Inizia venerdì 3 dicembre un percorso in tre album per mostrare le tre anime differenti, ma complementari, che uniscono le origini musicali dell'artista, le sue ricerche sonore e la sua attenzione verso la contemporaneità. Un viaggio in tre mondi sonori differenti che rappresentano e raccontano la sua unicità musicale, attraverso la narrazione di ciò che per lui è importante. Ora aspettiamo Marco negli Stadi, organizzato e prodotto da Live Nation: il 19 giugno 2022 a San Siro e il 22 all'Olimpico di Roma. L'INTERVI
Un luogo che respira. Questo è lo studio-rifugio milanese di Marco Mengoni. Poche stanze ma tanta storia e tanta musica. Ed è lì, in quella zona che va tra la stazione di Porta Genova e piazza Napoli che è nato Materia (Terra), il primo album di una trilogia che non ha ancora una forma definitiva ma ha una linea di pensiero ben definita.
Marco, qui è nato Materia (Terra) e qui lo pre-ascoltiamo insieme.
Non è stata una scelta casuale, qui ho fatto tutte le pre-produzioni con i miei musicisti storici con i quali suono da prima di X Factor (GUARDA LO SPECIALE), una riconquista della musica-materia. E' un album tutto suonato e l'ultima parte è affidata a produttori diversi selezionati con molta cura.
C'è un forte senso del "nostos" nelle canzoni.
Si parla di origini e radici, tutte le volte che mi perdevo bastava tornare a casa per ritrovare un centro, ritrovare il contatto con la materia, che è la terra. Mia mamma mi faceva ascoltare soul, gospel, blues e r’n’b e cose afro-americane. Già in Atlantico c'era tantissima ricerca e ora mi sento a casa ascoltando questo genere: non per nulla soul significa anima e mi sento molto legato a questo binomio.
Le tue sonorità nascono in primis dentro.
La musica mi ha fatto riflettere e superare momenti emotivi differenti. La ho filtrata con la mia corte, metabolizzata e portata fuori con questo disco dove racconto il motore che ogni mattina mi fa andare avanti ed è l’amore, il sentimento. Nel lockdown sono stato molto da solo e ho analizzato tutte le esperienze che mi sono venute in mente.
Esaminiamo qualche brano, a partire da Il Meno Possibile.
E' con Flavio Gazzelle ed è uno dei due featuring dell'album insieme a Mi Fiderò con Madame. Ho fatto una ricerca di un soul più europeo, britannico. Ci abbiamo messo un mese per raggiungere il suono giusto delle chitarre, mi ritengo un fortunato di stare in studio quando voglio. E' stato registrato soprattutto in presa diretta e questo è positivo.
Poi c'è Luce.
E' energia, è vita. La ho dedicata a mia mamma e il disco in generale è dedicato a un rapporto madre figlia o figlio. Mi ha emozionato registrarlo con 14 musicisti più me e tutti e 15 in una stanza, come si faceva una volta. Certo è una fortuna poter fare tutto in una stanza ed essendo vecchietto stare insieme mi emoziona.
Ti emoziona anche parlarne.
E' bellissimo fare questo lavoro e avere trovato nella musica la soluzione a tante cose. La musica permette di togliere tanta sofferenza. Fare un disco è difficile e questo è durato due anni e mezzo. E’ difficile perché è un viaggio che emotivamente devi fare e inizialmente sei labile ma poi ti rincuori.
C'è un filo conduttore?
In tutto il disco parlo di insicurezza che è quello che poi mette paura nei rapporti.
Cosa è oggi Proibito?
La paura di concedersi. L’esempio che ho più forte di un rapporto nella vita è quello dei miei genitori che sono due persone diversissime eppure hanno costruito qualcosa di unico e invidiabile. Crescendo le paure fregano e non si valica il primo difetto che trovi nell’altro. Non ne sono esente, non si cerca la perfezione ma il giusto. In Proibito auguro di innamorarsi e andare oltre; cito la pianta di plastica che è bellissima ma non ha vita, il foglio di carta che taglia il dito e la domenica fatta per le cose formali ma per me formalmente non esiste nulla, l’amore deve essere libero e senza limitazioni: il nostro deve essere amore perché è proibito.
In Mi fiderò c'è Madame.
Ha una voce molto soul e poi c'è anche il tocco di Disco Purple Machine. E' un brano alla Diana Ross, un funky dance più anni Ottanta, con una orchestra di 120 elementi. La frase è: la mia vita mi sorprende e mi riempie di domande…Mi fiderò senza tenere il fiato.
Eccoci a Un fiore contro il diluvio.
Col mio bassista Giovanni Pallotti, col quale suoniamo insieme da 15 anni, chiamiamo questo pezzo la figlia sensibile e nel racconto di una relazione tocca un po’ la solitudine. Capita di trovarsi in situazioni difficili da affrontare dove una persona non ha gli strumenti per supportare l’altro. Ma in un momento di difficoltà non per forza devi avere gli strumenti per supportare un altro perché se non li hai si fa anche peggio a causa del momento e dell'emotività e dunque ho perdonato. Mi immagino un prato pieno di fiori che si sostengono durante un acquazzone, qui racconto l’essere lasciati soli in un momento difficile che è quello che non volevo.
approfondimento
Marco Mengoni, la cover dell'album Materia (Terra): maxi affissione
Più ascoltiamo i brani e più è forte la sensazione del lavoro interiore.
Tutte hanno un po’ di elaborazione di un qualcosa. Prendiamo Un Fiore contro il diluvio che è il racconto di uno scontro con qualcosa che ho vissuto di recente. Nel lockdown ho fatto un percorso in solitudine che quando sono uscito mi ha fatto trovare un contatto diverso. Mi analizzo molto e a 33 anni ho capito che devo imparare a perdonarmi e gli altri perdonarli non formalmente ma nella sostanza. Ma ciò non piò avvenire se prima non superi i tuoi errori.
Cosa di ha portato a questa consapevolezza?
Aprirmi di più arriva dal fatto di avere sofferto molto ed essermi fatto carico di grandi pesi, poi cresci e devi arrivare a buttarli fuori. La musica è il mezzo più istintivo per soffrire meno. Qui c’è anche la rabbia che non vorresti ci fosse. L’ottimismo lo sto ritrovando crescendo, più mi accadono cose e più spero in qualcosa di bello che si alimenti da solo, anche attraverso esperienze negative.
Hai anche identificato un anello debole?
Penso troppo, dovrei agire di più, sto facendo un percorso che dovrebbe fare la società: ci siamo dimenticati di essere animali razionali ma pur sempre animali.
La famiglia è la cosa meno obiettiva. Sentendo Luce mia mamma ha pianto. La persona più obiettiva è mia nonna, gli altri sono genuini e complicati nella loro semplicità. Mia mamma non sa ancora che il disco è dedicato a lei, però ha captato che Luce è per lei. Cerco di essere più grande di quello che sono e non sempre accade nonostante la sensibilità e le esperienze e dunque mi arrabbio con me stesso.
Però di strada ne hai fatta.
Sono uscito da casa a 17 anni e quando lo ho annunciato a tavola mia madre reagì lacrimando, mio padre mi disse che non condivideva la scelta ma la accettava e che non mi avrebbe poù sostenuto economicamente. Sono orgoglioso e testardo e ancora di più ho capito il valore del denaro e del lavoro. Grazie a mamma sto diventando più paziente ma non sapendo se dopo questa ci sarà un'altra vita ciò e voglio fare è vivermi ogni minuti.
E ci riesci?
Mia madre crede che possa imparare a fidarmi attraverso l’istinto. Io ci aggiungo che devo affinare le tecniche di comprensione, anche fisiche, per imparare pure a difendermi.