Westworld: ecco cosa c’è da sapere prima di vedere la serie

Serie TV

Gli episodi in versione doppiata di Westworld stanno per arrivare su Sky Atlantic: la data da segnare sul calendario è il 10 ottobre alle 21.15, invece se volete seguire la serie in lingua originale con i sottotitoli, sintonizzatevi sul canale 110 ogni lunedì alle 3.00, in contemporanea con gli U.S.A. (poi in replica la sera). In attesa dei prossimi appuntamenti, ecco tutto quello che c’è da sapere per prepararsi alla visione del nuovo cult targato HBO

di Linda Avolio

 

 

Su Sky Atlantic ogni lunedì è finalmente in onda Westworld, in versione originale sottotitolata alle 3.00, in contemporanea con la messa in onda statunitense (poi in replica la sera), e in versione doppiata alle 21.15 (a partire dal 10 ottobre). Un racconto epico, una serie che esplora tematiche difficili, complesse, ma che riesce ad affascinare e a catturare l’attenzione dello spettatore dal primo all’ultimo minuto di ogni episodio. Un racconto ricco, stratificato, che richiede attenzione, ma qui vi veniamo in aiuto noi: ecco tutto quello che c’è da sapere per prepararsi alla visione del nuovo cult targato HBO.

 

 

Host, Guest e Newcomer, traducibili più o meno come "ospitanti", ospiti e nuovi arrivati. Nella serie il primo termine indica gli androidi mentre il secondo si riferisce ai clienti paganti. Host e Guest sono termini usati dagli umani, mentre Newcomer, nuovo arrivato, è il termine con cui le stesse intelligenze artificiali si riferiscono, a quelli che, a loro insaputa chiaramente, sono i clienti paganti che arrivano e si muovono all’interno del parco.

 

I luoghi: Westworld, Delos e Sweetwater. Westworld è il nome del gigantesco parco tematico, la “Westerlandia” del film del 1973, per internderci, mentre Sweetwater è il nome della cittadina del far west in cui arrivano i clienti. Delos, invece, è il nome della società per cui lavorano Bernard e gli altri e di cui Ford, si presume, è un socio fondatore.

 

Storyline e copioni. Le intelligenze artificiali sono programmate per essere inserite in una o più linee narrative tra loro integrate, e ognuna di loro interpreta un determinato personaggio. Ogni androide segue rigidamente un determinato copione, e sono concesse solo pochissime improvvisazioni, tutte comunque di minimo, se non nullo, impatto.

 

Core code, il codice base. Ogni intelligenza artificiale ha un codice di programmazione alla base, nello specifico un codice uguale per tutti che impedisce alle macchine di fare del male – letteralmente! – a una mosca, e di conseguenza agli ospiti. E’ il core code, dunque, a tenere al sicuro gli esseri umani, ma cosa succede se ci sono delle anomalie o dei malfunzionamenti proprio in quella porzione di codice?

 

Aggiornamenti, versione corrente e configurazioni precedenti. Le intelligenze artificiali vivono grazie al codice creato da Ford, ma è chiaro che, come tutti i software, nel corso degli anni e dei decenni ci sono stati degli aggiornamenti. L’ultimo, in particolare, chiamato “Reveries” (traducibile con “sogni a occhi aperti”) pare sia la causa delle anomalie riscontrate in alcuni androidi, motivo per cui la versione corrente del loro software ha bisogno di essere analizzata per eventuali problemi. Le configurazioni precedenti, invece, sono, per dirla in breve, i personaggi precedentemente interpretati dalle intelligenze artificiali. Molte di loro, infatti, nel corso degli anni hanno avuto diversi ruoli all’interno delle varie linee narrative, e alcune di loro dopo l’ultimo aggiornamento hanno stranamente accesso a queste “vite precedenti”.

 

Memories e Reveries, memorie e “sogni a occhi aperti”. Nonostante le numerose cancellazioni, pare che tracce delle configurazioni precedenti riescano a sopravvivere dentro gli androidi nonostante le sovrascritture, proprio come se fossero delle memorie. "Reveries", invece, è il nome dell’ultimo aggiornamento a cui sono stati sottoposti circa 200 androidi. I reveries sono gesti e movimenti legati a specifiche memorie. Scopo dei reveries è rendere le macchine ancora più simili agli esseri umani, per migliorare l’esperienza dei clienti, ma c’è un problema di fondo: se gli host possono in qualche modo avere accesso alle loro configurazioni precedenti, le possibilità che escano dai binari dei loro copioni sono decisamente concrete…

 

Androidi e esseri umani. E’ questa la grande contrapposizione di base di Westworld, e a uscirci meglio sono i primi, totalmente alla mercé dei secondi. Semplicemente non si può non immedesimarsi in Dolores e negli altri androidi, usati, sfruttati, e, se difettosi o ormai “consumati”, eliminati per sempre dalla narrazione e rinchiusi in un inquietante magazzino. Non si può non stare dalla parte di queste creature costrette a fare o a subire cose terribili solo per soddisfare i desideri dei clienti. Eppure, nonostante ciò, non è che gli esseri umani siano poi così spregevoli. Non tutti, quantomeno. Il Dr. Ford e Bernard sono due personaggi estremamente interessanti e multisfaccettati, ma anche Theresa, Elsie, Stubbs e addirittura Lee sono più di ciò che mostrano inizialmente. Insomma, come nelle migliori narrazioni, niente e nessuno è inscatolabile nella dicotomia bianco/nero, e a dominare sono i grigi, le zone di penombra, e l’ambiguità.

 

30 anni. Sono passati tre decenni dall’ultimo “critical failure” di Westworld, si evince da un dialogo del pilot. Non si sa, però, di che tipo di fallimento critico si tratti. Che ci sia forse un velato riferimento agli eventi della pellicola del 1973? In teoria, se si ipotizza un’ambientazione nel tempo presente, ai giorni nostri, le tempistiche potrebbero anche tornare…ad ogni modo, queste sono solo speculazioni, e di certo c’è solo il fatto che per trent’anni non ci sono state situazioni particolarmente pericolose e complicate.

 

“A Deep and Dreamless Slumber”, un sonno profondo e senza sogni. E’ questa la formula utilizzata su alcuni androidi per disattivarli. Nel pilot viene ripetuta alcune volte, e l’esito è sempre lo stesso: l’intelligenza artificiale di turno di spegne di colpo, e non può riattivarsi fino a quando qualcuno non la riattiva a voce o tramite un imput di comandi.

 

I veterani, di Delos e di Westworld. Ovviamente ci riferiamo al Dr. Ford, il creatore di quel mondo artificiale eppure così reale, un genio capace ancora di emozionarsi di fronte alle sue creature, così simili agli esseri umani ma anche assolutamente “non reali”. Un dio che ha creato, e che continua a creare, i propri figli a sua immagine e somiglianza, che vuole rendere i propri figli sempre migliori, spingendosi fino al limite estremo. Un altro veterano, però, è il personaggio di Ed Harris, il misterioso Uomo in Nero, che nel pilot dice a Dolores “E' da trent’anni che vengo qui, ti sembra questo il modo di salutare un vecchio amico?”. Anche la giovane Abernathy, però, rientra a pieno titolo nella categoria dei veterani: “E’ stata riparata così tante volte che praticamente è come nuova”, dice Stubbs a un’addetta alla programmazione, e chiude con “Non farti fregare: è l’ospitante più vecchia di tutto il parco”.

 

La musica. A partire dalla bellissima sigla d’apertura, una vera e propria sinfonia per gli occhi, oltre che per le orecchie, fino al tema principale della serie, l’accompagnamento musicale di Westworld è semplicemente sublime, e non ci aspettavamo nient’altro da Ramin Djawadi, che, guarda caso, è anche il compositore delle musiche di Game of Thrones. E poi come non citare Black Hole Sun dei Soundgarden e Paint It Black dei Rolling Stones rivisitate in chiave strumentale e orchestrale, che abbiamo sentito nel pilot? Chapeau!!

 

 

E’ tutto chiaro?

 

 

 

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