Mille e il suo condominio dove I Pazzi sono la nuova normalità

Musica

Fabrizio Basso

mille

Questa artista è sempre in movimento e piena di passioni: a pochi mesi dal singolo Cucina Tipica Napoletana, esce con un nuovo brano, dal titolo che in una parola racchiude un mondo che nella copertina interamente ideata e disegnata da lei. Con i Moseek è stata protagonista a X Factor

Quasi commovente. Assolutamente commovente dopo il terzo ascolto. I Pazzi è una canzone nostalgica e potente, coniugata al plurale, che Mille, all'anagrafe Elisa Pucci, famosa per il popolo di X Factor come frontwoman dei Moseek, canta con tutto il corpo poiché rispecchia tutta la sua voglia di sperimentare musicalmente specialmente nella parte di canto lirico. Ci ha inserito la volontà di viaggiare con il tempo perché sa che cambierà mille volte nella vita e non ha paura di invecchiare. La produzione è di Alessandro Di Sciullo. Il brano è un crescendo di emozioni, di intensità e di trasporto: tra momenti di delicatezza, metafore suggestive e stralci di vita vissuta, nel suo incedere diventa un vero e proprio canto liberatorio ricco di energia. Un brano malinconico e allo stesso tempo pieno di gioia, che in pochi minuti riesce a trasportare l’ascoltatore nell’universo colorato e caleidoscopico di Mille.

Elisa I Pazzi nasce durante il lockdown: come è cambiato il tuo approccio alla musica?

Non è cambiato, è cambiato quello che contiene. La mia vita è cambiata a livello di rapporti umani. Il mio primo anno a Milano è stato complicato perché ci sono state persone che sono uscite dalla mia vita, il secondo anno è stato colmato da tante persone conosciute durate l lockdown, soprattutto i vicini di casa. Sono stata privata di qualcosa di grande ma ho trovato qualcosa di ancora più grande. I Pazzi è il frutto di questa cosa, le suggestioni vengono da conoscenze e chiacchiere tra balconi, si è creato un rapporto stupendo e inaspettato. A ogni privazione corrisponde qualcosa di nuovo che arriva.
La notte porta consiglio o porta incubi?
Entrambi ma se coltivo bene durante il giorno la riflessione e la riappacificazione con me stessa è possibile che arrivino consigli. Mi prendo più cura di me stessa da quando mi sono trasferita a Milano. Ho iniziato a scrivere in italiano, è partito il mio progetto e mi sono vista non come condanna ma come crescita. Ho sempre avuto notti turbolente e ricordando i sogni ho sempre vissuto anche di notte, dagli incubi mi svegliavo piangendo o sudata. Curandomi durante il giorno avviene meno e trovo più consigli.
Cosa è il mal d’amore, quello che non fa sciogliere il ghiaccio dal cuore?
Non dare la possibilità di lasciare e lasciarsi andare. Il ghiaccio è l’immagine di non prendermi cura di me che ho avuto per lungo tempo. Il ghiaccio cristallizza, rende immobili, non concede possibilità di evoluzione. Solo scaldando da dentro o da fuori i sentimenti si sciolgono, la frase nasce in pieno lockdown ed è legata ai miei occhi, ai loro sguardi dentro e fuori.
Le mattine che non ti vesti da sposa che abito indossi?
In qualsiasi altro modo che mi diverta. Anche nel lockdown ho mantenuto il rituale del prendermi cura di me, truccandomi e pettinandomi come se dovessi andare a un appuntamento. Ma sento di vestirmi sempre da spose perché vesto non solo il corpo ma il mio approccio alla vita. Mi piace sposarmi con qualche cosa ogni giorno.
Va riconosciuto che hai un look molto personale.
Mi sono sempre sentita non fuori moda ma fuori dalla moda; spesso mi hanno detto che sono una donna d’altri tempi e per me ora è così, vago con la testa e mi sento al di fuori di certi giochi. Adesso ho preso confidenza con questo concetto e ci sto bene. Il mio motore mi spinge è stare bene con gli occhi e col gusto: faccio quello che mi piace.
Cosa ti fa venire i brividi?
Le risate, le persone che mi fanno tanto ridere e vedere chi ride di fronte a una mia battuta. Quando suono l’ultima canzone che ho scritto. Quando ho suonato con la band dopo tantissimo tempo. Essere innamorata. Il mio miglior amico e il mio gatto Tonino. E me ne accorgo e lo vivo come qualcosa di prezioso e non come una debolezza.
Nella foto della cover sembra che controlli le rughe: temi il tempo e i suoi segni?
E' uno scatto fatto per errore. In quel momento mi lacrimava l’occhio, era il 27 settembre ma faceva freddo sul tetto del mio condominio. Alessio Mose ha immortalato quel momento: tra tutti gli scatti ho scelto quello dove raccoglievo la lacrima, ho pianto ma la raccolgo. Il tempo non lo vivo come qualcosa che grava su di me o che scorre in fretta e non riesco a prendere tutto, il tempo è un mezzo che ho a disposizione. Le rughe della canzone non devono essere un peso: l’età è un numero, come il telefono e il codice fiscale, è quello che sei e che determina le cose. L’età è esperienza, è vagoni che si aggiungono. Ho 36 anni è ho vissuto un sacco di cose: da piccola mi sentivo in modo diverso ma sto meglio adesso che ho stupore, che ho la meraviglia delle prime cose.
La monotonia a smesso di salire?
Ha smesso di essere negativa, anche lei ha il suo fascino come l’ozio, il riposarsi o l’essere stanchi. Non lo dico mai ma a volte il mio fisico deve dormire. Non ci vedo niente di male nella monotonia, è negativa quando è monotono il tuo modo di essere: è invidiabile non il contesto ma il modo in cui si vive.
Oggi se ti dico canzone d’amore e ti chiedo di inventare una parola quale mi dici?
Terzo piano. Io abito al secondo ma lì ogni tanto ci riunisce. O anche scala C!
Il video di Cucina Tipica Napoletana era una messa laica: questo come sarà?
Ambientato nel cortile del consominio. C'è un concerto fatto in cortile ma tutti distanziati. E’ un sogno che avevo fatto e lo ho esaudito girando il video. E’ una videografia, non è l’ultimo capitolo ma ci siamo quasi. Tutti sono girati a giugno e a settembre. Si tratta di un lungo racconto della mia vita, in luoghi a me cari, immagini della mia famiglia, elementi che hanno portato alla stesura della canzone. Credere in qualche cosa muove energia. Cucina Tipica Napoletana è un mantra, una preghiera a me stessa e alle donne. Le canzoni mi raccontano.
Cerchi sempre segnali nel cielo? Ogni nuvola sembra sempre un ritratto?
Li cerco sempre ma provo a slegarmi da questa cosa perché dipende tutto da me: fa parte di quelle cose che cerco di fare un po’ meno, la frase che dipende tutto da me è positiva perché se io sono solida anche i rapporti con gli altri lo sono e posso fronteggiare il positivo e il negativo che arriva. E’ un gioco cui non voglio legarmi.
Quanto migliorerebbe la qualità della vita se tutti facessimo l’amore come non ci fossero i vicini?
Un sacco. La sincerità sarebbe un bel mezzo per migliorare la qualità. Bisogna seguire istinti e passioni, fare l’amore rende tutti più sereni, calmi, distende le rughe. Ci sarebbero meno clacson e più gentilezza. Incontrarsi biblicamente distende i nervi, consiglio di farlo e di dirsi la verità.
Cosa resta dei Moseek e dell’X Factor fatto con loro?
E’ un progetto che ora non ha in programma uscite, mi concentro su questo anche se ci sono cose pronte che finalizzeremo appena possibile. Ho un ricordo stupendo di X Factor e fa parte di me e ha contribuito a formarmi artisticamente e a livello persona. E' stato un meraviglioso parco giochi che mi ha fatto vivere ogni serata come uno spettacolo, mi piace pensare al live che va oltre la canzone con l'outfit e le scenografie. Una grandissima esperienza che mi ha dato la possibilità di suonare tantissimo dopo insieme ai Moseek. E' un mezzo da cavalcare e non un obiettivo. Mi sono divertita tantissimo.
I tuoi appuntamenti delle prossime settimane?
L'agenda è instabile ma le idee ci sono, a partire dal concerto nel cortile che è la cartolina di quello che vorrei fare. Moltiplicato per tutti i colori di Milano. Ho un nuovo singolo già pronto. Ho lavorato tantissimo in studio. C’è l'esigenza di fare uscire cose perché il filo conduttore deve essere la mia voce. Questi due anni sono stati i più fertili, ho scoperto il vaso di pandora, ho lavorato in modo positivo in studio e sugli arrangiamenti. Il materiale per un Ep o un album c’è ma dare un nome a tutto quello che ho scritto è più legato a una questione discografica che artistica. E poi un disco, se non puoi suonarlo, è come avere un bellissimo abito e non potere uscire!

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