Raige ci porta a Cartagine, uno stato d'animo

Musica

Fabrizio Basso

Dopo una lunga pausa, che in realtà pausa non è, perché in questo periodo il cantautore torinese si è ritagliato di diritto una spazio tra gli autori più influenti della musica italiana, eccolo con il nuovo singolo

Le canzoni non vanno spiegate, le canzoni sono uno stato d'animo. Quando ci entri la vivi per quello che sei e ti trasmette. Su queste basi poggia la Cartagine di Raige. Abbiamo condiviso alcuni pensieri, ognuno dalla sua Cartagine.

Come nasce Cartagine?
Nasce da una urgenza artistica, da una storia complicata. Io mi sentivo come la città, lei era grande e piena di sé come il mare ma io non sono mai stato il sale e non volevo fossilizzarmi.
Storicamente è la storia di un declino…per te cosa rappresenta?
Credo sia un falso storico il racconto che hanno ricoperto di sale Cartagine ma ce l’hanno insegnata a scuola. Non voglio entrare in un merito storico. Per me è uno stato d'animo, è soggettività.
Davvero sperare non costa niente? Soprattutto in un’epoca come l’attuale.
Sperare e sognare sono concetti che rimbombano nella testa, sono le sole cose gratis. Vanno dette sottovoce e solo a chi ami.
Il covid ci ha portato a guardare le stelle: continuerà?
Le persone non cambiano mai e se lo fanno non in meglio. Sono molto cinico. Dire che è stato il periodo più florido per scrivere lo considero opportunismo.
Secondo te le stelle sono abitate?
Ho letto con avidità e con assoluta curiosità tantissime teorie. Sono assolutamente convinto, citando Einstein, che se ci fossimo solo noi nell'universo sarebbe uno spreco di spazio. Spero di vedere con i miei occhi chi arriva da altri paesi anche se temo che arriveranno non con intenzioni amichevoli.
Sia in Occhi Inverno che in Cartagine parli di amori al crepuscolo e ritorna spesso il mare come salvagente eppure lei è il sale ma tu non il mare: cosa ti affascina di un elemento così liquido?
La capacità di adattarsi ai contenitori. E poi l'ignoto: il mare evoca questo nell’uomo. Da sempre.
L’amore non sarà mai abbastanza?
Sì, mai-
Un giorno vivi e uno scrivi…cosa determina la scelta?
Se mi alzo e provo a scrivere e non pesco nulla di nuovo faccio altro. Le canzoni sedimentano nel lago dentro di me, a volte non pesco nulla, un giorno magari all'amo resterà Moby Dick. LSe scrivo per altri ci metto anche un po’ di mestiere. Ma resta il fatto che quelle ispirate non le puoi governare e dunque posso dire con orgoglio di avere dato grandi pezzi.
Che succederà nei prossimi mesi della tua vita professionale?
Lavoro molto in termini di scrittura, sto aspettando la promozione di Cartagine. Mi sto impegnando nel capire quando tornerò sul palco. L’idea più intima non mi dispiace, un unplugged voce e chitarra dove posso pure raccontare anedotti.

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