Infanzia, vocazioni e amori del Dottor Manhattan. L'ottava e penultima puntata di Watchmen ci svela i dettagli della relazione tra il supereroe e Angela Abar e l'origine della prigione in cu vive Ozymandias: leggi la recensione.
Il Dottor Manhattan e il Tunnel dell’amore
"La distinzione tra passato, presente e futuro è soltanto un’illusione, anche se ostinata.” Lo sapeva bene Albert Einstein e lo sa anche il Dottor Manhattan, alias Jonathan "Jon" Osterman, alias Calvin Jelani. Così sulle note immortali di Raphsody in Blue di George Gershwin, l'ottavo episodio della serie Watchmen è la cronaca di un amore tre un dio blu e una poliziotta nera.
Con la grazia e l’ironia della Hollywood dei tempi d’oro, Damon Lindelof gioca con il tempo e con le passioni in un girotondo vertiginoso in cui è facile perdersi. I primi 40 minuti della puntata, infatti, sono uno straordinario flashback. Una sorta di memoir del supereroe. Un viaggio nei ricordi di un essere sovraumano che vive un eterno presente in cui ogni cosa accade simultaneamente. Come Zeus, il Dottor Manhattan, è un Dio che può creare la vita dal niente, ma anche entrare in un bar di Saigon, ordinare una birra e invitare a cena una poliziotta orfana.
Nel penultimo episodio di Watchmen passiamo con disinvoltura da Europa, il satellite di Giove sul quale Jon ha creato il giardino dell’Eden, a un maniero immerso nella campagna inglese. Parimenti all’episodio di Lost "La Costante", Lindelof affastella momenti e situazioni differenti, ma in fondo ogni attimo risultato concatenato all’altro. Il Dottor Manhattan è una divinità senza il senso dell’immaginazione, un demiurgo che genera Adamo ed Eva ispirandosi a una Bibbia illustrata, i cui disegni hanno lo stesso stile di Dave Gibbons, il fumettista che ha illustrato la graphic novel alla base della serie tv.
Ma Jon è anche un burattinaio che ha bisogno d’amore. E, proprio per la passione che nutre nei confronti di Angela, sceglie di rinunciare al proprio potere, di trasformarsi in un uomo come tanti. Sicché Tunnel of Love di Doris Day diventerà la colonna sonora di questa love story. Una canzone sdolcinata e tuttavia autentica, perché, per citare la Fanny Ardant di "La Signora della porta accanto", "Ascolto solo canzoni perché dicono la verità. Più sono stupide, più dicono la verità.” Ma alla fine del tunnel l’amore si trasfigura in qualcos’altro. Tutte le relazioni finiscono in tragedia. E mentre il Dottor Manhattan cammina sull’acqua di una piscina o si prepara dei waffle, il destino si compie, e Sorella Notte scopre di aver indotto suo nonno a uccidere Judd Crawford. In fondo è tutto un paradosso, nessuno sa se sia nato prima l’uomo o la gallina. Forse la risposta giusta è entrambi.
Ozymandias e il paradiso perduto
L'ottavo episodio di Watchmen ci offre finalmente l’atteso incontro tra il Dottor Manhattan e Adrian Veidt. Nascosto nel suo rifugio in Antartide, scalzo e avvolto in una giacca da camera damascata, Ozymandias osserva attraverso la televisione l’idiozia umana. Adrian ha fornito all’umanità le più svariate forme di energia alternativa, ma gli uomini continuano a scherzare pericolosamente con il nucleare. Jon sa che anche questo è un paradosso: gli esseri umani costruiscono bombe per sentirsi più al sicuro. Erano 24 anni 41 giorni e 13 ore che i due non si incontravamo. Tra cefalopodi ed elefantini, Veidt dona all’essere più onnipotente della storia della civilizzazione il dispositivo per far dimenticare a Jon la propria identità. Senza sapere più di essere il Dottor Manhattan, l’uomo potrà continuare ad amare ed essere amato da Angela, senza la complicazione di essere un dio.
In cambio di questo generatore di amnesia, il supereroe blu offre a Ozymandias di diventare il padrone del regno che ha creato sul satellite di Giove. Un mondo più dolce e gentile dove gli individui provvedono agli altri, invece che a loro stessi. Adrian ovviamente accetta di regnare su quel luogo lussureggiante e privo di conflitti, ma dopo i titoli di coda scopriamo che quel paradiso si è trasformato in un inferno. Rinchiuso in una cella, Adrian legge Fogdancing, il libro scritto da Max Shea: autore del fumetto "I Racconti del Vascello Nero" e da cui Cronenberg ha tratto un ottimo film.
Al Guardiacaccia, che scopriamo essere il primo uomo creato da Dottor Manhattan, Adrian confessa che non si sente bene in questo giardino dell’Eden. La sua vera casa è a 390 milioni di miglia da qui. E tutta la disperazione dell’uomo più intelligente del mondo è contenuta in questa battuta “Il Paradiso non mi basta, perché in paradiso io non servo.“ E la soluzione è nascosta in una torta di compleanno con 7 candeline. Sulle consuete note del requiem di Mozart, Ozymandias trova nel dolce un ferro di cavallo e inizia la sua fuga per la libertà.