La Wada sta provando a spiegare la sua linea sul caso Sinner e, in generale, sui casi di contaminazione senza alcuna volontà di assumere sostanze per migliorare le prestazioni. È uno sforzo lodevole, ma l’effetto è quello di mettere in evidenza alcune incongruenze
Il direttore generale della Wada Olivier Niggli ha raccontato all’agenzia France-Presse perché l’Agenzia Mondiale Anti Doping ha presentato ricorso contro l’assoluzione di Sinner. Un tribunale indipendente dell’Itia (International Tennis Integrity Agency) aveva riconosciuto assenza di colpa o negligenza di Sinner per le positività al clostebol, rilevate in due controlli del marzo scorso. Nelle dichiarazioni di Niggli ci sono le stesse motivazioni che la Wada aveva presentato a fine settembre annunciando il ricorso al Tas.
Cosa contesta la Wada
Qui non ci sono fatti nuovi. Niggli ribadisce che non viene contestata la ricostruzione dei fatti. C’è stata una contaminazione involontaria, senza colpa di Sinner, da parte del suo massaggiatore Giacomo Naldi, attraverso uno spray cicatrizzante contenente clostebol, usato da Naldi per curare una ferita a un dito. Niggli e la Wada ritengono che ci sia comunque una negligenza, un certo grado di responsabilità del giocatore per tutto quello che riguarda il suo staff, per ogni comportamento. L’Itia non avrebbe, secondo la Wada, applicato correttamente le norme e non avrebbe seguito l’orientamento della giurisprudenza. Le norme dicono che, per una sostanza come il clostebol, uno steroide anabolizzante, una negligenza più o meno significativa può essere sanzionata con una sospensione fino a due anni. La pena più lieve prevista è un anno. Da uno a due anni, senza che ci sia alcuna volontà di assumere sostanze per migliorare le prestazioni. È già una cosa su cui riflettere.
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Gli altri casi del passato
Ma veniamo alla giurisprudenza, cioè all’insieme delle sentenze e quindi delle interpretazioni delle norme in casi concreti. Quale sarà il caso di riferimento?
- Se fosse quello di Marco Bortolotti, positivo al clostebol e completamente assolto senza neanche fare l’udienza, non si capirebbe nemmeno perché la Wada abbia fatto ricorso.
- O il caso Palomino? L’ex difensore dell’Atalanta fu assolto per una contaminazione da clostebol, anche se Nado, l’agenzia antidoping italiana, aveva fatto ricorso al Tas.
- O vogliamo prendere il caso di Gabriel Santos? Il nuotatore brasiliano, positivo al clostebol, è stato sospeso dalla Fina ma assolto dal Tas perché la contaminazione è stata accidentale e l’atleta non ha avuto alcuna colpa o negligenza.
- Ci sono altri casi, certo. Riccardo Moraschini, ex giocatore Olimpia Milano, fu invece squalificato per un anno, sempre clostebol e sempre contaminazione involontaria (non riuscì a fare ricorso al Tas in tempo utile per beneficiare di una eventuale sentenza di assoluzione).
- Stefano Battaglino, tennista, è stato squalificato per quattro anni per il clostebol. Non è riuscito a dimostrare che la contaminazione è stata accidentale. Anche qui c’era di mezzo un massaggio, probabilmente, ma il fisioterapista non ha rilasciato testimonianze, il fatto è avvenuto in un Paese dove non si vendono prodotti che contengono il clostebol e nessuno ha spiegato come ci fosse dunque arrivato. Nel caso Sinner c’è stata una ricostruzione dei fatti puntuale, documentata e con testimonianze.
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Se la giurisprudenza è questa, è tutta favorevole a Sinner. Ci saranno anche altri casi, nella linea accusatoria di Wada, e non sempre riguardanti il clostebol. Ma è evidente che ci sia l’esigenza di una uniformità di giudizio. Lo ha detto la Wada, annunciando in anticipo le novità che entreranno nel nuovo codice, a partire dal 2027. Non ci saranno più "prodotti contaminati", in vari modi e con varie sostanze, che portano a sentenze spesso diverse. Ci sarà una "fonte contaminata" attraverso, cibo o bevande, esposizione o contatto con persone o oggetti. Si cerca uniformità, appunto. Sempre il direttore generale Niggli ha spiegato nei giorni scorsi che si sta pensando a soglie di tolleranza per le contaminazioni. I laboratori riescono ormai a rintracciare quantità infinitesimali. Nel caso di Sinner: 86 e 76 picogrammi per millilitro di clostebol. Quanto è piccolo un picogrammo? È un bilionesimo di grammo. Proviamo a scriverlo in numeri: 0,000000000001 grammi. C’è un’ampia letteratura scientifica che dimostra come queste quantità non siano compatibili con la volontà di doparsi, non hanno alcun effetto, non aiutano nemmeno a battere le ciglia. Ci sarà il problema di individuare le soglie di tolleranza per ogni sostanza, ma rimane il fatto che i casi come quello di Sinner non saranno più punibili, non saranno doping, non ne sapremo mai nulla. Oggi tutto viene stabilito e deciso in base al codice attualmente in vigore, ma forse è il caso di cercare uniformità ed evitare ingiustizie da subito.
Anche perché Olivier Niggli ha detto alla France-Presse che la prima preoccupazione della Wada è proteggere la reputazione di un atleta. Pensava alla furia denigratoria dei social media, alla tendenza recente di non comunicare eventuali positività prima della conclusione dell’inchiesta e dell’emissione di una sentenza. C’è di molto peggio. Proviamo a pensare ad una condanna per un atleta per una presunta e casuale negligenza di qualcuno vicino a lui, senza alcuna attinenza con il doping e con il suo significato per come viene percepito. Per quantità talmente piccole che la Wada stessa ritiene vadano considerate insignificanti e non punibili. Che fine farebbe la reputazione di un atleta, del suo sport? Di tutto il mondo dello sport, verrebbe da dire. E che fine farebbe la reputazione della Wada e del sistema antidoping in generale? È vero, il codice antidoping richiede la massima attenzione ai giocatori per tutto ciò che fanno e che accade intorno a loro. Anche i giocatori hanno diritto a richiedere la massima attenzione a chi deve salvaguardare la loro integrità e quella degli eventi sportivi a cui partecipano.