Gabriella Martinelli, la rivoluzionaria dell'arte che ogni volta fa Tutto Daccapo

Musica

Fabrizio Basso

Credit Enrico Luoni
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Un album fresco e colorato, rock ed elettronico, dolce e caustico: l'artista figlia del mondo ma con radici pugliesi ancora una volta supera i suoi limiti e, soprattutto, si riprende il suo tempo. L'INTERVISTA

Le temperature sono sopra la media, c'è chi fa il bagno nel mare in questo ultimo giorno del 2021. Ma c'è un mare che è sempre accogliente, al di là delle stagioni. E' quello dove nuotiamo insieme a Gabriella Martinelli, artista tra le più colorate, variegate, temerarie del terzo millennio. Nata a Roma, ma suddivisa tra Puglia e Romagna, col suo nuovo lavoro Tutto Daccapo dimostra che non bisogna avere paura di voltare pagina e ricominciare. Lei lo fa con la forza delle parole, della musica e della pittura, altra corrente creativa alla quale col sorriso s'abbandona. Tra baci e promesse, amore e insofferenza, rinascita e corpi torridi nuota nel mare della vita con fiducia.

Gabriella Partiamo dalla storia dell’album: quando nasce e come ci hai lavorato?
E’ figlio del lockdown, germoglia subito dopo la mia partecipazione al 70mo Festival di Sanremo; mi sono trovata a concentrami sul bello che ho colto, sfruttando il tempo a disposizione, alimentando la mia creatività tra scrittura e pittura. Nasce nell’ottica di non assomigliarmi, è un disco molto vario, c’è una attitudine più rock ma non si ferma lì, sono contraria alle categorizzazioni. La mia è un’anima colorata, ho cercato di non limitarmi.
Davvero trovi le mode troppo noiose?
Le cavalco e le combatto. Mai vesto allo stesso modo, nella mia musica incontri tanti elementi come una citazione degli anni Ottanta contrastata dai chitarroni di un'altra epoca. La moda è soggettiva e mutevole.
Hai scoperto dove vanno a finire le ore?
Purtroppo no ma sto imparando a fare pace col tempo che mi ha sempre fatto una grande paura.
E’ peggio la gente che mormora o quello che c’è da guardare in tv?
C’è un sacco di roba brutta in televisione però lì me ne frego, cambio canale e qualcosa prima o poi trovo, seguendo la voglia di concentrami sul bello. E me ne frego di quelli che tanto avranno sempre da ridire.
Di quali paranoie prometti di liberarti nel 2022?
Quella del tempo in primis per vivere sempre il momento. Cercherò di caricarmi la testa di obiettivi sempre nuovi. Continuerò con la pittura e a scrivere cose nuove. La missione è pensare di meno e fare di più.
Dimmi cosa resta di questo 2021? Oltre ai dischi di Bob Marley…
E’ stato un anno complesso, mi ha dato un disco cui sono legatissima. Ora c’è la voglia di ripartire.
La tua generazione avrebbe la stessa creatività senza la precarietà di questa epoca? Ha senso non farsi domande per non vedere il futuro?
Bisogna alimentare la creatività più possibile, siamo figli di una generazione cui la precarietà non offre risposte. Ogni volta ci si reinventa cercando di restare a galla e studiando come fare la differenza. Per me la poliedricità è un valore aggiunto, un artista ha bisogno di sperimentarsi su più aspetti e inseguire sempre qualcosa di nuovo.
I pesci vivono secondo leggi di natura: è così anche l’umanità, in balia delle correnti?
Purtroppo sì, c’è anche quello. Amo raccontare i pesci che fanno squadra, che riconoscono le proprie fragilità, che cadono ma imparano a rimanere a galla e sanno anche vivere in superficie con leggerezza.
Hai deciso se restare o perderti nel mondo?
Mi piace perdermi per ritrovarmi in situazioni nuove, mi manca viaggiare. Nel primo lockdown mi sono trasferita da Roma a Milano e non escludo di spostarmi ancora: le finestre dei treni sono una delle mie ispirazioni.
Come la vedi una rivoluzione contro le brutte canzoni?
Come si fa a dire che una canzone è brutta? C'è il fattore soggettivo. Piuttosto mi farei carico di una rivoluzione per impedire che la musica sia giudicata in base alle views.
Difficile scrivere d’amore e cantarlo nella stagione dei Culi di Gomma?
Sono sempre in difficoltà nel parlare di amore e quando lo ho fatto ho scelto di farlo in modo non convenzionale. Qui compare poche volte ma quando c’è è senza generi e spesso è verso se stessi: il ti verrò a cercare del brano Dove vivi tu sono io allo specchio. Mi è capitato poche volte di ascoltare canzoni che non parlassero di un amore ingabbiato nelle abitudini,  che esiste ma ci porta a vivere in modo uguale e addormenta i sentimenti. Mentre nel pezzo In Trappola racconta un incontro fisico, ha l'odore del sesso.
Hai nostalgia per il tuo passato da busker?
Eccome anche per via di questo periodo dove ho vissuto tanto in casa, ho suonato in casa, mi è mancato il viaggiare, il mio vivere a Berlino, a Lione, a Brest e in Africa, luoghi dove ogni giorno trovavo sguardi e persone importanti e singolari che hanno ispirato in primis la mia vita quotidiana e mi hanno dato più di quanto io ho dato a loro.
Hai scoperto dove si può essere felici? C’è un luogo?
Sento forti le mie radici che sono in Puglia e negli affetti. Ci torno ogni volta che posso. Per il resto vado alla ricerca di posti che possano darmi serenità, ho trovato una via di pittori sui Navigli: è un po' nascosta ma si può identificare. E' popolata da signori d’altri tempi che dipingono e raccontano storie fuori di testa: lì il tempo si è fermato.
Che accadrà nei primi mesi del 2022?
Sto progettando un tour a primavera, sperando si possa fare. Nell'attesa mi dedico alla promozione, alla pittura e altre cose che ancora non posso comunicare: e tutto mi sembra divertente!

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