Il Mostro, la miniserie corale di Sollima che cambia in continuazione

“Il Mostro”, la nuova serie tv creata da Stefano Sollima e Leonardo Fasoli, diretta dallo stesso Sollima e distribuita in streaming da Netflix, rappresenta una novità interessante all’interno del mercato italiano. Fondamentalmente per due ragioni. La prima: è una miniserie, dura appena quattro episodi; sul finale c’è un’apertura per una nuova stagione, ma va bene – cioè, funziona – anche così. La seconda: Sollima e Fasoli si sono appropriati di una storia che, volenti o nolenti, è entrata a far parte dell’immaginario comune; una storia che ha una base di partenza che affonda le sue radici nella cronaca e nelle inchieste giudiziarie. La pista sarda “Il Mostro”, come suggerisce il titolo, racconta parte della vicenda del Mostro di Firenze. Nello specifico, si concentra su quella che viene comunemente definita “pista sarda”. Siamo tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta; arriviamo fino all’inizio degli anni Ottanta. Vengono ricostruiti gli omici, offrendo al pubblico elementi e punti di vista differenti. Ecco, se c’è una cosa che “Il Mostro” fa incredibilmente bene, è ribaltare in continuazione la prospettiva dei personaggi. Ogni episodio, infatti, segue un personaggio in particolare. E la storia non viene solo raccontata nuovamente: viene modificata, snellita, riscritta, con l’aggiunta di dettagli e di elementi che, in un primo momento, non vengono minimamente accennati. Personaggi che crescono In questo modo, i personaggi crescono, assumono un altro spessore e un altro peso. E noi, gli spettatori, finiamo per affezionarci – visivamente – agli attori che li interpretano. In un’altra dimensione, invece, resta la storia degli inquirenti, magistrati e forze dell’ordine. Loro, con il loro punto di vista, sono sempre gli stessi. E rappresentano una sorta di riferimento per l’intera narrazione. In più, visto che “Il Mostro” si concentra sulla pista sarda, tra il secondo e il terzo episodio il sardo diventa la lingua più parlata della serie, compaiono i sottotitoli, e l’ambientazione – prima relativamente limitata – si allarga, inglobando altri luoghi e altre regioni. Ricostruire un'Italia che non esiste più Girare una serie come “Il Mostro” significa dover ricostruire in buona parte un’Italia e un’estetica che non esistono più. Quindi con determinati arrendamenti, con particolari vestiti, con auto e moto d’epoca. Soprattutto, significa provare a creare uno spazio coerente e credibile. I vari episodi, in un certo senso, vanno interpretati come estensione stessa dei loro protagonisti. Vengono accentuati dei comportamenti; altri vengono completamente riscritti. Il cast – Marco Bullitta, Valentino Mannias, Francesca Olia, Liliana Bottone, Giacomo Fadda, Antonio Tintis e Giordano Mannu – è uno dei punti di forza de “Il Mostro”. Come ha già fatto in passato con progetti come “Romanzo Criminale” e “Gomorra – La Serie”, anche qui Stefano Sollima ha deciso di circondarsi di attori più o meno conosciuti e più o meno esordienti. Probabilmente, l’ha fatto per proteggere il racconto: un attore troppo famoso, o troppo riconoscibile, avrebbe di fatto rotto quel patto silenzioso tra spettatore e storia che è la sospensione dell’incredulità. Il ruolo fondamentale dei produttori All’inizio abbiamo detto che “Il Mostro” rappresenta una novità interessante per il mercato italiano. E questo dipende anche dai suoi produttori. Da una parte, infatti, abbiamo Stefano Sollima e Lorenzo Mieli, che negli ultimi due anni ha seguito altre due serie particolarmente importanti: “M. Il figlio del secolo”, disponibile su Sky e su NOW, e “Portobello” di Marco Bellocchio, in arrivo su HBO Max il prossimo anno. Dall’altra parte, abbiamo Gina Gardini, che insieme a Stefano Sollima e a Ludovico Purgatori, ha fondato una nuova società, la AlterEgo. Sempre Gardini è stata una delle fautrici della rivoluzione seriale italiana, seguendo da vicino, soprattutto per quanto riguarda l’espetto produttivo, lo sviluppo di serie come le già citate “Romanzo Criminale” e “Gomorra – La Serie”, entrambe disponibili su Sky e su NOW. I quattro episodi de “Il Mostro” sono intensi, ben costruiti, e hanno quella capacità – sempre più rara – di funzionare come un corpo unico, senza il bisogno di pause troppo lunghe o di interruzioni. Su Netflix, ma più in generale su una piattaforma streaming, “Il Mostro” ha la possibilità di coinvolgere lo spettatore e di raccontare la storia che ha in mente esattamente nel modo che vuole. Sollima e Fasoli sono veterani del piccolo schermo italiano e di una certa serialità: quella capace di conservare la sua specificità locale e di rivolgersi, potenzialmente, a un pubblico globale.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Il Mostro, la miniserie corale di Sollima che cambia in continuazione

Gianmaria Tammaro