M¥SS KETA, l'album ".": "E' un lavoro sincero, è una fiaba moderna"
Musica
L'iconica artista velata pubblica un disco che spariglia i canoni della moderna discografia scegliendo una anarchia testuale e sonora. Il tour parte l'1 marzo da Parigi e poi arriva in Italia il 5 aprile a Roma con finale l'8 maggio a Milano
A volte basta un punto per raccontare un mondo. Un segno infinitesimale ma il più importante, quello che segna una fine e un inizio. "." è il nuovo progetto discografico dell'enigmatica (e non solo perché non si mostra) M¥SS KETA. L'album non ha una identità sonora e neanche testuale e ciò lo rende non solo unico ma anche altamente coraggioso. E l'artista è nel giusto quando dice che chi lo ascolta si muove nel mondo con la sua mitologia moderna e potente, come una moderna fiaba. Ma lo sguardo è già oltre, c'è il tour in arrivo ma anche una asticella che è destinata ad alzarsi perché dopo il punto c'è sempre una maiuscola e "voglio tornare in studio presto per nuove canzoni".
Monica partiamo dalla storia dell'album, quando ha iniziato a prendere forma e sono tutti brani scritti nell'ultimo periodo oppure hai pescato anche in periodi più lontani?
Intanto parto dal titolo, che è "." perché è il più importante dei segni, decreta una fine e un nuovo inizio e lo dice anche la Treccani. Poi citando Elena Ferrante, che in my mind è una dea dico che è meglio essere sinceri e onesti con se stessi e tirare fuori quello che c'è anche di brutto e non tirare fuori cosa recepite in maniere più morbida e che possono arrivare a un pubblico più grande ma sarebbe un percorso che non mi soddisfa. Questo album mi rende orgogliosa di me stessa e mi fa sentire onesta. Sono arrivata a una elevata soddisfazione personale. Il diretto e viscerale trasmette soddisfazione. "." è un lavoro di fino, intenso emotivamente, mi sono sentita libera sugli argomenti. Ci sono suoni diversi che rappresentano le tante me, non mi sono voluta limitare a uno stile sonoro unico ma ho seguito musicalmente i temi dei brani.
Parlami del mondo sonoro di ".": come lo hai pensato?
E' molto elettronico, le chitarre sono soprattutto su Nevrotika. Ci sono ispirazioni alla dance, a suoni sporchi e un po' di exploit. Tutto questo mondo sonoro è legato da suoni dirty e underground che hanno voglia di club. Con argomenti così viscerali è impossibile avere chiarezza di ciò che si guarda in faccia, dunque la sporcatura ha garantito il giusto tappeto sonoro a una emotività che ribolle.
Chi è la signora che ci odia e ci ama? E quando dici "e la roccia è la goccia" sei tu sulla scia del detto latino che la goccia scava la roccia, quindi con tempi anche lenti ma la tua filosofia arriva?
La roccia e la goccia ed è come dire rosso e nero, che sono i miei colori preferiti; la signora che parla, ama e odia sono io. E' il contrasto tra chi erode e chi è erosa. La mia filosofia è realizzare canzoni in cui si crede, solo quelle oneste superano la prova del tempo.
Le Miserablés è un testo molto potente. Ricollegandomi al romanzo di Victor Hugo che è un romanzo di redenzione per Valijean: c'è aspirazione alla giustizia, c'è la gente povera ma c'è soprattutto l'amore inteso non solo come sentimenti ma come rivalsa sociale. Quanto oggi l'amore è sacrificio? E in cosa ti senti una miserable?
A volte ci sono sentimenti che ti accecano, in questo lavoro ci sono momenti in cui le pressioni esterne fanno valutare più i numeri che il lavoro artistico e questo è uno dei sentimenti bui verso il quale ci indirizza il mondo odierno. E quando mi ci sono sentita in quel mood poi mi sono perdonata perché la pressione del mondo è così forte che spesso cadiamo nei baratri ma quello che conta è la consapevolezza e riconoscere questi meccanismi dentro di sé. Per l'amore dovrebbe trattarsi di tutt'altro che sacrificio, sono lontana dalla matrice cattolica, l'amore deve essere celebrazione, esplosione, non sacrificio e neanche sacrificabile.
Cafonal ha una ironia quasi gaberiana: viviamo in un mondo tristemente popolato da gente che bacia lei, che bacia lui?
Le canzoni vanno per il mondo e mi fa piacere. Per me Cafonal è la mia ironia sferzante dei primi tempi, in questa villa sull'Appia Antica dove è ambientata la storia ci metto La Grande Bellezza col suo brulicare di persone. Cito Annalisa in senso positivo, sono i momenti goderecci delle playlist e ci vedevo bene a fare ballare tutti. Nessuna critica al tormentone, fotografo la festa che mi immaginavo.
Se la vendetta è un lusso, tu sei una donna lussuosa?
Tanto. Lussuosa e lussuriosa. Indosso anche gioielli che non si vedono.
"L'ho inventata io sta scena" è la tua risposta a chi non è capace di essere se stesso senza comprare like ed è incapace di avere un look?
Parlo di chi non ha coraggio e non percorre sentieri se non già battuti. Anche se difficile da soddisfazione sfidare l'ignoto.
Raccontami la storia di Divorziata e perché c'è l'interpunzione di D.I.V.O.R.Z.I.O? Avere un amico come Ambrogio elimina o accentua i languorini?
Ambrogio è un vizioso che mi offre sfizi cui non rinuncio e li accentua, è un birichino. Provo sempre ammirazione sui social per le donne divorziate 50enni e oltre che vivono la loro vita con pienezza e che la hanno intensa tra discoteche, eventi, incontri con amiche, mi è sempre piaciuto come vivono i loro matrimoni e i divorzi e le storie d'amore. L'amore è una parte di noi e spesso per le donne è come se avesse lo spazio principale. Le donne devono essere liberate dall'amore tradizionale ed essere consapevoli che è importante ma è solo una parte della loro vita.
Che differenza c'è tra Monichina e Monica? E chi è più diabolica?
La Monichina è la vera diabolica nonché musa di questo album, è diretta e non le manda a dire.
Il Bad Bitch World è l'evoluzione al brano degli Aqua e anche di Nicky Minaji e Ice Spice?
Sì, è così.
Nei tuoi testi c'è tanta mitologia: Pegaso, Fedra, Le Furie, Medea..: è un mondo che ti affascina?
Tantissima perché è come le favole: i miti sono racconti metaforici, la vicenda narrata per il lettore è una catarsi, una vicenda in cui specchiarsi e immaginare a cosa portano certe scelte.
Perché titoli un brano Sinner? E' la metafora del tuo giocare pesante?
Perché con un cognome così non può essere diversamente, gioco sulle parole. E' un cognome piccante ed è il numero 1 al mondo. Di Jannick ammiro tenacia, potenza e stile unico.
C'è spesso rabbia nelle tue canzoni: ti chiedi da dove si origina? E una canzone si intitola Vendetta.
E' un sentimento che ribolle in me e si origina da ogni forma di ingiustizia. Mi ci sono interrogata avendone parlato molto nelle canzoni: quando sento qualcosa che non è giusta o non è trattata in maniera paritaria mi si accende quella rabbia. Io la vendetta la gusto tiepida, non aspetto che diventi fredda, la libero sul palco attraverso il mio corpo e la mia voce. E' un sentimento che spesso ho provato e non volevo nascondere.
Hai provato a partecipare al Festival di Sanremo?
Ne sono attratta ma nell'ultimo anno ho dato priorità all'album e comunque non sono venute fuori per me canzoni adatte alla kermesse, dunque ho preferito non forzare l'artificio e fare cose naturali. Un giorno se uscisse una traccia adatta ci proverei, perché è un gioco e un momento iconico del pop italiano. Nulla è peggio che sforzarsi a fare la canzone per Sanremo perché vengono fuori ciofeche. Anche qui ho preferito l'onestà.
Alla fine possiamo dire che in questo 2025 che si preannuncia socialmente e politicamente complicato ci salverà la Ketocrazia?
Vorrei rispondere di sì ne parliamo a fine anno o magari quando verrai a vedermi in tour.
Infine cosa puoi anticiparmi del tour? Anche dal punto di vista di una armonia sonora.
Sarà uno spettacolo che merita perché le canzoni in tour si alimentano di nuova linfa. Volevo ritrovare la dimensione dei club alla vigilia della Arene e degli Stadi e mi piacciono i luoghi dove ho un pubblico da conquistare, mi piace questo tipo di seduzione. La scaletta sarà adatta al club e al suo momento energetico.