Joe Sfré, mette un flusso d'(in)coscienza in Gin & Tonica: il video

Musica

Più che una canzone è un segmento di pensieri, presi e messi di getto su un foglio

IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELL'ARTISTA

Gin & Tonica è un flusso d'incoscienza, dunque mi risulta difficile parlarne come un prodotto finito, è più un segmento dei miei pensieri, presi e vomitati di getto su un foglio. La canzone parla di notti brave, tra eccessi e locali, di serate infinite diluite da troppo alcol. Ed è stata scritta e concepita in un momento in cui tutto ciò non era possibile, a causa della pandemia, dunque la mia testa cercava inconsciamente il ricordo di quei momenti spensierati. Tutto questo si è incontrato con la mia voglia di dare un prodotto che fosse differente nella sostanza, ma familiare nella forma. 

Sono sempre stato affascinato dalla cultura est europea, e ho pensato che, raggiunta una certa maturità artistica e personale, sarebbe stato inutile continuare a proporre lo stesso stereotipo e ad attingere al bagaglio musicale proveniente da America, Francia o Inghilterra.
 

La musica elettronica slava, ed europea in generale, la sento da quando ero giovanissimo, nella mia comitiva da adolescente si ascoltavano e si suonavano queste tracce pazzesche. Ho trovato nel rap il modo di esprimermi, ma le mie radici affondano in tutt'altro genere. Far confluire tutto nell'EP, ed in particolare in Gin & Tonica, è stato un processo quasi automatico, che soddisfava la mia voglia di distinguermi portando all'eccesso un concetto ed uno stile, per poi farli miei. The Eve è riuscito a creare la base perfetta su cui far scorrere le mie parole, traducendo in musica il concept che ne era alla base. Sonorità lounge incontrano la cassa dritta da 110 bpm, fondendosi in un beat che per l'ascoltatore è fresco e familiare allo stesso tempo.

Mi piace giocare con la dualità, mettere in musica i paradossi che sono nella mia mente, mischiare l'affascinante e delirante nichilismo di Dostoevskij con l'ossessiva ricerca della ragione di Tolstoj, l'astrattismo estremo di Kandinskij e il dinamismo ornamentale di Mucha. E' qualcosa che ho addosso e che sento molto mio, complice anche il fatto che nel mio quartiere la comunità est europea è molto presente. 

Questa sorta di bipolarità è quella che abbiamo voluto rappresentare anche nel videoclip, in cui sto seduto sulle poltrone di un cinema vuoto, ma pieno di altre proiezioni di me. Da spettatore osservo l'avvicendarsi di avvenimenti vuoti che si svolgono in dei veri e propri non luoghi. Emblematico è il bagno pubblico, dove la camera fissa riprende le esperienze transitorie di chi vi è di passaggio. Azioni compiute a cervello spento, che però vanno ad incastrarsi nei tasselli della nostra vita tanto quanto altre. Come una serata in cui esci a ballare, bevi troppo e la mattina dopo non ti ricordi un gran che, né ti sai spiegare come ci sia finita quella maledetta bottiglia di Vodka Polacca nel frigo.

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