La quarta puntata ambientata a Milano ha visto trionfare Fabio con la sua guest house La Favia. Appuntamento tutti i giovedì alle 21.15 su Sky e NOW con Bruno Barbieri, protagonista e arbitro delle gare tra gli hotel di alcuni dei luoghi più affascinanti d’Italia.
Reduci dalle sfide di Venezia, Toscana e Alto Adige (VAI ALLO SPECIALE), questa volta ci ritroviamo all'ombra della Madunina, nel cuore del capoluogo meneghino (FOTO). Ed è proprio qui, nella città più cosmopolita d'Italia che Bruno Barbieri ci ha fatto scoprire quattro strutture diversissime tra loro che hanno fatto dell’ospitalità low budget una loro bandiera. A gareggiare sono stati stati “Un posto a Milano” di Nicola, “Grand hostel Coconut” di Claudio, “Ostelzzz” di Fabietto; e “La Favia” di Fabio che ha portato a casa la vittoria. Abbiamo intervistato il vincitore, ecco cosa ci ha raccontato di questa sua avventura.
l'intervista al vincitore
Come avete reagito alla “chiamata”?
La verità? Non guardo la televisione da quando a 14 anni il mio professore di italiano disse che non era “cosa buona e giusta”. Estremo come tutti gli adolescenti, ho tenuto duro fino ai 46 anni. All’inizio della telefonata ho creduto mi volessero vendere uno spazio commerciale su un sito internet…a volte sono un disastro. Ci siamo presi una notte di riflessione e poi abbiamo deciso che la vita è sempre una bella avventura.
Come nasce l’idea di una guest house nel cuore di Milano?
Come spesso accade per casualità. Ci piace viaggiare e stavamo cercando una struttura da aprire in un paese esotico: Marocco e Messico erano in pole position. Poi, durante un viaggio in Messico con mia madre, abbiamo visto in vendita su internet una casa con due grandissimi terrazzi nel centro di Milano, potenzialmente dei giardini pensili: l’esotico nella nostra città…Un segnale! L’abbiamo comprata appena tornati.
La struttura è stata ristrutturata da te che vieni dal mondo della finanza e dal tuo compagno architetto, un connubio perfetto?
Si, ai tempi mi occupavo di valutazione d’azienda, mentre il mio compagno Marco Cortesia, di bc architettiassociati, è architetto fin dalla culla. Il connubio sembra perfetto, ma, come in ogni coppia, trova la sua miglior espressione sul terreno dell’incontro/scontro: Marco ha messo il suo gusto per le atmosfere, l’attenzione per i dettagli e un certo rigore milanese, io, di origini napoletane, l’amore per i colori e una forte predisposizione all’accoglienza, che traspare anche nella parte organizzativa: sono molto orgoglioso, ad esempio, di un distributore di acqua nella veranda che permette agli ospiti di avere acqua depurata sempre a disposizione permette a tutti di risparmiare migliaia di bottiglie di plastica ogni anno.
A entrambi piace conoscere nuovi orizzonti, in che modo i vostri viaggi hanno ispirato il vostro progetto?
Totalmente! Abbiamo raccolto idee e oggetti in giro per il mondo. Da un BB a Barcellona, che frequentiamo ancora oggi, è nato il desiderio di gestire una casa come un piccolo albergo; l’idea di un menù personalizzato per la colazione che si cancella ogni giorno, non sprecando carta, l’abbiamo presa in una guest house nel deserto di Uyuni, in Bolivia. A Darjeeling abbiamo comprato i tappeti dell’ingresso; sempre in India, a Varanasi, siamo rimasti affascinati da un pittore quasi centenario che ha realizzato per noi il grande quadro del dio Krishna, appeso nella stanza Barceloneta, che abbiamo atteso a Milano per 3 lunghi mesi; le sedie sdraio di bamboo sui terrazzi le abbiamo prese in Birmania e sono le stesse che utilizzano i monaci dei monasteri per riposare. Quanta ricerca per trovare chi le produceva! E tanto ancora.
Ma ci sono anche le nostre radici: Napoli, con il ritratto di fine ‘700 della mia antenata Serafina, mascotte di LaFavia. E Milano, con i disegni e gli schizzi originali di Portaluppi per la Piccola Scala di via Filodrammatici ricostruita nel dopoguerra. Infine, ogni mattina, come un rito centenario, accendiamo un incenso davanti alla statua di Krishna con le sue Gopi: ben 18 Kg di pietra portati a LaFavia in un bagaglio a mano. C’è un pezzo dei nostri viaggi e dei nostri ricordi in tutta la struttura: presenze discrete ma cariche dell’atmosfera di autenticità e familiarità che volevamo realizzare.
Tra i tanti luoghi visitati in giro per il mondo, a quali siete più legati e perché?
Oscilliamo come un pendolo tra India e Messico: intensi ma diversi. Quando sentiamo di aver bisogno di spiritualità, l’India ci accoglie sempre generosa con i suoi insegnamenti. Abbiamo trascorso mesi sulle montagne Himalaiane, in ashram sperduti, meditando sulle tombe di antichi saggi o davanti alle pire funerarie di Varanasi. Se abbiamo voglia di coccole colorate e suggestive, andiamo in Messico, con il suo mare caldo, le sue foreste tropicali, gli sciamani e le architetture moderniste. Dall’ultimo viaggio in Messico siano tornati con un enorme lampadario del 1974 di rattan, con scimmie appese, dell’artista Mario Lopes Torres, e un paravento anni 50 del designer messicano Arturo Pani.
L’hotel più bello in cui hai soggiornato?
Due, come i paesi del nostro cuore. In India sicuramente l’Hotel Imperial di Delhi, di periodo déco, con arredi originali e un’atmosfera di altri tempi. In Messico The Red Tree House, a Città del Messico, dove ci sentiamo a casa: la hora feliz della sera e un patio raccolto in cui leggere e chiacchierare sono parte del nostro viaggio in Messico.
Quale pensi sia stata la vostra carta vincente?
Un giardino pensile in pieno centro a Milano: una chicca nascosta che sempre sorprende. Il design creato con pezzi originali, l’attenzione ai dettagli e la volontà di preservare l’idea di un’accoglienza casalinga. Siamo un team, io e Marco, con Sonia e Catherine che fanno parte della nostra famiglia allargata. E poi, fin dall’apertura nel 2013, abbiamo a cuore la tematica ambientale; cerchiamo di ridurre al minimo il consumo di plastica, offriamo acqua depurata, sia naturale che gasata, per evitare il consumo di bottigliette di plastica e progetto di cui siamo molto orgogliosi, per ogni prenotazione ricevuta piantiamo un albero in Guatemala: compensiamo le emissioni in collaborazione con Andrea di Zeroco2.
La vittoria invece, c’è stato un momento in cui avete pensato di farcela?
Abbiamo iniziato l’avventura come un’esperienza, un viaggio da vivere senza sapere la meta; la Gita, il sacrissimo testo indiano, raccomanda l’azione senza attaccamento al risultato. È iniziata così…Poi, davanti alla telecamera, un autore, Stefano, con gli occhi spietati, mi ha chiesto “ma vuoi vincere o no? Si, ho dovuto rispondere, anche da bambino mi è sempre piaciuto vincere ai giochi!
Se poteste ospitare un personaggio famoso, anche storico, chi vi piacerebbe avere come cliente nella vostra “casa”?
Henri Cartier Bresson, il grande fotografo, che coglieva attimi, umanità ed emozioni. Amava l’India come noi e ha testimoniato con i suoi scatti e le sue parole sulla morte di Ramana Maharshi, il grande santo indiano sulla cui tomba ci rechiamo in pellegrinaggio praticamente ogni anno. Ci piacerebbe chiacchierare con lui a colazione, sentire i suoi racconti e cogliere la sua visione.
Ho letto che ti dedichi alla lettura dei tarocchi, servizio che offri ai clienti, come nasce questa passione? E come reagiscono gli ospiti?
I tarocchi mi ricordano ogni giorno la mia umanità, le mie aspirazioni, quello che nel fondo voglio essere; questi 78 foglietti di carta, antichi come i Pitagorici o usciti dalla corte umanista degli Sforza di Milano, sono un memento delle infinite possibilità da sondare e scoprire nella vita. Li ho incontrati in un momento di “crisi vocazionale” e da allora non li ho più abbandonati.
Quando chiarisco agli ospiti di LaFavia che non leggo il futuro ma che uso i tarocchi per aprire situazioni e vivere una vita più umana sono felici di dedicare un’ora a questa nuova scoperta. Alcuni clienti si iscrivono ai corsi in cui insegno i tarocchi, corsi online o presenziali, o ascoltano il Podcast “Vaniloquio - Tarocchi e delizie” in cui, con la mia amica Clara, Claromante Tarot, tentiamo di togliere la polvere di vecchio e spaventoso che spesso ancora li avvolge. Se i Tarocchi non fanno predizioni terrificanti possono riconnetterci alla nostra parte più intima e vera. Leggo anche in spagnolo e inglese, per cui non avete scuse!