambia completamente. E’ qualcosa che ti segna in maniera unica.
Vediamo insieme uno dei tuoi tanti progetti: Ondance, cosa è?
E’ la festa della danza che ho portato a Milano e poi a Napoli. Se col Bolle and Friends avevo portato la danza classica fuori dai teatri, con Ondance ho portato tutte le danze nelle piazze. E’ stato un momento molto importante nella mia carriera. Se guardi il fil rouge del mio percorso sono sempre alla ricerca di come far conoscere la danza classica ad un pubblico il più vasto possibile: l’ho fatto col Bolle and Friends, l’ho fatto con le trasmissioni televisive e adesso con Ondance. E’ l’unione di tutte le danze per farle conoscere al pubblico, appassionati e non appassionati, e far vivere dei luoghi della città sempre con queste danze. C’è sempre l’unione del contesto cittadino con la magia e l'energia e la magia della danza. A Milano è stato veramente una grande festa.
Dato che non di sola danza classica vive Ondance, e neppure Roberto Bolle, io ora ti dico un genere e tu ti dai un voto. Valzer!
Quello sarà il più semplice… Nel valzer potrei arrivare a un 8.
Tango
Quello che abbiamo visto per Ondance era un tango, sempre in maniera rivisitata. Quindi potrei arrivare a un 8.
Swing
L'ho fatto alle Colonne di San Lorenzo l’ultima volta. Andiamo a 7.
Danza classica
Facciamo 9.
Dico io un 10?
No, non si può.
Danza moderna. Quando dico danza moderna penso alla Cuccarini e alla Martines, non so perché...
Nella danza moderna c'è di tutto, ci sono coreografi con stili molto diversi. Direi un po’ meno della danza classica, forse un 8. Tutti grandi voti mi sto dando (ride, ndr).
Non stai andando malaccio… Hip hop?
Secondo me 6--, non sono così sicuro…
Però non ti sei dato un’insufficienza! Break dance?
Lì possiamo dare un 2, sicuro.
Un ballo tipo samba?
Anche qui, 4. Se mi metto e studio la samba potrei arrivare alla sufficienza ma se dovessi improvvisare siamo a 4, non è sufficiente.
Dal tuo libro prendo un'ultima parola: magia
Per me è il teatro, è l'ambiente in cui sono entrato quando avevo 12 anni e che continuo a vivere. E’ magico, sa portarti in una dimensione parallela e farti vivere emozioni particolari. Non è la realtà, è veramente per me la magia del teatro che si ricrea ogni volta che il sipario si alza e si trovano gli artisti, le scenografie, i costumi. E’ questa energia che lo spettacolo dal vivo sa trasmettere. E’ un'altra parola meravigliosa che il teatro sa celebrare in maniera importante.
Nella speranza che i teatri riaprano insieme ai cinema, insieme all’arte in generale di cui tutti abbiamo fame...
Abbiamo un grande bisogno perché è un nutrimento per la nostra anima. L'arte ci rende delle persone migliori, ci nutre di belezza e la bellezza ci serve veramente per vivere una quotidianità diversa, per elevare la nostra anima, per diventare persone migliori.
Ringrazio il "quasi pensionato" Roberto Bolle. Ti vedremo presto…
Spero! In giro sicuramente, con la speranza anche in teatro molto presto.