17 è, il Nuovo album di Emis Killa e Jake La Furia: l’intervista di Sky TG24

Musica

Fabrizio Basso

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I due rapper pubblicano a grande sorpresa il loro primo album insieme che è stato anticipato dal singolo Malandrino. Ecco il loro racconto

Con oltre quindici anni di carriera alle spalle che hanno segnato la storia dell’hip hop italiano, con 17 Emis Killa e Jake La Furia, legati da uno stretto e sincero rapporto di amicizia, si uniscono per la prima volta in un progetto discografico volto a celebrare la scuola che ha reso il rap il genere più ascoltato e di successo in Italia oggi, fondendo le tecniche, lo stile e il flow di entrambi.Infatti siamo tornati alle radici. Ne ho parlato con Jake La Furia ed Emis Killa.


JAKE LA FURIA

Chi è fuoco e chi è benzina?
Siamo entrambi entrambe le cose, siamo tutti e due esagitati, non c’è stato uno che ha trainato l’altro, siamo ognuno il 50 per cento del progetto.
Partite con una frecciatina al mondo trap.
La verità è che in Italia oggi non si fanno tanti dischi rap, si cerca di semplificare le cose. La trap non ha niente che non va, al limite critichiamo la deriva della trap che si fa per essere famosi. Ma Sfera Ebbasta, Capo Plaza e Lazza, per citare qualche nome, la fanno di livello.
Avete scelto come singolo apripista Malandrino: perché?
Era uno dei pezzi col ritornello più forte rappresenta il nostro lato più sfacciato, parla di una vita agli eccessi.
Esiste ancora questa vita?
Eccome. Non è più la nostra, siamo entrambi genitori. Oggi siamo borghesi affermati.
Il rap nasce ancora in strada?
Esistono ancora di più i rapper di strada, c'è stato il cambio generazionale con i Club Dogo, con Fabri Fibra. Assolutamente c’è la fame ed è un bene.
René & Francis parla di Vallanzasca e Turatello, due boss della mala.
La cultura del crimine è una passione che abbiamo in comune. Mi piace leggere libri che raccontano della vecchia mala milanese, è stato naturale dunque sfidarci, fare uno storytelling, un genere oggi poco praticato. Raccontiamo due simboli della mala stando attenti a non dare giudizi.
Una brano si intitola 666, c'è il titolo 17: giocate con una certa simbologia maledetta?
C’è anche la cover catastrofica, molti ci hanno cercato una simbologia esoterica ma ti assicuro che non c'è. Il solo simbolo è il numero 17 che ci siamo tatuati in faccia..
In Cowboy parlate delle difficoltà della vostra infanzia. Chi sono i cowboy?
Per me sono i cattivi. E nelle riserve ci mettono per mantenerci ignoranti. Ma aggiungo che le riserve possono diventare luogo di bei fermenti creativi.
17 diventerà un tour?
Ci stiamo ragionando e stiamo prendendo delle date che speriamo di comunicare presto ma tutto è sul filo del rasoio.
Una volta hai detto che Emis Killa è il tuo erede: lo pensi sempre?
E’ una grande lavoratore, un ragazzo a posto e dunque è promosso a pieni voti,


EMIS KILLA

Cosa vuol dire vivere la musica?

Nel mio caso è andare in tour, cerco di vivermela nella fase primordiale. In questo periodo posso dire che per fortuna ho lo studio a casa quindi non sto fermo.
Tra voi due chi è fuoco e chi benzina?
Nel disco lui il fuoco e io la benzina…mi ha convinto lui ha riappassionarmi. Altrimenti siamo circa al 50 per cento.
Che sensazione provi a vedere le schiere dei fan che cambiano artista ma tu ci sei sempre?
La longevità è legata al carisma. Suscita l’interesse. Si comincia con la novità e poi talvolta sfuma: se si sparisce  significa niente carisma. Se hai il carisma resti.
C’è il momento in cui il personaggio ha avuto il sopravvento sulle rime? Si può parlare di decadenza del rap?
Mi preoccupa di più la gente, non chi lo fa. Lo scontento è nella gente, lo vedi in classifica. Non vedo sempre meritocrazia.
Con la ballata Lontano da me…voi avete dimostrato che si può avere una famiglia nonostante una vita sempre in giro.
Assolutamente. In questo senso Jake lo dimostra più di me, io ho una figlia ma sono separato, lui ha la famiglia del mulino bianco con moglie e due figli. E’ un papà perfetto. Io sono un bravo padre ma non ci sto 24 ore con mia figlia dunque, come di Jake sono avvantaggiato.
Come brano tuo hai scelto La Mia Prigione: perché?
Lo avevo scrritto per me e non sapevo dove sarebbe finito. In corsa è arrivato il progetto con Jake e lo ho trovato perfetto. Ci siamo detti facciamo che ognuno se ne fa uno per sé dopo che abbiamo fatto un album insieme.
Il tatuaggio 17 che vi siete fatti entrambi sul volto?
E’ per i nostri figli. Sono tutti nati il 17 ed è un numero ricorrente nella mia vita. Pensa che Francis Turatello, di cui parliamo in un pezzo, è nato il giorno in cui nata mia figlia.
A proposito come è nata la passione per vecchia mala? Perché Vallanzasca e Turatello e non Lutring o altri?
Passione. Mi piacciono i mondi paralleli che non sono a portata di mano. Mi è nata da bambino, mi parlavano di Vallanzasca il bandito di Milano che piaceva alle donne. Abbiamo scelto loro perché hanno vissuto nella stessa epoca e hanno rappresentato una città.
Chi sono i cowboy? I buoni o i cattivi?
Sono i cattivi. I buoni sono gli indiani.
Porterete 17 in tour?
Il tour insieme è una previsione, dipende quando si potrà. Tutto è legato al ritorno a suonare. Fin quando le cose non si sbloccano è dura fare previsioni. Io sto facendo un po’ di featuring per gli amici che me li hanno chiesti e mi porto avanti col lavoro per il prossimo disco.

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