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Gangs of London, la recensione del terzo episodio della serie tv

Serie TV sky atlantic

Linda Avolio

Leggi la recensione del terzo episodio di Gangs of London. La serie è in onda su Sky Atlantic il lunedì sera alle 21.15 (disponibile anche On Demand e in streaming su NOW TV). - OVVIAMENTE CI SONO SPOILER PER CHI NON HA ANCORA VISTO L'EPISODIO

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Gangs of London, cos'è successo nel terzo episodio

2014, Kurdistan turco. Sopravvissuta allo scoppio di un ordigno durante uno scontro, Lale, combattente del PKK, ritrova finalmente suo marito, morto dopo atroci torture. Non ci sono dubbi: sono stati i pakistani a tradirli, a venderli ai turchi. E’ tutta colpa di Asif Afridi. Il sangue chiama sangue: prima o poi la vendetta della donna si abbatterà su di lui, questo è certo.

Nel presente, Sean, che ama costruire grattacieli ma non ama starci rinchiuso dentro, decide di donare l’ufficio di suo padre a Alex. L’arrivo di Ed interrompe un momento carico di tensione. Dumani Senior è preoccupato: tutti i giornali e le televisioni stanno parlando della carneficina avvenuta al campo nomade gallese. Da lì in avanti dovranno fare molta più attenzione. Wallace Junior, però, ha altre priorità, per esempio punire Lale. Intanto Elliot e Vicky si incontrano al riparo da occhi indiscreti: lui è deluso per non essere riuscito a partecipare alla missione punitiva, perché se così fosse stato finalmente avrebbero potuto incastrare Sean e tutta l’organizzazione; lei è contenta che lui sia ancora vivo, ma gli dice chiaramente che il tempo sta per scadere. Devono muoversi.

 

La combattente curda costretta a fuggire in Inghilterra e reinventatasi “imprenditrice” gestisce il suo gruppo di “collaboratori” dallo scantinato del negozio di alimentari della sorella, che ha due bambine. Lale dunque ha due nipotine. Il suo pensiero, però, è sempre rivolto al suo Paese, ancora insanguinato. I soldi ricavati dallo spaccio di eroina vanno infatti tutti lì, fino all’ultimo centesimo. Servono per comprare cibo, armi e medicine, non per fare la bella vita.

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Intanto, scopriamo che Marian ha assunto un’investigatrice privata che ha scoperto delle cose piuttosto interessanti sul defunto marito. Per esempio che aveva da poco comprato un’isoletta per la “modica” cifra di 180 milioni di sterline e uno yacht grande come un condominio per “soli” 36. Dettaglio di non poco conto: il nome dell’imbarcazione è The Floriana. “E’ un bel nome.” è il commento secco della Signora Wallace, che ha capito tutto.

 

Anche qualcun altro, però, nel frattempo ha fatto due più due: si tratta della detective Cheung, che finalmente riesce a parlare con la giovane donna vista nel precedente episodio. E’ lei a rivelarle che nell’appartamento a fianco viveva una sua amica, Floriana, arrivata dall’Albania come lei. Ed è sempre lei a rivelarle che Floriana era incinta dell’uomo che è stato ammazzato di recente e che i due avevano in progetto di andarsene insieme. Dunque Finn Wallace voleva cambiare completamente vita. Tornata a casa, Marian chiede spiegazioni a Ed, ma lui dice di non aver mai conosciuto la donna. Sapeva però della sua esistenza. Di sicuro Jack era a conoscenza di ogni cosa…è forse per questo motivo che è morto?

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Con la scusa di farsi accompagnare a portare due tappeti in uno dei lussuosi appartamenti costruiti da Sean, Shannon fa la prima mossa con Elliot. Lui sembra starci, è evidente che lei gli piace nonostante tutto, ma a un certo punto si blocca e sgancia la bomba: è sposato. Fine dei giochi. Nel frattempo, in Nigeria, Luan incontra il pericoloso boss Mosi, col quale ha stretto un patto. In ballo c’è una montagna di soldi, l’affare della vita per Dushaj.

 

Il giorno successo, dopo aver accompagnato Billy da qualche parte, Finch carica in macchina un certo Cole, un tipo a quanto pare poco raccomandabile. E in effetti è così. Cole, infatti, è un sicario psicopatico assoldato da Sean per rapire la sorella e le nipotine di Lale. Su ordine di Wallace Junior, il killer cattura le poverine e le tiene in ostaggio sotto tiro un appartamento della Belvedere Tower, il nuovo grattacielo ancora in costruzione.

 

E’ per questo motivo che Dumani Senior – intenzionato a trovare la traditrice e a toglierla di mezzo in maniera discreta – e Elliot, quando mettono piede nello scantinato del negozio della sorella della combattente del PKK non trovano nessuno. O meglio: trovano un bagno di sangue. Le telecamere a circuito chiuso non lasciano dubbi: è stato Cole. 

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Intanto, presso la sede della Finn Wallace Fundation, Alex fa un accorato discorso in ricordo del compianto capo e amico, poi viene avvicinato da Jevan Kapadia, un misterioso intermediario. Kapadia propone a Dumani Junior di incontrare gli investitori della società, quelli che erano soliti parlare solo con Finn. Marian li osserva tra uno scatto promozionale e l’altro. Sopraggiunge Ed, che spera di trovare Sean e di fermare Cole in tempo…ma Sean non è lì.

 

Mentre Lale e il suo compare fanno fuori due nuovi corrieri che hanno stoltamente tentato di derubarli – il carico è decisamente prezioso, scatole e scatole di cereali per la colazione riempite con i proventi della vendita dell’eroina di Afridi – e si recano in aeroporto, Elliot raggiunge la Belvedere Tower, nella speranza di trarre in salvo gli ostaggi. Presso l’aeroporto, dopo essersi assicurata che il carico sia sull’aereo, la combattente del PKK riceve una telefonata. E’ Wallace Junior, e l’ultimatum è chiaro: i soldi devono tornare indietro, altrimenti farà uccidere sua sorella e le sue nipotine. Lei, però, non può fare una cosa del genere: in patria i suoi compagni hanno troppo bisogno del suo aiuto.

 

Il carico parte. Lale, rimasta sola, prova a chiamare Sean…ma Sean è lì. Lei implora pietà per la sua famiglia, lui le punta la pistola alla testa. La cosa peggiore, però, è che tutto ciò si è rivelato inutile: il carico non è mai partito. La fiera guerriera guarda le scatole di cereali prendere fuoco: game over. Il giovane Wallace, però, ha bluffato: non avrebbe mai potuto dare l’ordine a Cole di procedere. Tutto questo teatrino gli è servito solo per rimarcare chi comanda veramente…e a obbligare Lale – l’unica che non avrebbe guadagnato niente dalla morte di Finn, dunque l’unica dei soci affari di cui potersi fidare – a collaborare con lui. Insieme metteranno in piedi un’operazione ancora più grande di quella di Afridi.

 

Intanto Elliot ha trovato l’appartamento ancora vuoto dove è nascosto Cole, in attesa della telefonata di Sean. L’arrivo di Finch ovviamente scombussola i piani. I due se le danno di santa ragione, addirittura a un certo punto il killer psicopatico afferra un’ascia da vigile del fuoco e sembra sul punto di avere la meglio…ma ecco arrivare Ed e Alex. Elliot è salvo, e anche la famiglia di Lale. Per un pelo.

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Gangs of London, il commento al terzo episodio

Dopo lo sterminio a base di pallottole e bombe a mano del finale del precedente episodio, Gangs of London torna allo scontro corpo a corpo, e ovviamente al centro non poteva che esserci lui, Elliot Finch, che questa volta, contro Cole il Folle, se l’è vista proprio brutta! Stupenda la coreografia del combattimento con l’ascia nell’angusto spazio del bagno di uno degli appartamenti della Belvedere Tower, e altrettanto notevole la regia dell’intera sequenza, che tiene col fiato sospeso fino all’arrivo dei Dumani.

 

Da fiato sospeso anche il momento in cui Lale capisce che Sean l’ha sempre tenuta d’occhio e la scena in cui Wallace Junior – più sveglio di quanto non fosse apparso finora, bisogna ammetterlo – dà l’ordine di bruciare il carico destinato ai combattenti del PKK, migliaia e migliaia di sterline in fumo.

 

Scopriamo finalmente qualcosa di più su cosa stava combinando Finn Wallace prima di finire ammazzato, ma ancora non sappiamo chi ha commissionato l’omicidio a Darren. Ancora più interessante il personaggio di Marian, che, senza dire niente ad anima viva, ha assunto un’investigatrice privata, perché ha capito che non ci si può e non ci si deve fidare di nessuno, specialmente dei Dumani. Un altro episodio solido per una serie che, siamo sicuri, ci riserverà parecchie sorprese nelle prossime settimane.

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