Federica Michisanti col Jazz fa un Jeux de Couleurs

Musica

Fabrizio Basso

federica-michisanti

Contrabbassista e compositrice dalla spiccata personalità, è tra i musicisti che si sono maggiormente distinti in questi ultimi anni nella scena jazz italiana. Nel suo nuovo lavoro è affiancata per la seconda volta dall'Horn Trio. L'INTERVISTA 

Dopo l'ipnotico Silent Rides, l'attesa era alta. E bisogna riconoscere che Federica Michisanti è andata oltre, la sua altalena musicale dal titolo Jeux de Couleurs è un dondolio rassicurante per l'anima: è il suo quarto lavoro, il secondo con Horn Trio. Prodotto da Parco della Musica Records, l'artsita romana è affiancata Francesco Bigoni al sax tenore e clarinetto e Francesco Lento alla tromba e flicorno. Ogni traccia richiama un colore diverso e ognuna rimanda all’idea dell’interdisciplinarità delle arti e della sinestesia tra musica e colori, in assonanza con l’aspetto timbrico caratteristico del trio.

Federica come ti sei avvicinata ai colori?
E’ la mia prima passione mi sarebbe piaciuto come lavoro dipingere ma la vita mi ha portata verso la musica. Negli ultimi due, tre anni ho creato disegni astratti usando accostamenti di colori, questo abbinato a letture mi ha fatto accostare le due passioni. Musica e arti visive sono molto complementari. Due campi che mi interessano, mi affascinano.
Durante il lockdown (tutto sul coronavirus) hai avuto la possibilità di modificare qualcosa?
Il disco era già pronto a fine marzo, l'unica cosa è che il progetto ma non era ancora arrivato alle stamperie. Con la produzione abbiamo posticipato l'uscita anche se poteva uscire anche su piattaforma digitale.
Le tue sensazioni?
Mi sento maturata sia a livello di scrittura che di approccio musicale col contrabbasso. Negli anni ho approfondito alcune tematiche musicali, più vai avanti e più approfondisci.
Perché hai scelto il contrabbasso?
Prima suonavo il basso elettrico. Come ti ho detto ero più orientata verso il disegno, desideravo fare studi artistici. Intanto suonavo un po’ la chitarra. All'Università ho conosciuto dei ragazzi che facevano rock progressive e sono diventata la loro bassista perché il chitarrista già c’era. Cos' ho iniziato a studiare musica e ho scoperto il jazz: più passava il tempo più lo ho apprezzavo. Il contrabbasso aveva un timbro più vicino a quello che stavo ascoltando.
Chi sono i miti del contrabbasso?
Scott LaFaro col trio di Bill Evans era un marziano. Poi Charlie Mingus e Paul Chambers una colonna del bebop. Quindi Ron Carter e Dave Holland capace di suonare qualunque genere dal free jazz al classico fino al contemporaneo.
Hai scelto ancora l'Horn Trio come compagni di viaggio.
Sentivo di volere scavare in questa direzione e approfondire le possibilità che poteva darmi. Rispetto a Silent Rides qui la musica è più articolata, diciamo che ora potrei prendere altre direzioni.
Ti manca la dimensione live?
E' frustrante non poter fare concerti. Molti posti non hanno riaperto, in altri la grandezza del posto non consente il distanziamento. Almeno i Festival cercano di recuperare.
Ti sei assuefatta ai premi?
Mai! Sono una cosa bellissima perché li vivo come tappe di un percorso, sono un grande stimolo perché la vita del musicista richiede sacrifici. Noi lavoriamo tante ore anche per passione, la pratica quotidiana è solitudine e lavoro non retribuito. Sono premi per tutta la fatica che seminiamo nelle nostre giornate.
Dove nasce il Jazz?
Dalla commistione della musica africana con la musica colta europea quando sono entrate in contatto nel Nuovo continente. Miles Davis racconta che era sempre alla ricerca di spartiti di grandi compositori europei per capire come si muovono stilisticamente.
Come spiegheresti a un adolscente cosa è il Jazz?
E’ un grandissimo contenitore che racchiude tanti elementi diversi della musica. Da una parte lascia libertà e dall’altra chiede preparazione perché servono studio e approfondimento. E' un campo affascinante che ti permette di sperimentare tanto, dunque è un mix di preparazione e libertà.
Torniamo ai concerti: come la pensi?
Sono favorevole che la musica continui dove è possibile anche per un numero limitato di persone. All’aperto c’è meno rischio ma occorre comunque rispettare le regole, tracciamento compreso. Al chiuso è più complicato. Se ci si ferma di nuovo tanti soccomberanno.
Quando esci dal tuo mondo che ascolti?
Rubber Soul dei Beatles è stato l'ultimo riascolto. Poi i Led Zeppelin periodicamente. Riarrangiare cose loro e emozionante. Ci aggiungo Debussy, Ravel, Franco Battiato, Lucio Battisti e Lucio Dalla.

Spettacolo: Per te