Alex Schwazer nell'autobiografia: "Andavo a doparmi e mentivo a Carolina Kostner"

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Il campione olimpico della 50 km a Pechino 2008 si racconta in 'Dopo il traguardo', libro appena pubblicato da Feltrinelli. Nelle 240 pagine la sua storia, le sue vicissitudini col doping, i suoi amori. "Non è la confessione di un diavolo e neppure l’apologia di un angelo. Chi vuole leggere la biografia di un uomo senza peccati ne deve scegliere un’altra, non la mia", scrive l'ex marciatore nell'introduzione

"Non è la confessione di un diavolo e neppure l’apologia di un angelo. Chi vuole leggere la biografia di un uomo senza peccati ne deve scegliere un’altra, non la mia". È un passaggio dell'introduzione di 'Dopo il traguardo', l'autobiografia di Alex Schwazer, campione olimpico della 50 km a Pechino 2008, appena pubblicata da Feltrinelli. “Ero un tossico, andavo in Turchia per doparmi”, confessa l'atleta di Vipiteno in una delle 240 pagine in cui racconta la sua storia, le sue vicissitudini col doping, i suoi amori.

Alex Schwazer a Pechino 2008
Alex Schwazer nel giorno della sua vittoria dell'oro olimpico a Pechino 2008 - ©Ansa

"Ragionavo da tossico ed ero pronto a mentire"

"Innsbruck-Vienna, Vienna-Antalya. A Carolina Kostner e ai miei genitori ho detto che sarei andato a Roma, alla Fidal - si legge in un passaggio del libro -. Ho tenuto il cellulare acceso anche di notte, per evitare che partisse il messaggio della compagnia telefonica turca. Ragionavo già da tossico. O meglio, sragionavo. Ed ero pronto a mentire, perché doparsi vuol dire anche mentire".

"La mia solitudine simile a quella di Carolina Kostner"

Nell’autobiografia anche cenni sulla relazione con la pattinatrice Carolina Kostner, durata dal 2007 al 2012. "Mi ha mandato un messaggio per invitarmi a una festa a Ortisei, per l’argento di Göteborg - scrive l’altoatesino -: il suo primo, vero, grande successo. Ancora non ci conoscevamo. Le ho risposto che dovevo allenarmi e, per non fare brutta figura, mi sono offerto di andare a trovarla a Torino. Dopo una pizza e due bottiglie bevute quasi da solo, le ho rovesciato il drink addosso. Abbiamo fatto le cinque del mattino. Eravamo in sintonia. La mia solitudine era molto simile alla sua".

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Non solo Carolina Kostner, nel racconto di Schwazer parla anche di Judith, Sabrina, fino all’incontro con Kathrin, che poi ha sposato. “La conosco da una vita, Kathi. Ho sempre pensato che fosse la ragazza più bella di Vipiteno. Più di una volta avevo fatto il primo passo, senza fortuna. Mi parlava per pochi minuti, poi spariva e non si faceva più vedere per il resto della serata”, scrive l’ex marciatore.

Come è nato il progetto editoriale

Schwazer in un’intervista al Corriere del Veneto ha spiegato anche come è nato il progetto editoriale nel 2013, dopo la squalifica del 2012. Il libro però è andato in stampa solo adesso a nove mesi dall’archiviazione del procedimento penale per doping, nato dall’accusa alla vigilia dei Giochi di Rio 2016, e 6 mesi dopo il no del Tas di Losanna che gli ha precluso Tokyo 2020. "Forse l’estate scorsa - dice Schwazer - con l’assoluzione giuridica e il no alle Olimpiadi, mi è scattato qualcosa dentro e ho deciso di chiudere i conti con il passato. Mi sentivo pronto. Ho dato il libro a Sandro (Donati, ndr), il mio allenatore, a Gerhard (Brandstätter, ndr), il mio avvocato, chiarendo subito: non aspettatevi un libro d’inchiesta perché parlo solo della mia vita".

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