Intervista a Sara e Raffaella, addestratrici di foche al parco faunistico Le Cornelle

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Veronica Rafaniello

Sara_Rafaniello_e_Raffaella_Simoni_Cornelle

Abbiamo intervistato Raffaella e Sara, una naturalista e una keeper che lavorano fianco a fianco per il benessere di cinque foche vituline al Parco Faunistico Le Cornelle.

 

Leggi l’intervista e non dimenticare che fino all’8 agosto Sky Uno +1 (canale 109), diventa "Sky Uno Loves Animals", la casa degli animali.

 

A pochi passi dal caos cittadino, lontano dallo smog, la nebbia e il cielo grigio, c’è chi ha fatto della natura sormontata da una distesa di azzurro e nuvole bianche, il proprio ufficio e del benessere degli animali il proprio mestiere. Si tratta di Raffaella Simoni, naturalista e Sara Rafaniello, keeper e trainer, al Parco Faunistico Le Cornelle, in provincia di Bergamo. Queste due donne diverse per età, provenienza e formazione professionale collaborano ogni giorno, lavorando a un progetto di addestramento (training) finalizzato al passaggio spontaneo delle cinque foche vituline ospitate nel parco, ad una vasca secondaria dove potranno riposare o rimanere in degenza, lontane dagli occhi e dal vociare dei visitatori. “Al momento passano abitualmente nella nuova vasca due esemplari, ci vorrà del tempo prima di convincere gli altri, perché sono animali molto timidi, inoltre non sono mai stati addestrati prima-spiega Raffaella-Innanzitutto, infatti, stiamo facendo un lavoro di ‘desensibilizzazione’ per aiutarle ad abituarsi alla presenza umana, alla quale sono ‘sensibili’. Abbiamo già raggiunto buoni risultati, anche per quel che riguarda i medical behavior, ovvero quei comportamenti che facilitano e rendono non traumatica una visita veterinaria.”

 

 

 

Raffaella durante il training (@Gabriela Negri)

 

 

Raffaella, prima di arrivare alla Cornelle ha lavorato come addestratrice di delfini e leoni marini e ha dovuto imparare come rapportarsi con le foche, animali molto diversi: “Inizialmente ho osservato molto, per conoscerle e farmi conoscere. Sono animali meno spigliati e più paurosi di quelli ai quali ero abituata, quindi ci vuole molta pazienza e più tempo per arrivare a risultati anche semplici. Bisogna rispettare le tempistiche dell’animale senza mai forzarlo”.

 

Fondamentale è l’ottimo rapporto che si è instaurato non solo con Schizzo, Grey, Kia, Nausica e Sally, ma anche tra le due colleghe: “Sara ed io lavoriamo bene insieme, ci compensiamo e impariamo l’una dall’altra. Lei è fresca di studi e mi aiuta con le questioni più tecniche, io invece mi occupo della gestione degli animali e dell’impianto che ne determina l’habitat.”

 

Abbiamo fatto due chiacchiere con Sara, amante degli animali fin da bambina e giovanissima keeper di 23 anni.

 

 

 

Sara riceve un bacio da Schizzo, con accanto Grey. Il bacio rientra tra gli esercizi di training (@Gabriela Negri)

 

Lei è una keeper, cosa significa?

Il termine ‘keeper’ significa custode. Il keeper è, dunque, il custode o guardiano degli animali. Si occupa di dar loro da mangiare, pulire gli habitat. Inoltre, per quel che mi riguarda c'è anche la parte del training. Lavorando a stretto contatto con gli animali, i keeper sono i primi ad accorgersi se qualcosa non va e se il loro comportamento si discosta dalla normalità. 

 

Come mai si sente poco parlare della sua professione?

Innanzitutto perché i visitatori non ci vedono quasi mai, noi stiamo nelle retrovie e la gente non si rende conto che c’è qualcuno che manda avanti il parco. Inoltre, quella del keeper non è ancora una figura riconosciuta a livello nazionale. L’Associazione Italiana Guardiani di Zoo è nata da poco, quindi c’è ancora molto da fare.

 

Siete, però, in scena durante l’educa-zoo. Di cosa si tratta esattamente?

Il parco ha due principali funzioni: conservare ed educare. È importante far conoscere gli animali ai visitatori, per questo alle Cornelle e in altri parchi, vengono dedicati dei momenti di approfondimento in cui una biologa specializzata spiega le caratteristiche, l’habitat e i rischi che i nostri ospiti corrono a causa dell’uomo. Nel caso delle foche, questo momento educativo vien fatto coincidere con il training che consente di vederle muoversi, mangiare e interagire con i trainer. È molto importante far partecipare i bambini, per questo organizziamo anche laboratori didattici. Educare i bambini oggi ci consentirà di avere, un giorno, adulti migliori.

 

Lei si occupa anche del training, insieme a Raffaella. Come rispondono gli animali?

Dipende dalla personalità e dalla predisposizione di ognuno. Schizzo è stata una delle prime ad entrare nella nuova vasca, così come Grey, la più giovane e curiosa. Kia e Nausica sono ancora reticenti, la prima perché è una fifona, la seconda perché non vede bene e questo le rende difficile cambiare ambiente. Sally, infine, è una gran furbona, venderebbe l’anima per del pesce, ma solo quando ne ha voglia. Il risultato più grande che abbiamo ottenuto, comunque, è una buona desensibilizzazione degli animali, si fidano di noi, ci conoscono e questo facilita i medical behavior. Al momento Schizzo e Grey si lasciano fare l’ecografia, Kia apre la bocca e permette che le vengano controllati i denti e tutte e cinque si lasciano somministrare il collirio negli occhi.

 

 

 

Raffaella durante una sessione di training mentre prepara Schizzo a lasciarsi fare un'ecografia dai veterinari del parco (@Gabriela Negri)

 

 

Sono appena nati dei cuccioli…

Un maschio e tre femminucce, manca il cucciolo di Nausica che ogni anno si fa attendere.  I cuccioli ci danno un bel da fare, dopo il primo mese di allattamento la madre, così come fa in natura, lo lascia solo e sta a noi insegnar loro come mangiare il pesce. In mare imparerebbero tutto osservando la madre durante la caccia e ovviamente al Parco questo non può avvenire.

 

Anche i cuccioli sono sottoposti a training?

Certo, procediamo subito con una desensibilizzazione e gli insegniamo cose semplici come il mangiare alla mano o a dare la pinna (utile per controllare le unghie ndr). Sicuramente, rispetto agli esemplari adulti, i cuccioli si prestano meglio al training, sono delle pagine bianche e imparano in fretta.

 

Passando tante ore al giorno con Schizzo, Sally, Nausica, Grey e Kia sembra inevitabile affezionarsi. Com’è il suo rapporto con loro?

Sono le mie bambine. Mi sento responsabile per loro e mi mancano quando non le vedo, anche le so nelle buone mani di Raffaella.

 

 

 

Kia e la sua figlioletta (@Gabriela Negri)

 

 

Il momento più emozionante?

Il parto di Nausica, l’anno scorso. È stato il primo parto al quale ho assistito, perché di solito avvengono di notte, e non lo dimenticherò mai.

 

Sara, lei è giovanissima e già lavora da circa due anni con questi splendidi animali, com’è arrivata qui alle Cornelle?

Ho iniziato come tirocinante nell’ambito del corso di studi Allevamento e benessere animale e poi sono rimasta per la tesi di laurea, dedicata alla gestione di foche vituline e pinguini di Humbolt alle Cornelle. Fu il mio relatore a consigliarmi l’argomento e gli sarò sempre grata per avermi fatto scoprire questo mondo. Poco dopo la laurea fui chiamata per partecipare al progetto di training al quale lavoro tuttora. Nel frattempo, però, sto ancora studiando per ottenere anche la laurea magistrale e seguo corsi specifici sui mammiferi marini.

 

 

 

Sara durante una sessione di training (@Gabriela Negri)

 

 

Un consiglio per chi vorrebbe intraprendere questo percorso?

Studiate tanto, perché finalmente in Italia i parchi stanno riconoscendo il valore della formazione accademica dei keeper, anche se non  esiste ancora un corso di laurea dedicato. Le basi di alimentazione e igiene sono fondamentali e poi serve molta esperienza che si acquisisce attraverso stage e tirocini. È un lavoro fatto di sacrifici quindi bisogna essere pronti a lavorare, ad esempio, la vigilia di Natale o a spostarsi per raggiunger i parchi che di solito sono fuori città. Imprescindibile, ovviamente, un grande amore e rispetto per gli animali.

 

Sky quest’anno promuove la campagna ‘un mare da salvare’. Quali sono le principali difficoltà che affrontano in natura questi animali? Sono a rischio estinzione?

Le foche risentono del cambiamento climatico e dell’inquinamento del mare. Nonostante la foca vitulina sia inserita nella categoria least concern della IUCN Red List, perché non è a rischio estinzione, viene comunque cacciata per il grasso e le pellicce, oltre a non essere amata dai pescatori. È, invece, a rischio la sottospecie della Vitulina Mellonae, di cui rimangono soltanto tra i 120 e i 600 esemplari. Proteggere il mare è il primo passo per impedirne la scomparsa.

 

 

 

Grey mentre allatta la sua piccola (@Gabriela Negri)

 

 

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