Asja esorcizza le sue paure più intime col Singhiozzo: il video

Musica

Al centro del brano, presentato da un testo esclusivo dell'artista, c'è la vulnerabilità di fronte ai segnali dell'amore

Singhiozzo è un brano che parla delle mie paure più recondite: mostrarmi vulnerabile di fronte all’evidenza dell’amore. Parla di fasi e di uno split mentale che solo una gemelli come me può intendere e sentire suo. Questa idea ho cercato di renderla ancor più palpabile con le immagini del video: la parte elegante (Giappone) e l’apatia sono date dalla sicurezza di una fase iniziale in cui ho tutto, più o meno, sotto il mio dominio mentale. Nel momento in cui la mia “mania di controllo” viene a mancare per cause di forza maggiore c’è un cambio di personalità in cui la parte più rude (dove strappo i fiori) si fa spazio. I momenti di lucidità iniziano a venire meno pur non perdendo l'irrinunciabile autoironia “cupido hai bevuto un po’ troppo”.
 

I motivi per i quali ho voluto citare e rendere mio il concetto del Giappone sono molteplici: il mio nome e i miei connotati che aiutano ad impersonificarmici per una questione di tratti somatici; e poi l’amore che ho per questa cultura. Viene rievocato sia nella musica (flauti tradizionali) sia nel testo (ho preso il sushi con una

bacchetta Gucci) che nella fotografia con luoghi evocativi. Ho abbinato al senso di questo singhiozzo i piaceri della tavola in quanto, per credenza comune, modi operanti per stacciare questa contrazione. Ma appunto “la digestione è un’altra cosa”quindi queste teorie sono se vogliamo un palliativo, un modo per tenere a bada senza risolvere alla radice.Inizio a vacillare facendo prevalere quella mancanza di lucidità che ancora non si ètrasformata in completa assuefazione ma in un inizio di

cambiamento. Nella parte del ritornello è come se tornassimo indietro. C'è sempre una sorta di lucidità in cui io consapevolmente mi auto infliggo delle colpe e dei dolori come se io stessa fossi l'artefice del mio destino,cosa che poi in realtà è quello che facciamo, essendo noi stessi il nostro cupido. Di conseguenza mi libero della tossicità sì ma “prima un altro sorso”; nel frattempo alimento questo singhiozzo (mia contrazione naturale che amplifico quando ho davanti una persona che mi piace).

Tanto mi autolesiono che “le istruzioni non sono servite ma io le ignoro e mangio sushi a volontà” come se la "bulimia d’amore" e quindi l’eccedere in un tentativo di

soluzione andasse a risanare, per il momento, ciò che in quel momento è tutto tranne che sotto il mio controllo. Sono una Bridget Jones che ci ha creduto troppo. Poi ,alla fine, a dimostrazione del fatto che, ogni cosa ha il suo naturale andamento e la sua naturale conclusione, niente, che è in fase di espansione, può essere controllato; Per questo esplode all’ultimo (sigh!). Le scene dei dettagli che vediamo (cuore con i fiori e la siringa piena di sangue compaiono perché alimento le arterie del finto vaso a cuore ed è come se al tempo stesso alimentassi la cura del fiore). Il palloncino che scoppia è il singhiozzo che prende il sopravvento con cupido che scaglia dritto e non lascia spazio ad altre interpretazioni.

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