Samuel ci (ri)porta negli anni 90 con la sua Elettronica

Musica

Fabrizio Basso

Il brano, scritto dall'artista insieme ad Andrea Bonomo e Dade, arriva dopo il secondo album solista Brigatabianca, pubblicato a gennaio 2021. L'INTERVISTA

L'Elettronica di Samuel è un viaggio nel tempo. Il nuovo singolo del frontman dei Subsonica ha sonorità electro-pop che ci trasportano in una notte di festa fatta di ritmi trascinanti e dall’immancabile cassa dritta, dove il desiderio di libertà viene raccontato attraverso la forza della musica: se chiudi gli occhi immagini il cuore come un beat. Il testo fa inoltre riferimento a quella parte di normalità che, da tempo, non è più possibile vivere.

Come è nato Elettronica e perché lo hai scelto come singolo?
Il singolo è figlio di questo momento storico in cui si lavora senza programmazione perché quello che costruisci viene smontato dai dpcm. Io, in questo periodo, dovevo essere in tour. Dopo Brigatabianca ho iniziato a scrivere, anche con altri, senza la prospettiva di un album ma per mantenere in rotta il tragitto professionale. Elettronica racconta un periodo storico della mia vita legata a Torino in cui navigavo in questo concetto musicale che è la musica elettronica, un linguaggio che poi si è evoluto.
Come è lo stato di salute dell’elettronica in Italia? Non credi se ne abusi un po’?
Il computer ha avviato una rivoluzione tecnologica. Una volta scrivevi con la chitarra e il pianoforte, da quando c’è il pc con i suoi software si fa tutto in casa: oggi il vero pop è l’elettronica. Non c’è spazio senza elettronica. Se ne abusa perché non se ne può fare a meno, è un suono alla moda che serve per costruire un linguaggio pop che arrivi a tutti. È democratico. Una volta un progetto lo costruivi in un anno oggi devi farlo in un mese.
L’eredità degli anni Novanta credi sia ingombrante?
È una storia di elettronica diversa, nei Novanta si cercava una sonorità, i suoni erano un vestito, un mantra sonoro, oggi c’è una urgenza espressiva legata a vocalità e testo. Il decennio di rap ha riportato in auge la parola, si canta come si parla e l’elettronica è un vestito. Oggi resistono pochi spazi musicali, vince la voce.
Il cielo di Torino sembra sempre cenere?
Oggi è azzurro! Nel brano parlo di quello degli anni Ottanta quando sognavo di fare il musicista: all'ora c'era sempre nebbia, oggi è quasi equatoriale. Questa cenere è lo sguardo degli anni. Ora vivo tra Venezia e Torino, ma a prescindere, Torino è una città che ti rimane dentro, sono stati anni di cambiamento epocale per la città che è passata da fabbrica ad altro.
La parola rave oggi fa paura: quale è la sua vera essenza?
Fa paura perché è assembramento: la mia musica, quella dei Subsonica e di chi ha vissuto quegli anni era musica per assembramento. Un concerto in uno stadio è una specie di rave. All’epoca eravamo più ingenui e scapestrati, i locali erano fuori norma, uno spillo non toccava terra da tanto eravamo ammassati ma mai nulla di catastrofico è accaduto. Oggi i locali sono più controllati e le cose si fanno di nascosto: trovo assurdo chiudere luoghi dove puoi controllare ciò che avviene.
Come erano i rave nel 96? Per altro l’anno del tuo battesimo musicale secondo wikipedia.
Usciva il primo album ufficiale dei Subsonica che mi faceva diventare un musicista. Si percepiva il cambiamento di Torino attraverso la cultura e la notte, lì vivevano gli artisti. In più si verificava il cambio musicale epocale che inizia con un pc: un diciottenne da casa si costruiva il suo percorso. Quel periodo è stato un punto di passaggio per l'energia musicale, quello che faccio oggi arriva da lì e confesso che c’è la voglia di tornare lì.
Vado a tempo con le ombre sembra l’umanità al tempo del covid: come immagini una nuova normalità?
Non siamo nella normalità, siamo nati per stare insieme, cresciuti uno a fianco all’altro. È un momento di passaggio aspettando di tornare a vivere.
Oggi sei un po’ felice o un po’ distratto?
Sempre distratto per alimentare il mio meccanismo di creazione. Sono felice perché nonostante tutto continuo a lavorare, lo stop mondiale mi ha dato energia. Ha bloccato il tempo e mi liberato dalla costrizione delle scadenze.
Ti lanceresti in orbita per andare dove?
Per salire su palco, ho dedicato dicembre a costruire uno spettacolo da Brigatabianca ed è fermo.
Quanti sintetizzatori hai?
Tanti, almeno una ventina. Ho vissuto negli anni in cui chi aveva i synth analogici li svendeva per altri digitali commettendo un grandissimo errore.
Siamo un po’ tutti figli dei Krafterwek?
Magari. Sarebbe stupendo. Parlerei in maniera più semplice con chiunque.
Cosa sta succedendo nel Golfo Mistico?
È in ordine, pulito, aspetta una nuova stagione di festa. È una factory, ci è successo di tutto in due anni compresa la sonorizzazione del documentario Underwolrd di Federica Pellegrini. Ci sono passati, tra gli altri, Colapesce, Willie Peyote e Fulminacci. È un luogo di incontri tra musicisti, cuochi e barman in un clima di confronto e stimolazione. Lì è nato anche il Festival in mare che ho organizzato alle Eolie.
Ha marzo c’è un compleanno importante: come festeggerai?
Saranno 50! Non è il momento ideale per i progetti. Dovrei essere in tour con i Subsonica per raccontare Microchip Temporale, dovevamo partire il 7 marzo del 2020 e ci hanno chiuso. Ci sto pensando, ho molti amici, persone cui voglio bene. Un concerto sarebbe carino ma ho due tour da portare avanti.
Potresti festeggiare con un altro singolo?
In effetti ho in progetto un altro singolo in primavera, l'ultimo dei brani scritti in questi mesi. Sarà in collaborazione con un artista straniero importante ma ne prevedo l'uscita a primavera inoltrata.

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