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WEMBRACE GAMES 2024, a Roma l'evento sportivo di Bebe Vio Grandis

Sport
Bizzi Team

Allo Stadio dei Marmi la XII edizione della manifestazione che promuove lo sport paralimpico. Tema di quest’anno "Abbraccia l’emozione dello sport – Sogna insieme a noi". Festa e sorrisi all’insegna dell’integrazione e dell’inclusione

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Era il 1960. E allo Stadio dei Marmi andava in scena la Cerimonia d’apertura delle Olimpiadi. Una città, Roma, che sancì l’unione tra i Giochi Olimpici e i Giochi Paralimpici. Perché quell’anno, per la prima volta 400 atleti paralimpici di 23 nazioni diverse, sfilarono davanti a migliaia di persone dando inizio alla prima Paralimpiade della storia – termine poi stabilito e ufficializzato ai Giochi di Los Angeles dell’84. E ancora una volta lo Stadio dei Marmi è stato il luogo simbolo dell’inclusione e dello sport attraverso i WEmbrace Games, la manifestazione sportiva dell’associazione Art4Sport – creata dai genitori di Bebe Vio Grandis – che ha come scopo la promozione dell’integrazione tra persone con e senza disabilità. Tema di quest’anno "Abbraccia l’emozione dello sport – Sogna insieme a noi"

Bebe Vio Grandis - Bizzi Team

I WEmbrace Games

Otto le squadre in campo. Ognuna rappresentante di una città italiana (Roma, Milano, Bari, L’Aquila, Treviso, Fano, Genova, Napoli) e composta da giocatori provenienti da tutta Italia. Adulti e bambini. Con e senza disabilità. “Qui vogliamo dimostrare che una squadra può funzionare solo se le persone che la compongono sono un po’ di tutti i tipi – racconta Bebe –Uomini, donne, bambini, con disabilità, senza, e personaggi del mondo dello spettacolo. Vincerà solo la squadra che riuscirà a coordinare bene ogni persona e capire quale sia la sua abilità migliore”. Dopo tre prove, denominate rispettivamente “fly2paris”, “Last call to…” e “Costruisci la Torre Eiffel”, a trionfare è stata la squadra di Fano. Festa e sorrisi all’insegna dello sport. Perché poi, si sa, lo sport è uno e uno solo. 

WEMBRACE - Bizzi Team

Storie di sport

Tra gli ospiti anche il Presidente del Coni Giovanni Malagò che ha dichiarato come “sempre di più il mondo olimpico e paralimpico sono vicini. Bebe è forse l’anello di congiunzione più di tutti tra questi due mondi. Siamo a poco più di 40 giorni da Parigi. Migliorare Tokyo sarà complicato, ma questo è il desiderio. Sono molto felice perché la mia vita da dirigente sportivo è molto identificata con Bebe, con la famiglia, con tutti i campioni e soprattutto con WEmbrace. Siamo cresciuti insieme. Viva lo sport. Viva l’Italia”. Tanti anche i campioni sportivi, come il calciatore Radja Nainggolan, l’ex-rugbista Martín Castrogiovanni o lo schermidore Diego Occhiuzzi. E tanti anche gli atleti dell’Associazione Art4Sport. Ognuno con una storia da raccontare. Perché poi le storie sono insite nell’essenza stessa dello sport. Dai primissimi. Come Davide Obino (Dade). Che li ha visti tutti i Giochi. Da quando si chiamavano Giochi senza Barriere e si svolgevano in Veneto. “Per me entrare nell’associazione è stato fondamentale. L’idea di stare con un gruppo di ragazzi come Emanuele e Bebe con cui confrontarsi, darsi consigli o scherzare era una cosa pazzesca. Dopo il primo anno di art4sport volevo proprio che si vedesse la protesi. Ero contento di portarla e farla vedere. Anche perché nel gruppo non solo era normale ma era pure figo quasi”.  O Lorenzo Marcantognini (Lollo). Classe 2002. Entra a far parte dell’associazione nel 2012. Nato senza tibia, all’età di 4 anni gli amputano l’arto sinistro. Oggi è uno dei calciatori paralimpici italiani più forti. Nell’ultimo mondiale in Turchia, anche grazie a lui, l’Italia è arrivata a qualificarsi ai quarti per la prima volta nella storia. È proprio lì che viene notato a livello internazionale. Da maggio 2023 gioca infatti per la squadra polacca TSP Kuloodporni Bielsko-Biała, diventando il primo calciatore paralimpico italiano a essere stato acquistato da una squadra estera. Esempio di come i sogni, che si tramutano in obiettivi, poi diventano realtà. Questo è lo sport. Questi sono i WEmbrace Games, crasi di quel “Noi Abbracciamo”. E allora che l’abbraccio alle diversità e ai valori dello sport non si fermi solo qui. Ma che diventi motore per un abbraccio ancora più grande. E quindi sì: Viva lo sport. Viva l’Italia.