Il brao anticipa il nuovo disco “Suite numero due: Catena” che uscirà il 21 febbraio ed è una rappresentazione in musica, di eventi accaduti a Francavilla al Mare quando nel 1560 arrivarono i Saraceni. Un testo dell'artista introduce il video
Zuccarino Rehab è il mio nuovo progetto...mi chiamo Graziano Zuccarino e sono in “riabilitazione musicale”, ormai da vent'anni. Sin dai primi esperimenti con le parole, ho cercato di mantenere vivo il rapporto con il territorio, le sue storie e le tante tradizioni. Ho sempre cercato di tener fermo uno stretto legame con la terra che mi ospita: l'Abruzzo. Sono cresciuto a pane e dialetto, a bande di paese e musica popolare, ascoltavo Pino Daniele e Lucio Dalla, Frank Zappa e Jaco Pastorius, ma soprattutto sono cresciuto con mia nonna che conosceva solo e soltanto il dialetto.
La “riabilitazione” è una terapia costante e oggi diviene protagonista la collaborazione ventennale con il chitarrista Fabio Duronio. Di recente, abbiamo rafforzato la band, con l'ingresso del bassista Luca "Luchino" Marinacci. Completata la rosa dei musici, abbiamo cominciato una fitta relazione virtuale. Scambi frequenti di file, ore di trasferimenti di idee, per ottimizzare il suono che piano piano prendeva forma e che presto avremmo inciso definitivamente, in uno studio di registrazione reale.
Il nuovo disco s'intitolerà “Suite numero due: Catena”, uscirà il 21 febbraio ed è una rappresentazione in musica, di eventi accaduti nella mia città (Francavilla al Mare in provincia di Chieti). Siamo nel 1560, stanno sbarcando i Saraceni. Predarono e incendiarono tutto quello che trovarono al loro passaggio, e leggenda vuole che la ragazza più bella del paese, Domenica Catena, venne rapita e fatta dono al sultano. Ancora oggi, si può notare in centro storico, alcuni uomini dai lineamenti tipicamente medio orientali, capelli e baffi scuri e dalla pelle olivastra, sicuramente una chiara testimonianza del passaggio dei turchi. Una combinazione vincente, dunque, se analizziamo il caso: un compositore, tre musicisti, un produttore artistico, uno studio di registrazione ed una storia da musicare. Il tutto proveniente da un unico posto, a creare un suono semplice ed essenziale, fatto di chitarre fluide ed incalzanti e linee di basso e batteria ben definite. Molta importanza, hanno avuto anche le voci in questo
nuovo lavoro: l'alternanza tra il dialetto e l'italiano ci ha permesso di lavorare a fondo
sulle linee vocali di base per poi colorare il resto con contro canti che in alcuni momenti assumono toni sgargianti e in altri decisamente più gravi.
Per presentare il nuovo progetto, ho scelto il singolo “Libera Liberata”, che secondo me, è il brano più conciso ma anche il più esplicativo fra tutti. Correlato da un videoclip girato dal giovane Pietro Falcone, il brano racconta il viaggio della nostra Catena verso l'ignoto. Il regista trasforma l'immagine e codifica il personaggio nel tempo moderno. Una giovane donna corre senza voltarsi indietro, dopo essersi “liberata” dai lacci che le stringono i polsi, adotta dei sistemi di sopravvivenza che la porteranno a rinascere, finalmente libera. Solitamente, il meccanismo di scrittura che adotto è fatto di piccoli spunti melodici, affiancato da qualche parolina chiave che determina poi lo sviluppo del brano. Ma nel caso della “Suite numero due” mi si è palesato tutto davanti, di getto. Non ho fatto altro che scrivere e musicare
all'impronta, quasi d’istinto. Ed è per questo che sono molto fiero di quello che è successo in questo disco e delle persone che ne fanno parte. Grazie anche a Giulia Flacco per gli scatti che sto utilizzando ancora oggi.