Il brano, introdotto da un testo esclusivo dell'artista, è un monito ma anche un incoraggiamento a superare le paure che ci bloccano
Slave è un racconto d'amore e narra la storia di una persona prigioniera di se stessa.
Per me la paura è come un cancro che ti priva della capacità di vivere liberamente e a causa di essa tendiamo a limitarci e ad affidarci a ciò che è familiare, anche se ci provoca dolore. Fino a quando non ci rendiamo conto che la vita è frutto delle nostre scelte, continueremo a essere perseguitati da continui e ripetuti rimpianti e delusioni. Slave vuole essere un monito ma anche un incoraggiamento a superare la paura che ci blocca.
Nel videoclip ho esorcizzato questa paura attraverso la mia voce ed il mare, simbolo per me di libertà. Ancorata alla terra ma danzando e cantando verso il mare proprio per non essere più prigioniera e poter vivere senza alcun rimpianto. Insieme alla mia armata, abbiamo messo in musica queste paure. La mia armata è la mia band: Glauco Di Sabatino alla batteria, Walter Monini al basso, Fabrizio Ginoble alle tastiere e Riccardo Cancellieri alla chitarra. Da anni mi accompagnano in tournée, con loro si è creata un'intesa che traspare sul palco ad ogni concerto e che volevamo assolutamente ricreare anche nel disco. In tutte le canzoni dell'album la mia armata mi segue ed in Slave in particolar modo abbiamo avuto tutti delle vibrazioni positive.
Il videoclip è stato girato sulla spiaggia di Giulianova in Abruzzo, mia seconda patria da diversi anni. Lo abbiamo realizzato tramite un’idea semplice, siamo io e la mia voce, davanti al mare, sugli scogli...
scogli, cielo, mare che spazzano via i fantasmi del mio passato.