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Simple Minds in concerto all'Arena di Verona, un Act of Love lungo 40 anni

Musica

Fabrizio Basso

Due ore al di fuori del tempo e dello spazio in compagnia di Jim Kerr e Charlie Burchill. Una serata di nostalgia ma non di rimpianti, di ricordi ma non di melanconia. IL NOSTRO RACCONTO

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Un viaggio lungo quarant'anni ma senza nostalgia, senza ridicoli abiti estratti dalla naftalina, senza la missione di voler riannodare i fili della giovinezza. Quattro decenni di musica da bersi tutta d'un fiato con qualche capello bianco in più e magari con i figli vicino. I Simple Minds hanno chiuso in un'Arena di Verona strapiena il loro tour italiano del 40 Years of Hits Tour, che ha debuttato lo scorso 31 marzo dalla Wembley Arena di Londra, ed è arrivato in Italia dopo 57 tappe attraverso 16 Paesi e proseguirà fino almeno a metà settembre con un totale, a oggi, di 80 show annunciati. Sul palco, il cui unico limite erano i video proiettati troppo in basso dietro la band per essere goduti dal pubblico, c'erano le leggende Jim Kerr e Charlie Burchill e poi, tra gli altri, un trio femminile composto da Cherisse Osei, immensa alla batteria, Sarah Brown con la sua voce e Berenice Scott alle tastiere.

E' Act of Love che apre la serata di questa band da oltre 60 milioni di album venduti nel mondo. Jim Kerr parla anche in Italiano, non è di certo un madrelingua, ma l'impegno che ci mette è meraviglioso. Le luci e i colori accompagnano la scaletta come un viaggio nel tempo. Si va avanti con la commovente Love Songs cui seguono Colours Fly e Big Sleep. Il pubblico è subito coinvolto e si capisce dal fatto che fin da Act of Love è tutto in piedi, sopattutto la platea che per tradizione accoglie il pubblico più comodo. Con Waterfront, uno dei pezzi dei Simple Minds più amati a livello mondiale, ogni forma di pudore evapora e si entra in una discoteca millenaria e a cielo aperto. Si procede con Glittering Prize e Book of Brilliant prima di una poetica, struggente Mandela Day, che Jim Kerr esegue come fosse una preghiera laica. E forse, un po', lo è. Il frontman si sposta da un lato all'altro del palco, non esita a salire sui gradoni dell'Arena e ad avvicinarsi ai fan. Il concerto va avanti con Vision Thing e l'eterna Let There Be Love. Quache lacrima brilla nelle note scaligere con Belfast Child, pezzo che ci accompagna dolcemente verso il finale insieme a Themes for Great Cities. Ecco Someone Somewhere, See the Lights e l'attesissima, quella che tutti canticchiavano aspettando che il concerto iniziasse, Don’t You (Forget About Me): un vero capolavoro. Il sipario cala con New Gold Dream, ma si intuisce che non è finita, mister Kerr ribadisce che non è ancora il momento di andare a casa e prima che le luci si accendano, insieme a Burchill e alla band coinvolge l'Arena in un finale indiavolato composto da Speed Your Love, Alive and Kicking e Sanctify Yourself. Ed è proprio andata così: una santificazione di una band, di un'epoca, di una storia ma soprattutto di migliaia di persone che per due ore hanno fluttuato a cuore aperto in un mondo bello e in totale assenza di gravità.

approfondimento

La scaletta del concerto dei Simple Minds all'Arena di Verona