L'artista ritorna a una dimensione più umana del suo essere uomo d'arte, raccontando le sue radici, le storie che lo hanno accompagnato dalla sua infanzia sino a diventare la persona che è oggi. L'INTERVISTA
Si volta pagina. Con Canzoni Popolari avvia un progetto che non è solo artistico ma anche umano. Perché parte da Samuel Heron Costa e terminerà con Samuel Costa. Al centro del cambiamento l'artista mette un futuro musicale più autentico rispetto al passato e questo Ep è il primo ponte verso un argine dove si incontrano nuove storie di matrice più cantautorale.
Samuel come nasce l’idea di Canzoni Popolari?
Sono sei canzoni nate in maniere semplice e rimaste tali, chitarra e voce, suonate fuori dall’osteria con la Liguria che profuma di salsedine: questo è il senso di canzoni popolari. Ora vivo a Lucca ma ho realizzato il tutto a Milano durante la prima fase del lockdown (tutto sul coronavirus).
Come è partito il percorso?
Prima del lockdown stavo vivendo una fase eremitica, stavo ricercando le mie radici e il mio passato, il Samuel cresciuto in mezzo ai vicoli dalla Liguria. Il fatto che fossi a Milano chiuso in casa mi ha portato a ricercare con la mente il Samuel del passato.
Come sono nati Una Bugia e la collaborazione con Danien?
Ho provato a scrivere questo brano quattro volte, convivo con l’ansia da parecchi anni, è amica e nemica delle mie giornate. Non riuscivo a descriverla senza dare un alone di pesantezza, ho fatto vari tentativi poi le ho dedicato parole d’amore sperando che si levi di torno. Danien come me vive questa ansia in maniera a tratti patologica, ci siamo trovati non solo a scrivere il brano ma anche a condividere questa croce, nata da un’amicizia. E' una lettera d’amore nei confronti dell’ansia, sentimento che spesso tendiamo a sopprimere.
Perché?
Semplice: ci viene insegnato come sbagliato.
Cosa hai imparato da questa consapevolezza?
In primis a gestirla. Ci sono stati momenti ed episodi dove ha preso il sopravvento, con gli anni poi sono riuscito a gestirla. Il solo fatto di scrivere un pezzo è una cura, è terapeutico. Ci convivo e lei a volte sparisce ma so che poi torna. Anche se si litiga, come dico nel brano.
Con Ubriaco ci riporti a ricordi ormai lontani di serate al bar con amici, ti mancano questi momenti?
Si, tanto, il non avere orari e freni...l’alcol è amplificatore di sensazioni oltre a essere compagno di feste. Non esagero perà mi piace bere come si deve, per godermi quel piacere, sono un appassionato di whisky, ricerco le bottiglie che mi interessano e in casa ho tutto per farmi drink.
Quindi il senso di nostagia da dove scaturisce?
Mi manca la parte di condivisione, non tanto della festa ma la situazione in cui condividere pensieri abbinate alle serate semplici di chiacchiere e compagnia.
Quanto sono importanti per te e la tua musica la Liguria e le tue origini?
Sono scappato dalla Liguria dieci anni fa, sono scappato da La Spezia perché a livello personale mi trasmetteva meccanismi negativi e deleteri. Con gli anni ho maturato una consapevolezza diversa, ho fatto pace con il maree ora è arrivato il momento di celebrare questa amicizia ritrovata. La mia famiglia vive là e sto riassaporando le cose bello che ci sono. Ora ho esigenze più umane e Milano è diventata una città complicata le mie necessità.
Le tue sonorità sono cambiate parecchio: come pensi reagiranno i tuoi fan?
Ho fatto una scelta abbastanza drastica, ho voluto dare un colpo netto; questa è sempre stata la mia personalità solo che ora non ho problemi nel mostrarla. Sono parti nascoste di me che ci sono sempre state. La ricerca delle mie radici, la musica italiana leggera legata alle mie origini culturali e musicali: sono partito con il rap e il pop ora sto facendo un percorso a ritroso verso il jazz e una cultura più italiana.
I fan la stanno prendendo bene, si sono avvicinate persone che vivono una vita più matura, persone che spero di ritrovare anche ai live. La mia ciurma si sta formando bene.
Come mai hai deciso di inserire il tuo cognome oltre al nome d’arte?
E’ un passaggio, Heron sparirà e rimarrà Samuel Costa; avrei già voluto farlo ma ogni cosa ha i suoi tempi. La mia musica sarà sempre più vicina a quello che sono, Non c’è nulla che mi rappresenti meglio del mio nome e cognome.
Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro?
In questa fase è difficile programmare qualcosa di più strutturato, ci sarà continuità di espressione artistica, con libertà, senza legarsi a logiche di mercato.
Quando tornerai su un palco, troveremo un mix di tutte le tue sonorità o solo quelle di Canzoni Popolari?
Solo canzoni popolari, proporrò una teatralità semplice da osteria. Voce, chitarra e gente che canta, non occorre altro. Mi immagino sovente in una osteria, con il profumo di focaccia, un bicchiere di vino e i miei fan: vogliamo tutti un live più folcloristico!