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Luca Re presenta l'album Umore 03: "Vivo di emozione e le scrivo"

Musica

Fabrizio Basso

L'ultimo capitolo della trilogia è l’Ep più intimo, sincero e personale di questo giovane artista lombardo. L'INTERVISTA

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Umore 03 è l’ultimo capitolo della trilogia dedicata agli umori umani. Il progetto di Luca Re ha finalmente raggiunto il suo suono: un pop elettronico, contaminato da sfumature R&B e costellato da testi introspettivi che scavano nelle profondità della mente, dando modo all’ascoltatore di entrare nel mondo di Luca per rifletterlo nel proprio. Umore 03 è l’Ep più intimo, sincero e personale della trilogia che traccia un percorso nella solitudine, gli sbalzi d’umore, le riflessioni, le speranze e i sogni di un giovanissimo artista che rischia tutto pur di essere fedele a se stesso.

Luca partiamo dall’idea di base che ha fatto nascere Umore3, ovvero l’aspetto emozionale: cosa ti ha spinto in questa direzione così ostica?
L’idea del progetto dei tre Ep nasce quasi un anno fa; in quel periodo avevo già tantissimi pezzi ma non mi sentivo pronto per fare un album e ci siamo chiesti come rendere partecipi le persone della crescita musicale e personale: così nasce la trilogia. Ci sono cose più facili da descrivere delle emozioni ma loro si legano alla mia persona e al mio modo di fare musica. Vivo di emozioni e ne scrivo facilmente perché se scrivo sono emozionato.

Le emozioni oggi sono anestetizzate dai social: ti senti un po’ una mosca bianca?
A volte sì ma credo che non sia del tutto così perché vedendo chi mi scrive credo che le persone siano pronte a emozionarsi nonostante il periodo storico, serve il modo giusto per far riscattare quella scintilla.

Altro tema dell’album è l’accettazione di sé: ti ritieni sulla strada buona per poterti dire in pace con te stesso?
Continuare a esprimersi con la musica è una terapia, spesso è quello che mi aiuta a esorcizzare alcuni momenti come in Specchio: ho iniziato a scriverlo che vivevo ansie e paranoie e scrivendo mi sono reso conto che stavo arrivando a una soluzione. Mi sento di essere sulla buona strada.

Sei una delle rare persone che ho conosciuto che odia l’odore della pioggia: cosa ti ha fatto?
Non mi è mai piaciuto ma di base non mi piace la pioggia; quando la ho scritta avevo l’immagine della pioggia estiva che l’aria è fresca ma ti resta addosso l’umidità che corrisponde alle ferite interiori.

“Urli e il problema rimane”: ti capita di urlare ogni tanto? E non credi che a volte un urlo possa essere liberatorio? Per altro la “Domenica” trovi tutte le cose che non sfoghi mai: magari con un bell’urlo ci riesci!
Hai ragione…in 7 7mbre parlo con me stesso anche se non sembra e dietro c’è una produzione musicale angosciante. So che a volte un urlo è un sfogo ma non ci riesco e quindi mi chiudo in me stesso. Umore3 è anche un voluto e continuo contraddirsi, sono i pensieri che ti fai da solo.

“Io non sono così forte come credi” è il problema della tua generazione che viene caricata di troppe aspettative? Una generazione che, come dici in Umore, ha paura del domani?
In prima persona la ho vissuta molto. Sono stato sempre teso a farmi vedere più forte di quello che sono. Fin da piccolo sono abituato a stare da solo perché i miei lavoravano e ho imparato a risolvere i miei problemi da solo e stare bene. A volte anche troppo.

Hai riflettuto sul fatto che possa essere la finestra che tieni sempre aperta a fare entrare il rumore della pioggia? Se il vetro, inteso in senso interiore e metafisico, è pulito vedi lo stesso il colore del cielo e sei protetto dai disturbi atmosferici.
La finestra che tengo aperta rappresenta la speranza, lì la pioggia riempie i silenzi, è la contrapposizione. La finestra aperta mi tiene collegato alla realtà e la pioggia fastidiosa può farmi reagire.

Vasco in Buoni o Cattivi invita a spegnere ogni tanto il pensiero: è quello che fai tu per tornare a respirare “non ci penso su”? Anche in Specchio parli di riordinare il pensiero, per altro.
E’ presente come il concetto di casa. Vivo vicino al lago di Varese e tornare a casa mi riordina i pensieri dopo giorni nella vita caotica di Milano. Dire a me stesso calma, riordiniamo i pensieri, facciamo una cosa alla volta è rigenerante.

“Entra la porta non è chiusa”: chi aspetti?
E’ una barra dove chiedo anche scusa a chi lascio fuori quando non sto bene e voglio stare da solo. Invito chi mi vuole bene a entrare anche se sembra che non voglia. Compresi gli ascoltatori.

I voglio e non voglio di Umore sono l’alchimia per non vivere in un mondo di persone che pur stando insieme sono sole?
Esprimo il ragionamento in una canzone scritta di getto e d’istinto: è un susseguirsi di voglio e non voglio di pensieri umani e veloci che portano a un ritornello che ti dice voglio essere umano.

Se penso a “voglio fare un bagno nei mei sogni e se serve annegare”, l’incipit di Imprevisto, mi sento di dire che i tuoi testi sono più cupi adesso.
Non sono più chiusi ma solo più consapevoli. Ho scritto Imprevisto perché la musica è stata un imprevisto, ci sono arrivato dopo avere provato vari lavori. Mi ha illuminato in un periodo in cui non sapevo che fare, per la prima volta ho avuto un sogno tra le mani. Ancora una volta mi accetto per quello che sono.

Alla fine possiamo dire che sulla tua strada sta smettendo di piovere e appare il sereno? Che hai un posto sicuri in un futuro meno incerto?
E’ una delle mie frasi preferite del progetto. E’ un invito a non rimanere anestetizzati e a cercare il proprio posto sicuro anche se il futuro è incerto. Conta dare tutto quotidianamente.

Che accadrà nelle prossime settimane?
Torno in studio perché questa è una figata non solo un lavoro. Ho lavorato molto sul terminare il progetto ma nel frattempo ho scritto altre cose e dunque sarò di nuovo in studio fino a Natale. Nel 2023 ho fatto pochi live per realizzare la ma trilogia quindi la prossima estate arriverà un tour vero.

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