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Pepsi, dov'è il mio jet? La storia vera che ha ispirato la serie Netflix

Serie TV

Manuel Santangelo

©Getty

In streaming è disponibile questa docuserie in cui si racconta un’assurda vicenda realmente accaduta. Una storia che ha come protagonisti principali una grande multinazionale, un universitario e un aereo da caccia. In quattro episodi si rivive l’atmosfera degli anni Novanta, un periodo storico in cui anche vincere un jet bevendo bevande gassate sembrava possibile

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La bevanda che notoriamente “mette le ali” è un’altra. Tuttavia, nel 1996, Pepsi fece uno scherzo ai suoi consumatori più accaniti, facendogli credere di poter volare (letteralmente) grazie alla famosa cola. Gli addetti al marketing della bevanda pensarono di promettere in uno spot a coloro che fossero riusciti a totalizzare ben sette milioni di punti il premio definitivo: un aereo da caccia AV-8 Harrier II. Il velivolo del valore di 32 milioni di dollari era chiaramente un’esclusiva dell’esercito USA e non poteva diventare un premio alla portata di un qualunque folle amante di bibite gassate. Tuttavia qualcuno prese seriamente quella pubblicità e si industriò per rendere il suo sogno realtà, avere l’AV-8 Harrier II in giardino. Quel ragazzo si chiamava John Leonard e oggi il suo tentativo di trasformare un assurdo desiderio in realtà è al centro di una miniserie Netflix. Pepsi, dov’è il mio jet? prova a ricostruire in quattro puntate una storia tanto vera quanto incredibile, regalandoci un affresco di un periodo storico in cui tutto (ma proprio tutto) pareva possibile.

7 milioni di ragioni per crederci

Negli anni Novanta la rivalità tra Coca-Cola e Pepsi passava anche attraverso gli spot televisivi, di certo più di quanto non accada ancora oggi. In un tempo in cui anche denigrare apertamente la concorrenza era lecito, non c’erano virtualmente limiti alla creatività. Quando non erano più sufficienti testimonial come la modella Cindy Crawford o l’istrionico cestista Shaquille O’Neal, un marchio come Pepsi poteva lanciarsi poi in quella che era la vera arma dei brand negli anni Novanta: la raccolta punti. Anche in Italia abbiamo assistito a persone che si sono sostanzialmente “arredate casa” attaccando bollini, soprattutto perché le aziende promettevano a un certo punto davvero qualunque cosa dai frullatori ai primi avveniristici cellulari. Per questo forse oggi possiamo dire che, negli Stati Uniti, i pubblicitari di Pepsi fecero un errore di valutazione: dovevano pensare che qualcuno avrebbe preso seriamente persino il loro spot, dove scherzosamente si prometteva un jet in dotazione all’esercito americano per “soli” sette milioni di punti. Neanche una trovata così assurda sembrava poi così fuori dal mondo in un clima del genere.

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Prendo una Pepsi e un aereo da caccia, grazie

Nel 1996 John Leonard era solo uno studente universitario ma, da bravo figlio dell’American Dream, coltivava già grandi sogni. Perché accontentarsi di una Ferrari quando si può puntare a un AV-8 Harrier II tutto per sé? D’altronde, come diceva il tizio nella pubblicità, dopo essere atterrato a scuola con l'aeroplano: “È senz’altro meglio dell’autobus”. John si industriò davvero per fare l’impresa, con buona pace di chi gli faceva notare che era quasi più semplice acquistare direttamente quel velivolo senza le armi per 32 milioni di dollari. Leonard coinvolse tutti e si fece aiutare da parenti e amici, in primis l'alpinista Todd Hoffman e alla fine arrivò quasi a tagliare il sospirato traguardo. Se non fosse che dal quartier generale di Pepsi furono lapidari: le possibilità di vincere un jet erano pari a quelle di veder trasformare la zucca in giardino in una pratica carrozza. Una mazzata per chiunque ma non per Leonard che, forse caricato a pallettoni dalla caffeina ingerita, decise di non arrendersi neanche di fronte a un tale diniego.

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Una storia che fa volare

Lo studente portò PepsiCo in tribunale e, nonostante il documentario Netflix provi per un po’ a farci credere in un lieto epilogo, alla fine il nostro eroe dovette arrendersi. Non ricevette mai quel meraviglioso aereo che, come gli elicotteri, decollava e atterrava in verticale. La sentenza venne emessa nel 1999, alla fine forse dell’ultimo decennio in cui una storia del genere poteva accadere. La giuria non fu neanche troppo clemente con Leonard, scrivendo che: “Nessuna persona sana di mente avrebbe potuto concluder che lo spot potesse davvero offrire ai consumatori un jet Harrier”. La battaglia di questo Don Chisciotte (affiancato da svariati Sancho Panza) ha tuttavia fatto giurisprudenza, finendo per diventare un case-study analizzato nelle università. Pepsi non ha più ripetuto un errore simile e, come la mascotte Pepsi-Man in un videogioco proprio di quegli anni, corse subito ai ripari: alzò la cifra di bollini necessaria a settecento milioni e aggiunse nello spot una scritta che non lasciava spazio a dubbi: “è uno scherzo”. John Leonard è entrato a suo modo suo nella storia ed è diventato idolo di una generazione, nonostante il fallimento del suo progetto. In queste quattro puntate di Pepsi dov’è il mio jet? si vedono tutti i protagonisti della vicenda e anche star come la stessa Crawford. Tuttavia il vero protagonista resta sempre lui, magnetico e ingenuo come qualche decennio fa. D’altronde chi meglio di John Leonard potrebbe rappresentare un moderno Icaro, che si bruciò le ali per aver voluto volare troppo in alto e vicino al sole?

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