Michele Bravi esorcizza le sue paure con "La geografia del buio"

Musica

Fabrizio Basso

A distanza di quattro anni da "Anime di carta", l’album certificato disco d’oro e contenente il singolo doppio platino "Il diario degli errori", l'artista torna con un progetto musicale profondamente diverso da tutta la produzione precedente. L'INTERVISTA

Un album con una grande forza evocativa. E’ un disco che nasce dalla solitudine, da una voce che, dopo tanto tempo silente, ora ha ripreso a cantare. Tutto ruota intorno alla voce e a un pianoforte particolare, non perfetto e con una sua storia: un pianoforte verticale difficile da suonare, portatore di una vita vissuta ai primi del Novecento. Si aggiungono tutte le voci registrate nel salotto di casa con in sottofondo i rumori della quotidianità. Michele Bravi emoziona con "La geografia del buio", un disco che si ascolta col ritmo di un romanzo.

Michele partiamo dalle origini del disco.
E' una grande riflessione sul dolore ed esiste da tanto tempo, era già pronto un anno fa.
Ma parte molto prima.
Due anni fa avevo appena ripreso a guardare fuori dal mio corpo e incontro un amico, Andrea Bajani, che mi dice che la musica non salva da niente però aiuta a disegnare un labirinto e questo disco è quel labirinto, è un concept album che non giudica il dolore ma attraversa quel buio e va attraversato come un sentiero.
Come si esorcizza il dolore?
Va mostrato in mezzo alla stanza e bisogna puntarci una luce sopra: a quel punto il mostro che ti aggrediva diventa un bambino che ti porti sulla schiena. Il dolore non va giudicato, una casa senza finestre e luci è comunque una casa e io ho imparato ad arredarla e l'arredo sono queste dieci canzoni. Parlo di dolore ma è un grande disco d’amore.
Quando le cose cambiano?
Nel momento in cui capisci che il dolore non ha più un senso, il dolore va condiviso. Insisto sull’importanza della terapia e di ascoltare il proprio corpo e lo racconto in Storia del mio Corpo: con la terapia EMDR ho dato una casa a quel dolore e ho dato un disegno a quel labirinto.
Cosa è successo durante la terapia?
Non decifravo il reale e avevo bisogno di aneddoti e tra questi  me ne è tornato in mente uno risalente alle lezioni di francese delle scuole medie: un critico attaccava Gustave Eiffel per l’animale di metallo che a suo dire rovinava il panorama di Parigi; un giorno Eiffel ha scoperto che dentro il mostro ci passava le sue giornate e dunque ne godeva. Il critico chiude il tema dicendo che deve starci perché è il solo modo per non vederlo e conviverci. E’ un grande modo per raccontare il dolore e uscirne. L'album è un lavoro di attrazione affinché ognuno possa riempirlo con la sua storia.
E' comunque anche un album d'amore.
Chi ama deve condividere quella forza propulsiva che è l’amore. Chi ha il coraggio si esponga chi non si sente pronto aspetti. Ricordo il mio primo bacio e una voce insistente che mi diceva che stavo facendo la cosa sbagliata. Deve restare il gusto del primo bacio e non una voce che confonde.
E’ previsto un tour?
Doveva già uscire un anno fa ed era previsto un percorso dal vivo considerato che la prima canzone nasce due anni fa sul palco di un teatro. Il mondo è cambiato ma resta la volontà di cantare e suonare dal vivo.

Un brano si intitola Tutte le poesie sono d’amore.
Nasce da una raccolta di poesie di Andrea Bajani che si intitola Promemoria e riflette su quanto tutte le cose che si dicono parlano sempre d’amore. Anche un messaggio d’odio è amore perché il contrario dell’amore è l’indifferenza. Ci tenevo che fosse un disco d’amore quando abbiamo iniziato a scriverci a casa e questa canzone è un manifesto.
Quanto è stata terapeutica la scrittura per affrontare il buio e ritrovare la luce?
Sento spesso dire che la musica mi ha salvato ma è una informazione pericolosa da passare. Il dolore straccia la tua vita e va affrontato col cinismo con cui si affronta una malattia. E’ stata la terapia a salvarmi, il percorso medico: il dolore non si cura da solo, va sistemato e curato in uno studio medico, poi arriva la musica che serve a decifrarlo ma non a guarirlo.
Hai avuto supporto dai colleghi?
Federica Abbate mi ha protetto molto. Poi Chiara Galiazzo. Sono le due che più mi hanno protetto. Ho scoperto poi l’umanità di persone insospettabili che con gesti sottili di umanità mi hanno dato una forza propulsiva enorme. Penso a Fiorello e a Maria De Filippi che ha discusso molto con me. Poi Fedez e Chiara Ferragni: lui mi invita a raggiungerlo a Los Angeles e mi porta in uno studio di registrazione dove musicalmente non è nato nulla ma è nata una grande umanità. Queste sono persone cui sarò infinitamente grato.
Come collochi l'album nella situazione attuale?
In questo momento c’è un problema enorme e il momento di incertezza avrà ripercussioni future. Questo disco non sarà un faro ma uno spiraglio per affrontare la situazione. Nel libro Il Sussurro del Mondo l'autore Richard Powers dice che per scoprire i segreti della natura basta usare più umanità.
C'è un momento in cui il buio si è diradato?
Sarebbe bello identificare un giorno o una persona. Ma il buio non ha una sceneggiatura, non c’è un momento esatto dunque io parlo di come ci si convive e non di come ci si esce e cito un altro libro, Diario di un dolore di Lewis. Nel mio romanzo c'è chi mi è stato al fianco, mi ha suggerito, mi ha stretto la mano e mi ha aspettato ma il percorso lo ho fatto io. Il dolore va affrontato da soli, sperando di avere qualcuno a fianco.
Rispetto a un anno fa, quando doveva uscire, cosa è cambiato?
Forse la percezione è cambiata o forse no ma resta il fatto che il buio è in tutti noi e bisogna passarci in mezzo.
Mantieni il bacio cosa racconta?
Quando una persone ha uno strappo ha il dovere di curare il dolore perché quello che non curiamo vive al posto nostro e sceglie per noi. Quando ho capito che non ero più io ho appreso che i dolori vanno affrontati per se stessi e per gli altri.
Hai avuto delusioni da alcune persone?
Ce ne sono state da parte di chi non sa decifrare il dolore, che non capiscono perché ti muovi in un certo modo. Non hanno capito che davanti a loro c’era un dolore e non Michele.
E’ un disco che disorienta? Ha un suo luogo?
Il divano grigio di casa mia è il luogo dove tutto è nato e dove ho guardato in faccia le persone, gli amici. La canzone più profonda e che più scuote è Storia del mio Corpo. Non c’è disorientamento perché allora significherebbe che dentro c’è un buio che non va sistemato per rispetto di sé, delle schegge impazzite da evitare, per la luminosità del percorso.
La cover è colma di "citazioni".
Ha una simbologia forte, tutti gli oggetti sono stati recuperati in un capannone di oggetti abbandonati da case cui non servivano più dunque ognun ha una storia che nessuno è più interessato ad ascoltare.

michele bravi

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