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Muse, Will of the People è un viaggio nelle paure dell'umanità

Musica

Fabrizio Basso

L'album è influenzato dalla crescente incertezza e instabilità nel mondo: pandemia, nuove guerre in Europa, proteste e rivolte, destabilizzazione della democrazia occidentale, crescente autoritarismo, incendi, disastri naturali e destabilizzazione dell'ordine globale popolano il disco. Il senso di minaccia ha innescato nella band un viaggio personale attraverso le paure e la preparazione per ciò che verrà dopo. LA RECENSIONE

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Il mondo che ci gira intorno, con la sua cupezza e la sua disillusione, avvolge come un sudario Will of The People, il nuovo album dei Muse. Come ha precisato il frontman Matt Bellamy questo album è un viaggio nelle nostre paure attuali e in quello che ci attende. Il titolo ci porta nel mondo Muse con un tocco di ironia: quale è la volontà del popolo? Un muro di voci e di suoni ci colpisce come uno schiaffo da subito e la volontà del popolo, che è ripetuto ossessivamente come un mantra, ci incita a distruggere le nostre convinzioni e a inseguire una rivoluzione di cui abbiamo bisogno per sentirci liberi; c’è l’ansia per i figli, per le figlie e il viaggio verso un cambiamento radicale: we’re gonna smash this nation. Ricorda, ideologicamente, il grande fratello orwelliano e il floydiano The Wall il distopico Compliance dove alle persone si chiede di mettersi in riga ma contestualmente (clandestinamente?) si pensa a riparare un cuore spezzato. Conformità è non sentire dolore perché fai parte di un sistema: ma è vita? L’attacco di Liberation è dolcissima poi la voce di Matt alterna momenti delicati ad altri corrosivi, è il brano in cui Matt gioca maggiormente con le potenzialità della sua voce; dietro a questo melting pot vocale c’è la voglia di non arrendersi anche se siamo sotto assedio. Certo che l’idea di revocare il nostro posto dalla storia, we intend to erase your place in history, è angosciante. Won’t Stand Down è un brano di consapevolezza, è l’uomo, è l’umanità che comprende di essere stato manipolato ma poi apre gli occhi e la visione è nitida: I’ve opened my eyes, & counted the lies, & now it is clearer to me, You are just a user, and an abuser, living vicariously. Intorno a noi quante persone ci sono che vivono la vita degli altri e di luce riflessa. Insinuandosi come sanguisughe nelle nostre esistenze. Won’t Stand Down è un pezzo di estremo realismo. E’ una richiesta di aiuto anche Ghosts (How Can I Move On): qui i Muse ci portano a confrontarci con i fantasmi della nostra mente. E’ una canzone d’amore e d’assenza e quando non c’è la ricetta per guarire bisogna ricorrere al dantesco Lete, al fiume della dimenticanza: There are are unsolved feelings that haunt me, It’s too late to heal, I’ll lay them to rest.

Sei tu il problema o sei tu la cura? Questo il domandone che permea You May Me Feel Like It’s Halloween e pone l’uomo in una posizione che non permette via di fuga. Una dipendenza tossica, ansia e preoccupazione ma quel verso finale, inquietante, è più di una risposta: sei tu il custode, but you are the caretaker. Quasi metal l’incipit di Kill or be Killed che ci porta in un amore che ospita troppi protagonisti in quanto i demoni abbondano e c’è un paletto nel cuore ma non delle bestie, dell’uomo, che fatica a diffondere la sua idea e il suo bisogno di amore. Quindi è meglio uccidere o lasciarsi uccidere? Il destino ci fa impazzire inseguendo la giusta scelta! La disturbante Verona invita a togliersi la maschera e a uscire dall’oscurità inseguendo l’innato bisogno di amore. La musica è ossessionante, quasi da film horror, e il bacio sulle labbra è veleno e contagio ma anche throw caution to the wind, gettare la prudenza al vento e vivere ogni giorno come fosse l’ultimo: If this is my last day on earth, I just want to be with you…se questo è il mio ultimo giorno sulla terra voglio passarlo con te, perché tu sei il senso del vero. Euphoria è ricerca di rinnovamento e di energia, è bisogno viscerale di soddisfazione, I want satisfaction. E se ci stiamo intorpidendo cerchiamo chi può inocularci euforia! L’album termina con We Are Fucking Fucked che dal titolo, siamo fottuti, sembra una resa ma già dall’attacco si capisce che è qui che si realizza la volontà del popolo: eppure parla di virus mortali, guerre, tsunami di odio, incendi, terremoto a anche di una guerra mondiale. Stiamo giocando una partita truccata, siamo alle soglie della morte…ci stiamo facendo fottere ma vivaddio siamo vivi!

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