A soli 14 anni è tra i più giovani pianisti e direttori d’orchestra del mondo e quest’anno intraprenderà il percorso di studi in Direzione d’Orchestra al triennio accademico della Scuola Civica Claudio Abbado di Milano. L'INTERVISTA
Ha cominciato a studiare pianoforte a 5 anni a Los Angeles e ora è tra i più giovani pianisti e direttori d’orchestra del mondo. Morgan Icardi col suo primo album Mozart across Bundaries ci accompagna in un viaggio nella varietà e ricca complessità della musica di Mozart.
Morgan partiamo dal tuo primo contatto col pianoforte.
Avevo circa 5 anni quando ho iniziato a studiarlo. Ora abito a Torino, all’epoca ero a Los Angeles, ma tornato in Italia mi sono avvicinato alla musica grazie ad Anna Maria Cigoli, prima ero passionato allo strumento.
Avere iniziato a studiare a Los Angeles che importanza ha avuto?
Abitavamo vicino a tanti esponenti della musica, tra cui The Mamas & The Papas, e c’era un bel clima. Nella mia famiglia si ascoltavano tanti generi ma soprattutto il rock.
Come si costruisce un disco in un doppio ruolo? Pianista e direttore d’orchestra.
L’unica cosa è essere all’altezza in entrambi i ruoli.
Quando c’è stata la folgorazione per Mozart?
E' arrivata in modo spontaneo, ora per me lui è il tutto. La musica è sempre stata una conseguenza del tutto e Mozart lo esprime da genio con grande intuito. Trasmette trasporto e intensità con distacco e saggezza ma come se le emozioni provenissero da una dimensione che va oltre l’umano.
In cosa consistono la sua complessità e la sua modernità?
Lui è senza tempo, non sarà mai scontato. Esprime il tutto, entri nella dimensione trascendentale e non scomparirai mai, sarai oltre il tempo. E' complicato per il suo ordine, è difficile essere complicato ma con una musica ordinata. I suoi manoscrtti non hanno cancellature, dubbi, Beethoven ne aveva un mucchio di cancellazioni. Era guidato dall’alto, da un'entità superiore.
Come hai scelto le composizioni per il tuo album?
Le ho scelte per il contrasto oltre a essere le più difficili anche dal punto di vista epsressivo; penso alla Sonata 8 che è tragica ed esprime dolore per morte di sua madre. La 18 è la sua ultima sonata ma pare giovanile per lo sguardo positivo sul mondo, è vivace e trionfante, scherzosa. Li ho scelti per il contrasto eppure instaurano un dialogo e lo finiscono.
Dici che con questo album vorresti parlare a tutti i tuoi coetanei: che messaggio vuoi veicolare?
Dico: ascoltate la musica classica che fa crescere, fa pensare e contemplare perché siamo qua. Perché sentiamo emozionalmente delle frequenze di suono combinate in modo matematico. Non abbiamo risposta ma la musica fa pensare e fa crescere.
Lo scorso 11 luglio il tuo lavoro ha debuttato live: prossimi appuntamenti?
Domenica prossima terrò un concerto a due pianoforti con Anna Maria Cigoli e poi suonerò ad agosto ad Alassio e Amatrice.
Sei tra i più giovani direttori d’orchestra al mondo, il più giovane ammesso alla scuola Civica Claudio Abbado: questi primati ogni tanto ti mettono ansia o sono solo motivi di orgoglio?
Mi trovo bene con quello che faccio, ho un grande dono: quando mi sveglio la mattina so di alzarmi e fare quello che amo. Mi sento fortunato. Poi c’è la passione. Se non la hai è impossibile fare il musicista. Esiste solo la musica, sono al suo servizio.
Mozart continuerà a essere centrale nel tuo lavoro o stai pensando a nuove sfide?
Sto già pensando di instaurare un rapporto con altri. Ragiono sulle sinfonie e le Sonate di Brahms, che ha una espressività incredibile. La sua terza sinfonia mi ossessiona e affascina. Racconta di ideali purissimi, trascendentali ed espressivi. Serve cultura, non bisogna essere distratti.
C’è una figura che per te rappresenta il mito?
Kiroll Petrenko è la crema della musica. Le sue rigorosità e diversità costringono a un balance. E lui lo azzecca perfettamente.
Pensi a comporre cose tue?
Per ora non ho mai composto; ci ho riflettuto ma ora penso solo a riproporre in modo fresco e rigoroso i grandi colossi della musica classica.