Cecco e Cipo, declinano tutti i volti dell'amore in Con Permesso

Musica

Fabrizio Basso

Credit Greta Cioppi

E' il quinto lavoro discografico del duo toscano che ha conquistato l’attenzione mediatica durante le audizioni dell’ottava edizione di X Factor con una performance irriverente e cliccatissima. L'INTERVISTA

Con oltre 4 milioni di stream su Spotify e centinaia e centinaia di concerti in tutta la penisola, Cecco e Cipo negli anni si fanno conoscere e apprezzare da un pubblico sempre più ampio grazie all’arte del racconto, un talento innato per lo storytelling che li contraddistingue fin dagli esordi, portato avanti nei loro brani attraverso formule sempre pungenti e ironiche. Anticipato dai singoli Ancora un’altra volta e I due eschimesi dell’isola di Baffin, Con Permesso inaugura una nuova stagione compositiva per il duo. Un album che arriva a tre anni di distanza dal precedente lavoro discografico e che consegna dieci brani figli di una poetica rinnovata, portata avanti con lo stile sincero, acuto e mai banale del duo. Ne ho parlato con Fabio Cipo Cipollini.

Partiamo dalla storia dell’album: come è nato, considerato anche il periodo?

Nasce durante il lockdown che ci ha permesso di dedicarci a tempo pieno alle canzoni dunque ci abbiamo lavorato in un modo più intenso. Sono nati in un appartamento a Firenze, dove mi sono trasferito, la maggior parte dei testi.
Sono trascorsi tre anni dal precedente lavoro: cosa è cambiato?
Siamo cresciuti un po’ e questo ha influito tantissimo. Le esperienze ci hanno fatto vivere situazioni diverse di vita e di abitazioni. Parliamo sempre d’amore in varie forme main modo più serio.
In una situazione delicata come quella di Che fine Ho Fatto è meglio un tè, un caffè o la mettiamo sul rime? Il tè sarebbe lo stesso del ragno tessitore?
Non è lo stesso perché il Ragno lo abbiamo ripreso da vecchie bozze e poi è introverso. L’altro brano è il più recente che abbiamo creato: lì spieghiamo chi siamo e dove vogliamo andare.
Cecco e Cipo cantano ancora come due scemi? O Con Permesso sono maturati?
Cerchiamo di farci prendere più sul serio per raggiungere la fascia di pubblico che ci manca, anche per come ci poniamo come contenuti. Non manca l’ironia che però appare di più nei live, nei testi cerchiamo qualcosa di più sensato.
Distruggi e ricomponi questo istante che sovviene…è un verso mogoliano. C’è una canzone di questo album che vorreste distruggere e ricomporre?
Quella strofa la amo, è la canzone d’amore che preferisco, sono soddisfatto del testo e dell’arrangiamento. Al momento nulla cambierei. Ma durerà pochissimo, tra un mese per me sarebbe tutto da rifare.
Le attrici negli anni Sessanta erano più belle?
Erano di quell’epoca, avevano un volto più acqua e sapone. Ora si pensa alle forme perfette, al viso perfetto, prima era un cinema diverso.
Invece la prima strofa di Meteora 98 mi ricorda il Futurismo. Poi c’è l’ira funesta: che rapporto avete con la poesia?
Non siamo dei grandissimi lettori ma io quando trovo qualcosa che mi interessa mi ci fiondo dentro e approfondisco. La poesia ci ha aiutato ma ancora di più racconti e film. Sono tutte canzoni autobiografiche. A volte non ci facciamo caso ai riferimenti; quella strofa nasce di getto come idea di un pezzo estivo che poi ha preso un'altra piega. Per altro la parola meteora non appare nel testo. Il titolo nasce perché mi è apparsa una notizia sui social di un meteorite che in quel momento era vicinissimo alla terra e ed era sotto osservazione e studio dal 1998.
Memorizzate davvero i profumi o meglio il senso di indefinitezza?
Molto. Io mi sento anche i sapori in bocca in alcune situazioni. Nel raccontare la nostra infanzia ci piace rispolverarli, era un momento felicie, siamo nostalgici.
Il circo delle Pulci ha un suo Mangiafuoco?
Non ce l’ha, è un brano che racconta situazioni vissute attraverso metafore. E’ il invitare la bella ragazza in una situazione per lei anomala che può essere il circolino o al chiosco del paese per vedere spirito adattamento.
Nella vostra vita…oggi per cosa troppo tardi e per cosa troppo presto? E’ davvero la rassegnazione è l’idea migliore?
Soffro da sempre di ansia e attacchi di panico. Invece di rimuginare la cosa migliore e identificare un problema che sostituisca il precedente. Mai è troppo tardi per ricominciare a respirare ma la situazione oggi in tanti ambiti è alle pezze, per alcune cose è irrecuperabile, bisognava muoversi un pochino prima.
Un aggiornamento sulle statistiche senza sere romantiche?
Viviamo situazioni un po’ particolari. Prima avevamo momenti intensi per comunicare, per aprirsi alle persone e vivere emozioni. Ancora siamo in stallo.
Alcuni momenti dell’Isola di Baffin sembrano un nonsense. E anche in Crudo e zabaione non scherzate: la rima libera possiamo considerarla la vostra cifra stilistica nella scrittura?
La rima ci piace e pure il nonsense, siamo fan di Rino Gaetano e abbiamo iniziano a scrivere grazie a lui. Ma esprimiamo anche le emozioni vere.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Abbiamo smesso di scrivere, dovevamo staccare. Abbiamo un tour in costruzione, speriamo a fine marzo primi di aprile di fare date nei club e poi penseremo alla parte estiva dei live.

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