Alessandro Borghese, tatuaggi in salsa rock

TV Show

Barbara Ferrara

In attesa di Ink Master, dal 18 ottobre in prima tv assoluta ogni domenica alle 21.10, e delle lunghe notti dei tatuaggi su Sky Uno, abbiamo incontrato lo chef più rock del piccolo schermo, non in cucina ma sul lettino di un tatuatore d’eccezione, Michele Agostini. Leggi l’intervista e sfoglia in anteprima le foto rubate dal backstage

In occasione della nuova stagione di Ink Master, dal 18 ottobre in prima tv assoluta ogni domenica alle 21.10 e delle lunghe notti dei tatuaggi, tutte le notti su Sky Uno #nottideitatuaggi, abbiamo incontrato lo chef più rock della tv che, cresciuto a pane, Led Zeppelin e buon cibo, si rivela un appassionato di tatuaggi. E dalle cucine di Kitchen Sound, dove lo abbiamo intervistato l’ultima volta, lo ritroviamo a San Giuliano Milanese in un luogo che non assomiglia a nessun’altro: The Other Place, tattoo pub gestito da Ago, organizzatore, tra le altre cose, della Milano Tattoo Convention, fiera nata nel 1995 tra le tre più importanti d’Europa, punto di riferimento internazionale per esperti e appassionati. E’ in  questo “bar-ritrovo solo per amici che apre le porte ai migliori tattoo artist in circolazione”, che Alessandro Borghese si è affidato alle mani di Michele Agostini, tatuatore specializzato in ritratti e tattoo realistici.

 

Tra le ricette rap di Kitchen Sound, la nuova edizione di Quattro Ristoranti in arrivo a novembre e la terza stagione di Junior MasterChef  in onda a primavera , non si capisce dove chef Borghese trovi il tempo per dedicarsi anche a questa sua meno nota passione. E’ un vulcano di energie in eruzione: “Quest’estate non mi sono mai fermato, ho fatto un unico bagno al mare con mia figlia”. E così che comincia la nostra chiacchierata, poco prima che finisca steso sul lettino. Alessandro racconta del suo amore per l’arte come forma di espressione e confessa di essere molto divertito all’idea di finire sulla copertina di Inked che gli dedicherà il prossimo numero in uscita a novembre. Il magazine, come ci spiega il suo editore Giuseppe Roncen, è l’edizione italiana della famosa rivista internazionale di tatuaggi, cultura, stile e arte nata a New York nel 2004.

 

Ci sembra di capire che quello di oggi non sia il suo primo approccio al tattoo?
Ne ho già parecchi, uno l’ho fatto quando vivevo a New York, alcuni sono firmati Stigma, un amico tatuatore di Roma. Un altro l’ho fatto quando stavo sulle navi da crociera, un altro quando mi sono sposato.
Che genere le piace?
Old school e la corrente iper-realista.
A che età ha fatto il primo?

Avevo quindici anni, un sole.
Come le è venuto in mente?
Frequentavo la scuola americana, avevo un sacco di amici di varie culture ed estrazioni sociali, così abbiamo deciso insieme, forse anche come segno di ribellione.
Precoce, i suoi come l’hanno presa?
Mamma era cosciente, mio padre invece non voleva e io per due estati di fila sono riuscito a fargli credere che si trattasse di un trasferello delle patatine, nonostante al mare, dopo il bagno non si cancellasse mai. Poi non ci ha creduto più.
Cosa la appassiona dei tatuaggi?
Mi piace l’idea della progettualità che c’è dietro. Sono una forma d’arte, così come la cucina, o l’arte moderna che colleziono con mia moglie. Inoltre io ho fatto una scuola straniera a indirizzo artistico e amo disegnare.
Quindi oltre a cucinare, disegna?
Certo, disegno sempre tutti i piatti che cucino, gli impiattamenti, ogni dettaglio. Mi piace immaginarli, progettarli, parto da uno schizzo e poi li finisco con i colori.
Cos’è per lei un tatuaggio?
Può essere un racconto di vita, un ricordo, bello o brutto. C’è chi lo fa perché fa moda. Io ho ripreso a tatuarmi dopo anni. Per me è un album che racconta la tua vita.
Qual è il tatuaggio che farà oggi?
Un melograno, simbolo di rinascita e rinnovamento. Anche in cucina è un frutto simbolico, ed esiste anche un granchio 
Il prossimo che farà invece?
Mi tatuerò mia figlia Arizona. Ma per questo occorre molto tempo. Strada facendo ne farò altri. Diciamo che per ragioni professionali mi sono limitato. Ma continuerò.
Anche sua moglie condivide questa sua passione?
Mia moglie non ha tatuaggi, e per la verità sulle donne non li amo, preferisco il corpo della donna completamento puro, pulito.
Che effetto fa la copertina di Inked?
Abituato alle riviste gastronomiche, per me è una novità, è molto “ganzo”, emozionante. Mi farò un blowup della copertina da mettere in cucina, mi diverte moltissimo.
Cosa bolle in pentola, oltre a Quattro Ristoranti, Kithchen Sound e Junior MasterChef?
Un gran gala di tatuaggi, l’idea è chiamare a raccolta i più forti tatuatori d’Italia e organizzare una cena di gala abbinando ogni loro tattoo a un mio piatto. Ci stiamo lavorando.



 

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