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Brail: "Nei giovani cerco l'urgenza di comunicare, cerco l'emozione"

Musica

Fabrizio Basso

Credit Silvia Violante Rouge

Produttore e songwriter, nel 2022 è stato il producer del team Fedez a X Factor. Il prossimo progetto è il terzo album di Aiello e intanto esplora nuovi orizzonti musicali che coinvolgano tutti i sensi. L'INTERVISTA

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La musica come esperienza sensoriale. A questo lavora, quotidianamente, Iacopo Sinigaglia in arte Brail, classe 1990, songwriter e produttore musicale. Alcuni dei suoni lavori sono stati selezionati e proiettati alla cerimonia degli Oscar, al Festival Del Cinema di Venezia, ai David di Donatello, all’International Computer Music Conference e al New York City Electroacoustic Music Festival. Fra i suoi lavori come produttore e sound engineer ci sono i dischi Scudetto di Galeffi, Ex-Voto e Meridionale di Aiello, V di Alessandro Mannarino, Lentamente di Nuvolari e alcuni tra i singoli di Ariete, Giuse The Lizia, Psicologi, Fulminacci e Luigi Strangis. Nel 2022 ha ricoperto il ruolo di producer per la squadra di Fedex a X Factor. È produttore e co-autore del brano Il Bene nel Male di Madame, presentato al settantatreesimo Festival di Sanremo e già disco di platino. Al momento sta terminando la produzione del terzo disco di Aiello, nel quale sono coinvolti anche i creativi e geniali ragazzi dell'agenzia ShipMate, ed è impegnato in diverse session di scrittura.

Iacopo partiamo dall’inizio: quando nasce la passione per la musica e conservi un primo ricordo che in qualche modo è il seme da cui tutto è germogliato?
La cosa assurda nella mia esperienza è che è stata la musica a scegliermi. Mi hanno regalato una tastiera Casio giocattolo che avevo 5, 6 anni e la portavo ovunque. La suonavo a caso perché non conoscevo la musica. Mia madre notando questa mia passione mi ha avvicinato a un percorso più strutturato con un apprendimento della musica legato al gioco. Poi ho studiato pianoforte, fonia, musica elettronica e intanto con una band suonavo musica pop, era il 2011/2012. Della band non è rimasto nulla ma oggi ognuno lavora in ambito musicale.
Quanto ha contribuito alla tua formazione l’esperienza al Saint Louis College of Music?
È una realtà riconosciuta a livello internazionale. È stata fondamentale perché ho trovato un modulo che prevedeva l’utilizzo di synth e sintetizzatori, lì ho cablato il mio primo modulare: creare un suono dal nulla mi ha affascinato. Prima li registravo ma da lì ho approfondito la musica elettronica. Oggi farei comunque il produttore ma forse non avrei approfondito così l’elettronica.
In più occasioni il tuo percorso musicale ha incontrato il mondo del cinema: come cambia l’approccio lavorativo quando devi fare la colonna sonora a immagini?
La contaminazione tra visivo e sonoro è fondamentale, il mio nome d’arte rimanda a questa sinestesia, a una musica che si può toccare e a immagini che si possono ascoltare. Lavorare per immagini è fondamentale per sviluppare una determinata sensibilità poiché a volte gli artisti ti chiedono di rappresentare una idea dal punto di vista sonoro. Oggi la multimedialità è presente e futuro, unire i linguaggi è fondamentale; quando posso sviluppo musiche per video e cortometraggi anche se non è la mia attività principale. Ho fatto il microfonista per periodo della mia vita e mi affascina registrare anche dei rumori e usarli come suggestioni per nuovi progetti.
L’artista col quale hai condiviso più tappe è Aiello: due album e il terzo in preparazione. Nel tempo come è cambiato il vostro modo di collaborare?
Il primo, Ex Voto, è stato molto diretto, è uscito con spontaneità senza sapere dove ci avrebbe portato. Il secondo, Meridionale, è più ragionato e strutturato, raccoglie una ricerca sul folk dell’Est Europa e sulla musica greca. Il terzo ci riporterà alle origini con una consapevolezza identitaria in più. È un disco anche di collaborazioni.
Cosa significa oggi essere ingegnere del suono?
È legato alla parte tecnica. La ho approfondita e mi ha portato a lavorare in produzione musicale e artistica. È stato fondamentale per me partire da un background più tecnico per avere certe competenze e per fissare subito la qualità: spesso è difficile replicare il momento. Penso a Madame e al suo brano sanremese Il Ben nel Male: la abbiamo registrata in Toscana e certe sonorità non siamo riusciti a replicarle poi in studio, ecco perché è importante registrare tutto.
Uno dei tuoi progetti di certo più rivoluzionari è V con Mannarino: è un disco molto contaminato e dunque credo che anche l’approccio sia differente rispetto agli altri lavori.
È stata una esperienza bellissima, abbiamo lavorato tanto a quel disco a causa del Covid che ha allungato i tempi di uscita. Abbiamo fatto cose uniche per un progetto italiano. Alessandro aveva una identità chiara ma voleva spostarsi verso l’elettronica e una world music contemporanea. Io ero già fan del suo progetto e ho preso il suo bagaglio e con rispetto ho cercato di fare un continuum che fosse una evoluzione. Alessandro mette davanti a tutto la musica e la verità.
X Factor, dove sei stato producer nel 2022 per il team di Fedez, è una finestra importante sulla musica del futuro: cosa è oggi l’X Factor? Come si trova in un ragazzo e come si sviluppa?
Il problema oggi è che si cerca sempre di fare emulazioni. Siamo abituati a creare la hit, il brano che performa in radio. Personalmente quello che mi colpisce è l’urgenza nella scrittura, scrivere una canzone su un argomento. Cantare con una verità e sensibilità nella voce, bisogna andare al nocciolo: se trovi chi ha da dire ed è forte devi subito mettere la lente di ingrandimento.
Parlami dell’esperienza con Madame all’ultimo Festival di Sanremo con Il Bene nel Male. Sei coinvolto in altri brani del suo nuovo album?
Qualcosa ti ho già accennato e comunque non sono coinvolto nel suo disco, per altro Il Bene nel Male è nato per caso e a disco giù ultimato. Con noi c’era anche Bias, il suo produttore. Mi ha stupito che una canzone con sonorità moderne, che guardano alla musica elettronica berlinese ed europea, sia stata accolta bene da persone di età diversa. Ammetto che era una mia preoccupazione e ora a vedere i numeri so che le persone sanno ascoltare anche qualcosa di diverso.
Quando non lavori che musica ascolti? Riesci a dedicarti a quello che ti piace o per deformazione professionale sei sempre in cerca di nuovi stimoli?
Ascolto sempre musica, cerco sempre cose nuove in cerca di stupore. A chi vorrebbe lavorare con me chiedo sempre i suoi cinque dischi da portare su un’isola deserta. Se devo ascoltare qualcosa che mi piace o vado sullo strumentale oppure pezzi chitarra voce, praticamente senza produzione.
Oltre a chiudere il nuovo album di Aiello, cosa hai in agenda nei prossimi mesi?
Faccio sessioni per proseguire la collaborazione con Bias su altri progetti. Lavoro anche da solo in ambito urban, elettronico e hip hop e poi sul versante cantautorale, inseguendo le contaminazioni.

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