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FN Meka, il primo rapper virtuale sotto major licenziato per accuse di razzismo

Musica

Manuel Santangelo

Il rapper virtuale esploso su Tik Tok si è visto abbandonare dalla Capitol Records. La colpa non è solo della sua immagine stereotipata ma anche dei suoi testi, creati da un’intelligenza artificiale e pieni di insulti di stampo razzista

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Può una casa discografica licenziare un suo artista, anche se quest’ultimo di fatto “non esiste? Pare proprio di sì. La Capitol Music Group ha infatti appena chiuso la sua collaborazione con FN Meka, un trapper che nonostante le treccine e i denti d'oro d’ordinanza non è reale ma creato a tavolino da una azienda specializzata nella produzione di avatar virtuali.

 

Con la sua creazione FN Meka, Factory New sognava di far avvicinare il mondo della musica a quello della tecnologia in un modo mai provato prima ma, nonostante le buone premesse, tutto è andato presto in fumo. Il rapper in carne e pixel infatti è passato in poco tempo da “primo artista virtuale a firmare con una major” a “primo artista virtuale a veder rescisso unilateralmente il suo contratto con una major”. La colpa di questa repentina parabola discendente sarebbe da attribuire all’immagine stereotipata veicolata da FN, i cui testi risultano pieni di frasi discutibili e insulti apertamente razzisti.

Storia di una buona idea finita male

 

FN Meka era l’orgoglio della Factory New. L’azienda specializzata in esseri virtuali aveva infatti investito molto sul progetto nato nel 2021 e, a onor del vero, l’inizio era sembrato a tutti esaltante.

Quell’avatar dalle treccine colorate e dai tatuaggi sul volto aveva guadagnato la sua fetta di popolarità in un attimo. Gli oltre 10 milioni di follower solo su Tik Tok testimoniavano quanto fosse ormai una vera celebrità dell’internet, in grado di destare l’interesse di grandi nomi dell’industria musicale come la Capitol Music Group.

 

La storica major non aveva perso tempo e aveva siglato prima della concorrenza un accordo con la Factory New, aggiungendo così FN Meka a un roster che comprendeva già nomi come gli Abba e Paul McCartney. La notizia aveva logicamente fatto scalpore: una grande etichetta per la prima volta metteva sotto contratto un artista virtuale. L’ entusiasmo è però scemato in poche settimane, quando sono emerse le prime proteste per molte controversie legate al progetto. Problemi talmente grossi da aver spinto Capital Records a rescindere il contratto con tanto di scuse pubbliche.

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Nel comunicato in cui Capitol Music Group annuncia di aver “interrotto i legami con il progetto FN Meka, con effetto immediato” la società fa mea culpa, chiedendo scusa alla comunità nera per la propria “insensibilità nel firmare questo progetto senza fare abbastanza domande sull'equità e sul processo creativo alla base”.

 

Una tale marcia indietro appare giustificata dopo che sono stati in molti a esprimere dubbi su FN Meka. Il collettivo attivista Industry Blackout subito dopo la firma lo aveva definito per esempio "una fusione di stereotipi grossolani” ponendo l’accento sui suoi testi pieni di insulti a stampo razzista.

A questo punto qualcuno penserà che per risolvere il problema sarebbe bastato licenziare il ghostwriter, colui che dietro le quinte si occupa delle parole nelle canzoni di FN Meka. Non è possibile farlo per il semplice fatto che l’autore dei testi del rapper virtuale non è un Mr. Smith qualsiasi ma un’intelligenza artificiale.

 

Il CEO di Factory New Anthony Martini aveva paradossalmente raccontato con entusiasmo questo aspetto poi rivelatosi assai controverso spiegando: “Abbiamo creato un algoritmo che analizza le canzoni popolari di generi specifici. Sulla base di ciò, la tecnologia genera suggerimenti per gli elementi costitutivi di nuovi pezzi come il contenuto dei testi, gli accordi e le top line”. Quello che sulla carta appariva un processo sicuro e capace di sfornare hit a ripetizione ha subito creato problemi nel momento in cui l’intelligenza artificiale si è trovata ad analizzare brani trap, pieni di insulti e termini offensivi (soprattutto se ripetuti senza riflettere sul contesto).

 

Industry Blackout ha evidenziato come Gunna, un collega reale di FN, sia: “attualmente incarcerato per aver rappato lo stesso tipo di testi che imita questo robot. La differenza è che il tuo rapper artificiale non sarà soggetto a accuse federali per questo”.

Non sorprenderebbe sapere che proprio i testi di Gunna siano stati tra i primi processati dall’algoritmo che “inventa” le canzoni di FN Meka. Il trapper di College Park era stato d’altronde il primo a collaborare con il collega virtuale dopo la firma di quest’ultimo per Capitol nel singolo Florida Water, uscito il 18 agosto e subito capace di arrivare al milione di stream su Spotify.

FN Meka ha avuto dalla sua parte i numeri ma non sempre questo basta. Gli attivisti hanno chiesto la cessazione della partnership tra CMG e FN Meka, nonché scuse pubbliche e la rimozione dell'artista da tutte le piattaforme. Capitol ha esaudito per ora le prime due richieste e non è escluso che scelga presto di assecondare anche la terza. Ciò che è certo è che oggi il sogno di Anthony Martini, l’uomo che voleva fare di Factory New l’MCU dell’industria discografica "creando un universo di personaggi musicali", sembra più difficile da realizzare che mai.

 

 

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