L'artista, che introduce il video con un testo originale, con Inferno Opera Rock vuole dimostrare in chiave moderna la parabola del Dante personaggio, grande scrittore, poeta, genio ma soprattutto uomo, con tutte le sue debolezze
“Quivi sospiri, pianti e alti guai risonavan per l’aere sanza stelle per ch’io al cominciar ne lagrimai”. Così Dante scrive nel canto dedicato agli ignavi (Inferno, III, 22-30, Divina Commedia). Il celebre scrittore e politico fiorentino amava particolarmente la musica, che accostava al lettore attraverso l’uso di metafore e di simboli. Opera ricca di suggestioni per la bellezza dei versi, la Divina Commedia è stata fonte di
ispirazione per generazioni di compositori. E proprio nell’Inferno, una miriade i suoni evocati dal poeta descrivono le tenebre e il rabbioso dolore delle anime dannate fornendo il terreno più fertile alla creazione musicale.
Da qui la mia intuizione di trasposizione della prima tappa della Divina Commedia in una veste del tutto inedita. Come il Sommo Poeta, mi avvalgo dei servigi di Caronte per traghettare il pubblico nella dura discesa agli Inferi di Dante Alighieri, ma al tempo stesso anche nell’inferno della nostra contemporaneità. Infatti, seppur con lo sguardo rivolto al 1200, dalla visione del videoclip e dall’ascolto dell’album “INFERNO”
emerge anche un racconto contemporaneo in cui attraverso i protagonisti di ogni brano si può riconoscere lo specchio dei nostri tempi. Un richiamo esplicito al presente è celato nella ghost track del mio concept album attraverso “Desolazione”: quel Padre Nostro che rappresenta un’antitesi della preghiera, un urlo aspro e disilluso, ma anche la speranza di poter risvegliare l’animo umano corrotto dal torpore dell’egoismo attraverso quel pugno in pancia che si riceve ascoltando il brano che riproduce la registrazione di una richiesta di aiuto da parte dei naufraghi di Zuara, in Libia, rimasto bloccato in mare per due giorni con problemi al motore, senza riuscire ad avere soccorsi.
Il mio professore universitario Umberto Eco mi consigliò di rileggere la Divina Commedia con gli occhi di una persona più matura, avevo 22 anni e immaginai subito una trasposizione dell’opera nel genere musicale rock. L’ho fatto attraversando le mie influenze musicali del rock sinfonico dei Queen, dei Pink Floyd dei Genesis, degli Spirits aggiungendo multietnie musicali contemporanee. Ad impreziosire il mio disco contribuisce il ricco affresco musicale di Ricky Portera, chitarrista di Lucio Dalla,
e Pier Mingotti, bassista de Il Volo e di Loredana Bertè, Stefano Perez Peretto, batterista di Francesco Guccini, Renato Droghetti, straordinario produttore artistico, Pietro Posani e Simona Rae che con le sue flautofonie mi ricorda tanto Demetrio Stratos.
La mia Opera Rock, che ha ottenuto il patrocinio della Fondazione Symbola per le qualità italiane, in undici brani racchiude i passi irrinunciabili della complessità del poema dantesco. Con Inferno Opera Rock voglio dimostrare in chiave moderna la parabola del Dante personaggio, grande scrittore, poeta, genio ma soprattutto uomo, con tutte le sue debolezze. Non a caso, il mio disco rilegge il poema come una grande galleria delle passioni umane, dalle diverse sfaccettature dell’amore, alla ricerca della libertà personale, consentendo a ognuno di noi di potersi rispecchiare in questo testo così lontano dall’oggi, ma così attuale nella nostra vita di tutti i giorni: reiteranti peccatori verso il mondo nel quale transitoriamente dimoriamo.
Il clip “Caronte” con la regia di Federica Lecce è stato realizzato anche grazie al contributo dell’attore Nino Campisi e dei suoi impareggiabili allievi del Teatro del Navile che era anche il Teatrino di Lucio Dalla.