Toliman rivisitano il mito di Icaro in Ablaze: il video

Musica

Il brano ipotizza un’improvvisa consapevolezza del fatto che il gioco si possa risolvere con l'apertura di una nuova porta che conduce in un luogo ignoto

IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELL'ARTISTA

Un nuovo giorno sorge innanzi a noi, il cocchio di Elios porta l'alba, illuminando il

luogo che così a lungo ho chiamato casa. Immerso nella quiete dorata brilla il mio

unico amico, maestoso nella sua spettrale e contenuta inerzia. Mi osserva,

consapevole di tutto, conscio di ogni parola pronunciata, dei miei piani, dei suoi, e di

quelli di mio padre. È una così flebile speranza aggrapparsi a un raggio di sole,

cercare il proprio senso nel labile confine tra ciò che si conosce e l'ignoto. Mio padre ripete all'infinito che l'agonia sta per terminare, che voleremo lontani da ciò che ci opprime, che non dovrò subire il fascino del dio del Sole, dovrò rimanere accanto a lui, dovrò fidarmi di ciò che dice. Dovrei guardare l'orizzonte e cercare la libertà di mio padre, ma la luce riflessa su quel pezzo di metallo mi obnubila la mente.

E se Dedalo avesse torto?

Corvi che danzano attorno al fallimento di Icaro fanno da cornice alla sua inevitabile

fine: la mano ormai arsa e ancora in fiamme porta in sé il bagliore dell'ambizione e

del raggiungimento dell'obiettivo, i quali fremono ancora in maniera vivida nell'atto

finale del protagonista. Questo bagliore è la rappresentazione di quel lato della

natura umana che spesso si scontra con l'impossibilità di raggiungere uno scopo e la

consapevolezza di non riuscire nell'intento, ma procede comunque con ostinazione e

sicurezza nel proprio percorso, anche a discapito del fallimento. Questa fine

figurativa di intenti si staglia su un cielo albeggiante, volutamente in netto contrasto

con l'allegoria, l'alba che porta speranza di rinascita Icaro non la vedrà più.

Nel nostro video, una rivisitazione del mito di Icaro, mitico figlio di Dedalo e di

Naucrate, schiava di Minosse. Rinchiuso con il padre nel labirinto di Creta, fuggì

volando con le ali che Dedalo aveva adattato con la cera al proprio corpo e a quello

del figlio. Ma, avvicinatosi troppo al Sole, cadde in quello che oggi è il Mar Egeo. È

una narrazione alternativa, la realizzazione della ribellione sul padre e del suo

sistema di credenze, rappresentate dalla trappola ungherese. C'è la repentina

epifania, un’improvvisa consapevolezza del fatto che il gioco si possa risolvere,

l'apertura di una nuova porta che conduce in un luogo di cui Icaro non sa nulla. Lui

arranca spaventato, leggero, acerbo, vorrebbe tornare indietro, alle certezze del

padre, ma non può più. Vaga, realizza di aver affrontato l'ignoto ed aver vinto. Solo,

lontano da casa, così vicino al calore del Dio del sole, dei suoi obiettivi, ma non ha

più nulla, solo il calore bruciante della sua pelle. Icaro non ha ceduto, si è elevato ad

una nuova coscienza di sé, si rende protagonista di una morale che lo vede

vincitore, finalmente col sorriso di essere andato oltre al monito leggendario.

We’ll die ablaze, but the sun’s still our aim

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