Fabrizio De Andrè è mancato l'11 gennaio 1999, e ci ha lasciato in eredità alcuni dei versi più belli della canzone italiana. Ecco i più famosi
È stato il più grande poeta italiano degli anni ’60 e ’70, scrivendo alcune delle pagine più belle della canzone d’autore del nostro Paese. Fabrizio De Andrè è stato uno spartiacque nella musica italiana, riuscendo a combinare la musica popolare con testi poetici e raffinati, spesso molto scomodi.
A ventitre anni dalla sua scomparsa, avvenuta l’11 gennaio 1999 a termine di una lunga malattia, vogliamo ricordare il cantautore genovese attraverso le sue canzoni più famose, in ordine assolutamente casuale.
- La canzone di Marinella
- Il pescatore
- Via del Campo
- Bocca di rosa
- Crêuza de mä
- La guerra di Piero
- Amore che vieni amore che vai
- Dolcenera
- Amico fragile
- Don Raffaè
La canzone di Marinella
Scritta nel 1962, “La canzone di Marinella” può essere considerata una delle più famose dell’intera produzione di Fabrizio De Andrè. Portata al successo dall’interpretazione di Mina, che la fece conoscere al grande pubblico, la canzone si ispira a un fatto di cronaca, avvenuto quando il cantautore aveva solo 15 anni. I toni sono diversi da quelli che accompagneranno la successiva produzione di De Andrè: qui abbiamo un sottofondo di romanticismo e leggerezza che raramente avranno spazio nei brani del cantautore.
Il pescatore
“Il pescatore” è una di quelle canzoni che tutti hanno canticchiato almeno una volta nella vita. Scritta nel 1970, è la storia dell’incontro tra un pescatore e un criminale e dell’insolita solidarietà che si viene a creare tra i due. Una ballata in quattro accordi che fu poi rimaneggiata dalla PFM, con cui De Andrè fece una tournée nel 1979. La versione della PFM, più movimentata, fu poi adottata dallo stesso cantautore nelle sue esibizioni dal vivo.
Via del Campo
Canzone del 1967, scritta da De Andrè su una musica attribuita a Enzo Jannacci, “Via del Campo” è uno dei brani simbolo della produzione del cantautore. Via del Campo è una strada di Genova che incrocia i caruggi del centro storico e che fa da sfondo a tante altre canzoni di Fabrizio De Andrè. Il brano è stato poi inserito in quello che è considerato il primo vero album di Faber, “Volume I”.
Bocca di rosa
“Bocca di rosa” è un altro di quei brani diventati patrimonio collettivo di intere generazioni di italiani. Pubblicata per la prima volta come singolo nel 1967, la canzone fu inserita poi nell’album “Volume I”. La Bocca di rosa raccontata nel testo è una prostituta che, molto probabilmente, è ispirata a una delle tante che De Andrè frequentava, per conoscere la Genova dei bassifondi e degli ultimi. L’empatia del cantautore verso gli emarginati della società caratterizza tutta la sua produzione.
Crêuza de mä
Contenuta nell’omonimo disco del 1984, cantato interamente in genovese, “Crêuza de mä” (viottolo di mare, nel dialetto genovese) è considerata una delle canzoni emblematiche della discografia di Fabrizio De Andrè. Il brano, così come tutto l’album, è stato scritto in collaborazione con Mauro Pagani. Il testo parla di marinai e sulla loro vita sempre in viaggio, temi che vengono sviluppati in tutte le 7 tracce del disco.
La guerra di Piero
Datata 1964, “La guerra di Piero” è una canzone sulla guerra, altro tema che ogni tanto fa capolino nella produzione del cantautore. Il testo fu ispirato dai racconti dello zio di De Andrè, reduce dalla guerra e dai campi di concentramento. Ancora oggi, la canzone viene inserita nelle antologie scolastiche come inno contro la guerra.
Amore che vieni amore che vai
Una delle ballate più famose di Fabrizio De Andrè è “Amore che vieni amore che vai”, del 1966. La canzone è anche una di quelle che hanno ricevuto più cover in assoluto. Insieme a “La ballata dell’amore perduto”, “Verranno a chiederti del nostro amore”, “La ballata dell’amore cieco” e “Valzer per un amore” è una delle canzoni d’amore più dolci e ispirate del cantautore genovese. La fugacità dell’amore è espressa con versi che possono essere considerati poesia pura.
Dolcenera
Anche “Dolcenera”, inserita nell’album “Anime salve” del 1996, è considerata una delle canzoni più famose di Fabrizio De Andrè. Al disco collaborò, per le musiche, Ivano Fossati, con cui Faber aveva già lavorato precedentemente. Il brano “Dolcenera” è ispirato all’alluvione che colpì Genova nel ‘70, che fa da sfondo alla storia di un innamorato che aspetta invano la sua donna. Il titolo della canzone ha poi ispirato il nome d’arte della cantante Dolcenera.
Amico fragile
«La canzone più importante che abbia mai scritto è forse “Amico fragile”, sicuramente quella che più mi appartiene», così Fabrizio De Andrè ha sempre definito “Amico fragile”, contenuta nell’album “Volume 8”. Indubbiamente, il brano del 1974 è uno dei più rappresentativi dell’animo del cantautore. La canzone parla delle difficoltà di comunicazione in una società votata alla superficialità e all’effimero. Con “Amico fragile”, Fabrizio De Andrè si mette a nudo consegnandoci la sua canzone più intima e autobiografica.
Don Raffaè
Contenuta nell’album “Le nuvole”, del 1990, “Don Raffaè” può essere considerata una delle canzoni più celebri di De Andrè. Cantata interamente in napoletano, è stata scritta dallo stesso Faber in collaborazione con Massimo Bubola e Mario Pagani. Il protagonista è un boss della camorra, che è stato identificato in Raffaele Cutolo, ma il vero messaggio della canzone è quello di denuncia della situazione critica nelle carceri italiane e contro il potere della malavita sullo Stato. Il celebre ritornello è preso dalla canzone di Domenico Modugno “‘O ccafè”.