I Seventies di Mara Maionchi, tra Mick Jagger, Janis Joplin e Vinyl
Serie TVMara Maionchi ci racconta i suoi Seventies, che in alcuni spunti assomogliano a quelli raccontanti da Martin Scorse e Mick Jagger in Vinyl. Si parla di Vietnam e PFM, creatività e Beatles...un viaggio affabulante mentre Vinyl, in programmazione su Sky Atlantic il lunedì alle 21.10, si prepara al gran finale
di Fabrizio Basso
Con quali occhi guarderemo agli anni Settanta dopo Vinyl? Ora che la serie monstre di Martin Scorsese e Mick Jagger sui Seventies sta per affrontare il gran finale si comincia a guardare con un occhio diverso a quel decennio. E non è una questione generazionale, ma di approccio. Uno sguardo su quella stagione apparentemente lontana ma in realtà molto presente nella quotidianità 2.0 lo facciamo insieme a Mara Maionchi, discografica, geniaccio compreso (per fortuna), grande affabulatrice. Una lunga, elettrica chiacchierata a casa sua, respirando musica ed epica.
Mara Maionchi, che mondo era quello dei Seventies?
Un mondo in aspettativa, stava metabolizzando la rivoluzione del 1968 , c'era ancora la guerra in Vietnam.
E c'era un rigogliosa stagione musicale, come ha raccontato anche Vinyl.
Ritrovarsi e amare gli stessi artisti era un modo per manifestare la voglia di cambiamento…che poi non c’è stato. Nascevano i grandi gruppi, accadevano cose rimaste uniche: il concerto dei Pink Floyd a Pompei.
Il rock germogliava...
...E in fretta. A chi vuole capire cosa è il rock farei ascoltare Janis Joplin, in primis.
Cosa rappresentava la musica?
Era un fatto sociale, oggi l'aggregazione la fanno il telefonino e il bullismo, non più la musica: era ispirazione, è stata la colonna sonora di un tentativo di rivoluzione.
I più rivoluzionari?
I Beatles sono stati autori di canzoni pazzesche, George Martin, morto da poco e ritenuto il quinto Beatles, è stato il passaporto per la loro eternità, ha usato la classica per il pop. L’altro è stato Ennio Morricone: Sapore di sale ha un arrangiamento che è eccezionale.
Peraltro ha appena vinto l'Oscar.
Ennio Morricone è nato come arrangiatore, lei ed io siamo qui a parlare di un colosso: da quando ha ringraziato in italiano nella notte degli Oscar lo adoro ancora di più. Alla sua età, e con tutto quello che ha fatto, continua a ripetere che bisogna sempre migliorare, ha ancora dentro uno spirito creativo unico, è un combattente. Anche Nicola Piovani è unico: riascoltavo recentemente la colonna sonora de La Vita è Bella, un grande lavoro.
Qui che accadeva?
Fioriva il Progressive. Noi italiani non possiamo certo definirci i padri del Rock. C’erano PFM, Banco del Mutuo Soccorso. C'era L'Equipe 84, un po' meno progressivi: Maurizio Vandelli era molto inglese.
Dopo i Seventies sono arrivati solo i Nirvana di rivoluzionari.
Loro faccio fatica a capirli, il Punk è stato l'ultima rivoluzione musicale. Sa che una volta ho incrociato Mick Jagger in doppio petto e non lo ho riconosciuto? E' duro come l'acciaio, il lo definisco il nipote della Thatcher, è il manager vero della band. Pensavo di vedere un pirla e invece…lui è sempre lucido, lo è sempre stato. Se penso che è nato lo stesso giorno dell'ex premier Mario Monti…
Oggi manca la creatività?
Bisogna far capire che la creatività non deve essere legata al denaro. Michelangelo ha inventato la Cappella Sistina per entrare nel cuore del Papa se no andava a lavorare da un'altra parte. Quando entri nella Cappella Sistina rimani fulminato, sotto quella cupola lo senti, lo tocchi il giudizio di Dio.
Chi è un artista?
Una persona che sta un passo davanti alle persone, ma solo uno, se sono troppi non lo capisci. Lui percepisce e propone. E’ istinto, è la capacità di leggere i segnali con sensibilità acutizzata.