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Cesare Cremonini: "La mia Stella di Mare con Lucio rivoluziona come Bohemian Rhapsody"

Musica

Fabrizio Basso

Il brano uscirà giovedì 29 settembre. Mentre il 29 da Mantova parte il tour. Abbiamo condiviso con lui la storia di questo progetto che è completamente nuovo nel panorama musicale italiano

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In sogno ho sognato… ed è diventata realtà. Cesare Cremonini ha da sempre cullato il sogno di avvicinare la sua voce a quella di Lucio Dalla e giovedì prossimo tutti potremo ascoltare Stella di Mare, il brano scelto per questo meraviglioso duetto (già suonato nel tour negli stadi di questa estate) che incanta con la voce vera di Lucio Dalla, recuperata dal master originale del 1979. A rendere possibile questa magia, sono stati, oltre alla volontà di Cesare, Sony Music, Pressingline e la Fondazione Lucio Dalla. Stella di Mare farà parte dell’album Cremonini Live: Stadi 2022 + Imola in uscita il prossimo 28 ottobre e già, comunque, in pre-order. Intanto cresce l’attesa per il tour nei palazzetti dell’artista bolognese che partirà il 29 ottobre da Mantova per poi toccare Roma (1,2, 4 e 5 novembre), Bologna (7, 8 e 11 novembre) e Milano (13, 14, 16 e 17 novembre). Cesare Cremonini è visibilmente emozionato nel parlare di questo progetto: per raccontare cosa rappresenta la sua Stella di Mare ci siamo incontrati in uno studio di registrazione di Milano, in zona via Ripamonti.

Cesare Cremonini ha parlato di una esperienza artistica, umana e professionale molto importante: “Rappresenta un punto importante del mio percorso artistico perché è la naturale conseguenza del mio desiderio di cercare nuove sfide. È un fatto del tutto nuovo per la musica italiana, mai accaduto prima. La Fondazione Dalla è per me un punto cardine della cultura italiana”. Ma in questo caso si va ben oltre l’aspetto musicale: “È anche una operazione di divulgazione -sottolinea Cremonini- che nasconde emozioni tra le pieghe del progetto. Nel concetto di duetto non c’è più niente di straordinario, ne sentiamo ormai a centinaia, ma qui è diverso: con la sua voce già mi confrontavo da ragazzino ma il punto di non ritorno è stato nei tre stadi che ho fatto nel 2018 dove c’era L’Anno che Verrà. Sento il bisogno di portare avanti una tradizione che non è solo bolognese ma nazionale, tutti siamo ambiziosi ma qui c’è anche l’essere parte della cultura di una città, sento che sto facendo qualcosa che va al di là delle ambizioni di carriera”. Il suo rapporto con la Fondazione dura da anni e questa volta si è stretto in modo indissolubile: “Un giorno, ed era inverno, mi sono svegliato con l’idea di un duetto virtuale con Lucio - ricorda - si è trattato di una idea spontanea ma che mi ha intimorito, ho ripensato a quello di Brian May con Freddie Mercury e a quello di Paul McCartney con John Lennon ma poi ho elaborato che il mio sentimento può coglierne uno comune e diffuso. Lucio ha iniziato a scrivere a 38 anni, età in cui io ho fatto il mio primo stadio. Lucio è sempre stato centrale nella mia esperienza. Tutto nasce dalla vocalità di Dalla e da questa canzone d’amore che più di altre abbatte le barriere del tempo”.

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A questo punto Cesare Cremonini fa ascoltare la versione originale del brano di Lucio Dalla, poi, con una magia, lo ripropone solo con la voce e si mette al pianoforte accompagnando il testo. E, a proposito del testo, dice che "che le stelle della notte fossero ai tuoi piedi" è l’entrata vocale che lo ha conquistato. In pratica Lucio Dalla, in una fase delicata della storia del nostro Paese, porta la canzone dalla protesta alla proposta, tira fuori una sensibilità particolare ed è una rivoluzione: “Sfidare le convenzioni - spiega Cesare - fa parte dell’essere artista mantenendo però la coerenza nel percorso. Ne parlo con Daniele Caracchi, cugino di Lucio, che mi guarda in faccia e mi dice: sei sicuro? Lucio è qui, a Bologna certe cose vanno fatte con cautela, lui aleggia e ci guarda. Sentire quella traccia, che viene da un bunker della Sony in Germania per evitare che quel patrimonio venga disperso, e lavorata come avviene in 33 Giri Italian Masters su Sky Arte, mi ha fatto ascoltare la sua voce isolata e si nota in primis che c’è un essere umano in un piccolo studio. Ci sono Ron, col quale ho parlato per valutare insieme un qualcosa di divulgativo, e gli Stadio: ogni giorno Lucio portava cose nuove in studio. Adesso siamo noi, con la sua presenza, in un piccolo studio, a rivivere un’epoca che non c’è più ma che va ogni tanto ricordata. I dettagli e la naturalezza con cui cantava mi hanno spinto a lavorare in studio con la mia band e poi la ho portata negli stadi: il pubblico era impietrito, molti non conoscevano la canzone. Mi esplode il desiderio e la forza emotiva di ripensare a Lucio negli stadi e nasce un progetto nuovo seguendo il quale entro in studio di registrazione in cerca di una unicità. Secondo me è la canzone più bella che si ascolterà quest’anno e non la ho scritta io. Per fare canzoni che restano bisogna uscire dalla bulimia di una canzone ogni quarto d’ora; sono figlio e amante di questo mondo, cerco di proteggerlo e questo mi sembra un progetto coraggioso. Ho lavorato a una opera musicale di oggi come fosse un’opera d’arte”.

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Certo, il senso del confronto c’è ed è spontaneo chiedersi, chiedere a Cesare Cremonini, cosa significa oggi cantare Lucio: “Significa misurarsi con una delle vocalità più complete del panorama italiano, ha una forma espressiva, per una vocalità come la mia, che lega i fili invisibili della mia terra tra passato e futuro attraverso la mia voce”. Possiamo sperare che questo sia un incipit, visto anche il ragionamento fatto con Ron? “Andrò a trovarlo a casa, ci stiamo organizzando, dobbiamo ancora conoscerci in modo profondo. Al momento voglio due epoche mano nella mano. Quella mattina d’inverno quando mi sono svegliato con questa idea le ho ascoltate tutte dalla prima fino all’ultima ma avevo già le idee chiare, questa è una canzone d’amore che poteva rimbombare negli stadi. Questa è una luce che entra in camera da letto e si appoggia sulla pelle di un amato o di una amata. Ha una larghezza espressiva incredibile ma non credevo che fosse così poco conosciuta. Sono radici proiettate verso il futuro”. Cremonini anticipa che nel tour sarà accompagnata da laser ed effetti speciali, con un effetto drammaticità: “Ora che suoniamo nei palazzetti usciamo dal 1979”. Il disco epifania di Dalla che ha folgorato Cesare è Come è Profondo il mare e lo ha fatto al punto che ci sta facendo un film: “Lucio tocca corde di sensibilità larghe, radicate in tutti. Ero piccolo quando è uscito ma mi è arrivato direttamente. È un po’ come 8 e mezzo di Federico Fellini: l'ho visto che avevo 25 anni e ogni volta che lo rivedo è sempre diverso. Credo nell’eternità delle cose e mi nutro di queste energie. Una cover la rovini quando cerchi di essere giovanilista, è molto pericoloso quell’approccio. Il lavoro di produzione è stato tutto analogico e ti confesso che mentre lo facevo mi sembrava di fare Bohemian Rhapsody".

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