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Giorgieness e i Cuori Infranti: "Basta sopprimere noi stessi per la per felicità altrui"

Musica

Fabrizio Basso

L'artista valtellisese torna a scuotere le nostre coscienze con un album che racconta storie di ordinaria quotidianità con tanta delicatezza e con quella grinta che arriva dritta all'anima. L'INTERVISTA

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Torna Giorgieness, all'anagrafe Giorgia D'Eraclea, e lo fa con l'album più entusiasmante ma anche più articolato del suo percorso artistico. Si intitola Giorgieness e i Cuori Infranti e ha due anime che si muovono parallelamente: da una parte è un break-up album in pieno stile e dall’altra è un disco sul diventare grandi e iniziare a volersi un po’ più bene. Oltre ai contenuti, che abbracciano e raccontano i piccoli grandi drammi della vita di ognuno, esteticamente Giorgia ha voluto che il disco e tutto ciò che lo circonda riprendessero l’immaginario dell’adolescente degli anni 2000: collage, diari, glitter, telefonini, tv, stickers, e tanto tantissimo rosa.

Giorgia partiamo con la storia dell’album, con le sue due anime, quella da break up album e quella più matura ma c’è anche il confronto con situazioni tue personali quali il rapporto con tua mamma. Che storia ha e come hai trovato la rotta per allineare le canzoni?
E’ stato un navigare a vista per circa due anni con Alessandro e Ramiro, i miei produttori. Mi piaceva l’idea di descrivere i trentenni adolescenti e spero di avere dato più letture attraverso le canzoni dell’album. Anche nel fare seriamente bisogna non diventare troppo pesanti e qui mi piaceva l’idea di affrontare parti di me che non volevo più e portavo avanti per soddisfare quello che gli altri pensavano di me. Ho sempre sofferto il giudizio altrui, ma col confronto ho fatto passi avanti. Poi sostituire le chitarre con gli arpeggiatori mi somiglia di più.

Il disco si apre con Cuori Infranti e una serie di se, un incipit dubitativo ma poi c’è l’appartenenza a persone che sono simili che si fiutano ma anche l’essere figli del mondo quando dici che non sei di qua né di nessuna altra città: è il ritratto di quelli che non stanno mai fermi?
Si ma anche di chi si mette in discussione. Se hai dovuto crescere in fretta ti crei un ecosistema, si sbaglia tutti, l’importante è cosa impariamo da quello che accade e ci accade. Il cambiamento spaventa, pensa al movimento LGBTQI+, per molte persone è difficile scardinare percorsi di vita perché mancano le basi e dunque diventa una sfida. Vivo in una città, Torino, che non sento molto mia, gli amici sono in Valtellina e se mi succede qualcosa sono lontani. In un momento in cui è difficile trovare compagnia, sapere di avere seminato qualcosa di umano è una soddisfazione enorme.

Cazzate è masochismo o liberazione, tra pianti notturni e promesse di tradimenti, ma è anche un anatema a favore dell’amore e contro le situationship?
Parlo di una cosa che mi ha fatto male ma poi arrivi a un punto che non ti arrabbi più perché anche tu ci sei dentro e ti arrabbi con le amiche. Posso avere cambiato l’orario citato nella canzone, ma ero da Ramiro che mi dava ospitalità, c’è stata una litigata al telefono e ho pianto. Poi alle due ce l’abbiamo fatta. E’ vita vera mia, è il particolare che porta emozione non l’assoluto.

Come hai costruito il video con Le Scapigliate? A me hai ricordato Olivia Newton John in Grease.
E’ quello, è un film che ho a cuore. Una volta, da bambina, ero sola a casa e volevo vedere un film trasgressivo, sulla cassetta c’era scritto qualcosa tipo il fiume della paura, avvio la visione e parte Grease, i miei ci avevano registrato sopra senza variare la scritta: ho visto Grease ogni giorno per otto volte al giorno e lo imparo a memoria. Volevo diventare Sandy ma qui faccio Rizzo e le Pink Ladies.

Brava invece sembra solo accettazione e sopportazione: quel ritratto è destinato a sparire come se fatto con l’inchiostro simpatico e dunque ritrovi la pagina bianca della vita?
Nel tempo, come i disegni col carboncino, sbiadiscono ma certi ritratti vanno tenuti a mente. Piangi perché l’altra persona ti manca, poi arriva lo switch e piangi perché hai capito cosa ti ha fatto. Non sempre sei di fronte un abuser ma più semplicemente a uno str**zo o una str**za. Penso a unn post di due anni fa dove dicevo che ho fatto la brava e ho sentito che doveva diventare una canzone. Amo il brano Tolerate di Taylor Swift dove lei dici che il suo è un amore celebrato mentre tu semplicemente lo tolleri.

In Viziata dici “e faccio finta di essere una ma qui dentro siamo una marea”: convivete bene in uno spazio così piccolo?
Sono arrivata a un punto di incontro. Se hai avuto problemi di disturbi alimentari resterà sempre un punto debole. Sono cose che succedono ma se tu ti curi passano. Serve la forza di volontà che in quel caso è una variabile importante. Servono anche le persone giuste. In un minuscolo spazio vitale come il mio conviviamo in tante e per piacere agli altri sopprimiamo parte di noi. Se sei tante cose…escono.

Nel testo citi Medusa perché nel suo etimo c’è la parola “medo” che significa proteggere? E perché con lo sguardo puoi pietrificare chi torna ma non cambia mai?
Non conoscevo l’etimo e ti ringrazio. In realtà volevo dire il contrario, non conoscevo appunto l’etimo. Tu hai uno che non ti vuole, vai con uno che gli somiglia ma tu non lo vuoi. Medusa è per la parte feroce dell’immaginario.

Mamma è il testo liberatorio di chi chiede scusa ma dimostra anche che sa camminare senza mani?
Esatto. E’ stata interpretata come uno sfogo contro mia madre ma non è così, lei mi ha salvato più volte ma negli ultimi 3, 4 anni sono entrata in fase mia di indipendenza economica. Ed è successo mentre lei andava in pensione, quindi sono cambiati gli equilibri. Sono Candy Candy ma anche testa di ca**o. Capisci che hai scelto di essere una persona libera: rinunciato essere compresa, l’importante è essere libera ha detto in una intervista Lana Del Rey e condivido.

A proposito: su Instagram annunciando i concerti di Milano e Torino del 19 e 20 dicembre, ha introdotto la news con un “guarda mamma si va a suonare di nuovo”. Tenerezza, orgoglio e amore di figlia?
Non c’è un disco senza un riferimento a lei. Le mamme tornano nelle mie canzoni. E’ tanti anni che non viene ai miei live, ha risposto che è vecchia e io suono tardi e un po’ ha ragione. Le mie tristezza e rassegnazione le subisce anche se non viene ai concerti. Ora mi dà addirittura consigli sugli arrangiamenti. Stavolta coinvolto anche mio padre per la promo della date live, io mi sono messa nei panni di Magica Trippie, il personaggio di Paola Cortellesi e lui fa la Gialappa.

In quasi tutte le canzoni c’è quel senso dell’ineluttabile ma che resta sospeso ed è sempre un gerundio: perdendo, aspettando…la salvezza è in Non Una di meno quando canti “perderò il peso che mi hai messo addosso lo sai che posso”? Oppure nulla scrosterà la ruggine che abbiamo addosso di Lampadari?
Non una di Meno sembra triste ma non lo è, ma anche Eclissi non lo è: la consapevolezza porta amarezza ma non tristezza. Quando capisci cosa non vuoi di una relazione è un po’ più semplice, io sono accudente ma non la mamma, non posso farmi carico dei problemi altrui se non ho lo stesso supporto. Sembra che sparisca da un giorno all’altro quando da anni mando messaggi indicativi.

Si avvicina il Natale e con lui il tuo compleanno (è il 25 dicembre, ndr): dove sono quest’anno Jack e Sally, protagonisti di una tua canzone “festiva”? E quello che chiami il giubileo che sono i festeggiamenti che vanno dal 20 al 28 dicembre è organizzato?
E’ sempre molto randomico il mio giubileo, inizierà il 19 dicembre in concerto al Circolo Magnolia di Milano e continua il 20 al Cap10100 di Torio dunque finirà forse prima. In generale cerco di evitare di litigare al mio compleanno e a Natale.

Alla fine possiamo dire che tu e il tuo esercito di cuori infranti siete un po’ meno ostaggi di voi stessi? E che Eclissi è solo una canzone?
Secondo me sì. Sono meno presente nella chat dei cuori infranti con le parole ma leggo tutti. Coltiviamo l’idea di non essere unici a sentire cose che in realtà non sono sbagliate, io non sto male solo per amore, ma per milioni di altri problemi. E’ facile banalizzare, quando qualcuno compie il folle gesto la prima cosa che diciamo è “non ce lo aspettavamo”…noi in chat cerchiamo di recuperare quell’umanità ed empatia che la velocità di della vita e la costante competizione fanno mancare.

Che accadrà nelle prossime settimane?
Dal 2025 ci saranno più occasioni per vederci, anche in modi diversi non solo col canonico trio. Spero si verifichino più circostanze per stare insieme, voglio espandere il mondo Giorginess.

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